Capitolo 13

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il cellulare continuava a lampeggiarmi sul bancone, sott'occhio riuscivo a vedere l'arrivo di un messaggio ma ero troppo impegnata con i clienti per fermarmi a leggerlo, anche se la curiosità era decisamente troppa.

Quando finalmente riuscii a liberarmi di tutti i clienti che erano dal mio Leto del bancone, riuscii ad afferrarlo e ad intravedere un messaggio di Bill; lo afferrai e mi precipitai in bagno per leggerlo con tutta calma.

- non avrai mica buttato via il vestito che ti ho regalato? Dovresti proprio indossarlo stasera e venire a cena con me - 

sorrisi. Era autoritario, ma allo stesso tempo gentile.

- non posso, lavoro -

il messaggio di risposta arrivò immediatamente, come se stesse aspettando proprio che io lo rispondessi.

- non mentirmi, mia cara Veronica. Dimentichi che io so tutto -

- a quanto pare no. Ho chiesto di fare un turno extra stasera - 

- non dovresti lavorare così tanto -

- in effetti, quello che dovrebbe lavorare di più dovresti essere tu ;) -

Bloccai il cellulare e tornai al mio posto, dietro il bancone. Studenti continuarono ad arrivare ad ondate regolare fino a tarda notte, un delirio, in pratica. A fine serata avevo le mani a pezzi e i piedi intorpiditi.

Veder andare via anche l'ultimo cliente fu un vero sollievo, non vedevo l'ora di tornare a casa e  buttarmi a capofitto sul mio letto.

Il tintinnio della porta che si apriva mi fece sobbalzare, immediatamente i miei occhi saettarono verso la porta. Eh, no. Non avrei sopportato un solo altro cliente, proprio no.

Ma era Bill e di certo non potevo cacciare via il mio capo.

Si guardò a torno prima di posare il suo sguardo su di me. 

''Finalmente ti accorgi che sono qui'', disse. 

lo guardai con aria perplessa, cosa significava?

''Sono passato più di un'ora fa, ma eri talmente assorta nel tuo lavoro da non accorgerti di me, così sono andato a mangiare qualcosa, ma ti ho portato la cena'', disse sollevando un sacchetto.

Fino a quel momento non mi ero nemmeno resa conto di quanta fame avessi.

''beh, grazie. Finisco di riordinare e andiamo'', replicai.

Ma Bill si voltò verso Lucas porgendogli un paio di banconote da 100 dollari. ''Puoi occupartene tu, per favore?''

Forse per lui, 200 dollari, non erano niente. Ma per quelli come me e Lucas, erano tre giorni di lavoro, mance incluse.

''Certo, capo''

Il suo sguardo compiaciuto, però, quando incontrò il mio, si spense di fronte alla mia espressione dura. 

Quello, era il tipico comportamento di chi pensa di porter comprare tutto coi soldi ed io odiavo queste cose, odiavo quel tipo di persona. E questo è solo uno dei tanti motivi per cui tenermi lontana da Bill era la cosa migliore che potessi fare.

Sbuffai e mi sfilai il grembiule, mettendolo appeso dietro di me, al suo posto. Salutai Lucas e uscii dal locale seguita da Bill.

probabilmente si era accorto del mio cambio di umore, perché non proferì parola finché non entrammo in auto e uscì dal parcheggio.

''Ok, che succede? Mi sembravi felice di vedermi, quando sono arrivato''

''Già, finché non hai fatto quella cosa'', gesticolai distrattamente prima di afferrare il panino dall'interno del sacchetto.

Era stato al McDonald. 

''Cosa? Portarti da mangiare? Mi sembra, anzi, di aver fatto una cosa buona''

''No, non questo. E, a proposito, grazie''

''E allora cosa?''

''Veramente non te ne accorgi? Gli hai offerto dei soldi, come se volessi comprarlo! E avevi l'aria soddisfatta di chi ci è riuscito''

''Comprarlo? Era solo un modo di ringraziarlo per il favore che mi stava facendo''

Sbuffai, davvero non capiva? ''Non mi piacciono, le persone così, quelle che pensano di poter comprare tutto coi soldi''

''Ed io sarei una di quelle persone?''. La mano di Bill stringeva sempre con più forza il volante, improvvisamente la sua espressione era diventata dura.

''È  proprio quello che sembrava''

''Sai invece cosa non piace a me? Quelle che sputano sentenze senza conoscere a fondo una persona, solo per un'impressione''

Senza rendermene conto, eravamo arrivati sotto casa mia. Lo guardai sbalordita, mi stava dando della sputa sentenze. 

''ma cosa...''

''No, lasciare, non importa. Ero venuto a chiederti di spostare la nostra cena a domani, ma mi sa che con quelli come me, non vuoi averci a che fare'', disse, con lo sguardo fisso di fronte a sé, senza voltarsi verso di me nemmeno per un secondo.

Ma non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da nessuno.

Apri la porta della macchina e, dopo essere uscita, con un movimento fermo, sbattei la portiera con forza per richiuderla.

Bill Efron si sbagliava di grosso se si aspettava che mi sarei fatta intimorire da lui. Probabilmente avevo sbagliato a criticarlo così in fretta, ma non mi sarei mai sottomessa ad un uomo, mai.

Rientrai dentro casa senza voltarmi indietro nemmeno una volta ma nemmeno ne ebbi la tentazione, l'auto di Bill era schizzata via dal parcheggio appena la mia portiera si era richiusa.

Lo scapoloWhere stories live. Discover now