Capitolo 12

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Il lungo abito blu era disteso sul letto, ancora con l'etichetta attaccata. La stoffa era morbida al tatto e i ricami in pizzo sulla parte superiore lo rendevano semplicemente meraviglioso.

Doveva essergli costato un piccolo patrimonio; probabilmente con quei soldi io ci avrei coperto l'affitto dell'intero mese. Ma io non ero Bill Efron, i soldi per gli abiti erano un qualcosa di secondario; prima le spese fondamentali, poi tutto il resto.

Mi dispiaceva però che se ne sarebbe rimasto lì per tutta la serata, un vero spreco, ma non mi sarei mai adattata alla volontà di un uomo. Mai e poi mai mi sarei fatta comandare da un uomo, anche se si trattava dello scapolo più ambito di New York.

''Io proprio non ti capisco. Quell'abito è meraviglioso'', Emily continuava a spostare lo guardo da me al vestito, poi ancora su me, sui miei jeans stretti e le mie converse nere.

''Devo proprio andare adesso'', ridacchiai prima di uscire e chiudermi la porta alle spalle.

Mi diressi a lunghi passi verso il portone, accelerando mentre passavo davanti ad un elegante auto nera, ignorando l'autista che continuava a chiamarmi.

Un auto privata, davvero? Come se non sapessi raggiungere un ristorante da sola.

Non ho un auto, d'accordo, ma New York ha una delle migliori metropolitane del mondo, posso raggiungere l'altro capo della città in pochissimo tempo. Io non ho bisogno di un uomo, né tanto meno dei suoi soldi.


L'espressione di Bill non era esattamente quella che mi sarei aspettata. Ero pronta a tutto, tranne al suo sorriso a trentadue denti che mi fissava speranzoso man mano che mi avvicinavo.

Indossava uno dei suoi perfetti completi eleganti; ma non si scocciava mai di starsene sempre tutto ingessato nelle sue camicie? Alle sue spalle un lussuoso ristorante stava iniziando a farmi sentire fuori posto. Ma no, non avrei mandato all'aria i miei piani solo per quello che quei ricconi avrebbero potuto pensare.

Bill non era l'uomo giusto per me ed io non ero per niente adatta a lui e al suo mondo e questo glielo avrebbe dimostrato.

''Quando l'autista mi ha detto che sei praticamente scappata via, ho pensato che non saresti più venuta''

E quel maledetto sorriso continuava ad allargarsi.

''Già, non avevo intenzione di venire''

''Beh, facciamo in modo che tu non te ne penta''

Aveva allungato il braccio verso di me, porgendomelo. Come in quelle scene in cui il principe prende sotto braccio la principessa per condurla nel suo castello; e un improvviso attacco di risata mi aveva scossa al pensiero di me, negli abiti di una principessa.

''Io non ci vengo lì''

''Cosa?'', Bill aveva replicato. Probabilmente la scena gli era sembrata un po' assurda. Era assolutamente perfetto nel suo completo, fuori da uno dei migliori ristoranti di New York, accanto ad una ragazza i cui abiti, nel complesso, probabilmente costavano meno delle sue mutande; probabilmente una situazione del tutto nuova per lui.

''Non ho intenzione di venire a mangiare lì'', replicai indicando il ristorante.

Andiamo, non saprei manco cosa ordinare in un posto così.

''Perché? ti assicuro che il cibo è ottimo''

''Certo, non ne ho dubbi, per quanto costerà... ma non mi sentirei a mio agio''

''Ti assicuro che sei bellissima anche coi jeans''

Fossi stata una ragazza qualunque, a quelle parole, probabilmente mi sarei sciolta un po'. Ma io sono io e alle belle parole credo poco, quando la realtà è così evidente.

Lo scapoloWhere stories live. Discover now