Capitolo 4

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                                              Veronica

Avevo ragione.

sapevo sin dall'inizio di non potermi fidare di lui.

come avrebbe potuto uno ai suoi livelli, uno che ha praticamente tutto e che può avere qualsiasi ragazza ai suoi piedi, interessarsi a me?

non mi sarei dovuta lasciar coinvolgere e non mi sarei dovuta illudere che, forse, da parte sua, c'era un qualche interesse. ancora una volta mi sono sbagliata. eppure mi ero giurata di non lasciarmi coinvolgere ancora da quelli come lui.

sono arrabbiata.

ma con me, solo con me.

''Vero, sei pronta? Andiamo?'', chiede Emily.

afferro con un po' troppa foga la borsa ai miei piedi e faccio un cenno di consenso nella sua direzione. l'ultima cosa che voglio fare ora è andare a lezione. 

''Ehi, nervosetta oggi. Ancora non si è fatto sentire?''

Scuoto la testa. Ormai, mi conosce così bene. ''No, e non mi importa''

La sento ridacchiare, ma evita di rispondermi. Sa benissimo che non è il caso di farlo.

Raggiungiamo il campus a piedi, il nostro appartamento è a pochi passi, e, solitamente, incontriamo molti ragazzi diretti alla nostra stessa destinazione. E' una zona per lo più abitata da studenti, ma non manca qualche famiglia tranquilla, rassegnata, ormai, ad ascoltare gli schiamazzi notturni di qualche studente che ha voluto organizzare qualche festa, anche se non è il fine settimana.

Ho incontrato Emily il primo anno di università, eravamo state assegnate alla stessa stanza; entrambe eravamo venute qui da sole, senza conoscere nessuno, e forse è proprio per quello che abbiamo legato subito. Da allora non ci siamo più separato, tant'è che, di comune accordo, abbiamo deciso di lasciare i dormitori e finalmente avere un posto tutto nostro.

''Vado a lezione, ci vediamo dopo!'', replica.

Frequentiamo corsi completamente diversi, ma sono sempre felice quelle rare volte in cui i nostri orari coincidono; tra il lavoro e lo studio, non passiamo insieme tutto il tempo che vorrei, tranne stamattina.

Oggi me ne sarei stata volentieri da sola, ad imprecare tra me e me.

Come può farmi incazzare così se nemmeno lo conosco? E quel pensiero non fa altro che continuare ad aumentare il mio nervosismo.

Mi trascino tra una lezione e l'altra cercando di concentrarmi sulle parole dei professori, ma, a volte, sembra un'impresa assurda.

Così, dopo 5 ore di lezione, mi sento solamente la testa scoppiare e, stasera sono di n uovo di turno al bar.

''Ehi, Vero, dove scappi?''

Riconosco quella voce. È  Alex, un mio compagno di corso e membro della squadra di football. Assolutamente un bel ragazzo, simpatico e con un fisico mozzafiato. Metà del corpo femminile morirebbe per un appuntamento con lui.

Io di certo non appartengo a quella metà, ma il fatto che mi rivolga la parola e che conosca il mio nome, mi lusinga.

''Emh, ciao'', replico, colta di sorpresa.

''Allora, come vanno le cose?''

Continua a camminare al mio fianco, come se sapesse esattamente dove stessi andando e, per puro caso, fosse la sua stessa direzione.

''Perché non passi direttamente alla ragione per cui mi stai rivolgendo la parola?''

''Sei una che va direttamente al punto tu, eh?'', replica.

Lo scapoloWhere stories live. Discover now