Capitolo 6 - Occhi

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Era già mattina inoltrata quando lei si svegliò. Nel vano non c'era nessuno, nemmeno Rhunre a tenerle compagnia. Sentiva rumori e passi sulla sua testa, segno che la nave si era già rimessa in viaggio.

Si alzò, lentamente aprì la porta che la separava dal resto dell'equipaggio. Sut era in piedi, le braccia incrociate e lo sguardo verso la botola che conduceva in superficie. Appena udì la soglia spalancarsi, si voltò velocemente, richiudendola con forza.

– Non provare a mettere un piede fuori! – urlò lui dall'altro lato. La ragazza aveva uno sguardo confuso sul viso.

– Devo solo parlarti. – rispose lei urlando.

– Non mi farò ammaliare nuovamente dalle tue parole: non uscirai questa volta!

– Allora entra. Il tuo padrone ti ha forse vietato di varcare questa porta? – continuò, staccandosi lievemente – Ho bisogno di capire... –

– Fai in fretta. – continuò entrando nel vano.

Per qualche strana ragione, non riusciva a controllarsi quando quella ragazza gli parlava. Ma per evitare ogni reazione, si appoggiò alla porta, coprendola con la sua enorme mole: non sarebbe riuscita a spostarlo.

O almeno lo credeva. Dopo quello che aveva visto la notte passata, aveva ancora più dubbi di prima su di lei.

– Ieri stavamo parlando... – asserì lei improvvisamente. Lui la guardò, non capendo cosa volesse dirli. – È accaduto davvero? –

– Eravamo fuori, sul ponte. – ribatté.

– È già qualcosa. – continuò, mentre prendeva a camminare per il vano – Ricordo a momenti. Non riesco a riconoscere dove finiscano i sogni e dove, invece, sia realtà. –

– Era piuttosto vero anche il pugno che hai sferrato al nuovo rematore.

– Cosa ho fatto? – disse voltandosi improvvisamente, con gli occhi sgranati per la sorpresa.

– Gli hai spaccato il naso. Ho dovuto mentire a Berikba'al, dicendogli di essere stato io. E, fortunatamente, ha creduto alle mie parole. – continuò lui – Inoltre, per averti sfiorata, verrà venduto al prossimo empòrion in cui sbarcheremo. O forse ucciso... Questo dipenderà da come si troverà in quel momento. Per adesso, gli serve ancora vivo. – vide la ragazza sedersi a terra, prendersi il volto tra le mani.

– E se ti dicessi – iniziò a parlare, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso l'uomo – che non ho memoria di questo, mi crederesti? –

– Nulla? – aggrottò la fronte, incredulo.

– Ricordo che stavamo parlando, ricordo quell'uomo che si avvicinava, ma non di averlo colpito. E nemmeno di essere ritornata qui... Mi sono addormentata? Mi hai riportato tu?

– Non capisco se tu stia dicendo sul serio queste cose oppure no. – parlò il Nubiano sospettoso.

– Per quale motivo dovrei mentire?

– Non lo so... Ma ogni volta che mi avvicino a te, avverto una strana sensazione. Ed ogni volta che parli, ho come l'impressione di soccombere... C'è qualcosa di diverso, rispetto a tutte le altre persone da me incontrate. – mutò repentinamente espressione del viso – Cosa ci stai facendo? –

– Io? – rispose mettendosi in piedi all'improvviso – Assolutamente nulla! –

– Stai provando ad incantarci? A sottometterci al tuo volere, non è così? – Sut aveva alzato il tono della voce, ma intimamente era terrorizzato dalla ragazza.

– Non sto facendo niente di tutto questo, Sut!

– Allora, se non sei una maga, o qualsiasi altra cosa, rispondi a questa domanda. – il Nubiano si fermò per qualche istante, riprendendo fiato.

– Qualsiasi cosa. – rispose lei annuendo.

– Conosci la parlata di Berikba'al, hai risposto al rematore che proviene dalle terre degli Iberi ed ora tu, ragazzina, mi stai comprendendo. Ma io ti sto parlando nella mia lingua natia... come puoi fare una cosa simile?

– Vai via. – rispose solamente lei, con gli occhi sbarrati, per lo stupore. O forse, era soltanto terrorizzata da quelle parole.

Vide l'uomo voltasi e svanire oltre la soglia.



Quando poco dopo sentì la porta aprirsi nuovamente, credette che si trattasse del mercante. O al massimo di Sut, nonostante non fosse passato molto tempo da quando avevano terminato quella strana conversazione. Da quel che aveva capito, erano gli unici uomini sulla nave a poter entrare all'interno del vano in cui Berik l'aveva confinata.

Eppure, non appena sollevò la testa, fu piuttosto meravigliata nel notare un altro uomo, dagli occhi neri e dalla pelle scurita dal sole che, prima di quel momento, non aveva mai visto. Non sapeva cosa volesse da lei, forse era lì per richiamarla, per conto del mercante.

Perché non era venuto Sut?

– Sono stato io il primo ad avvistarti. – parlò lui richiudendo la porta lentamente, non prima di aver gettato un'occhiata fuori come ad assicurarsi che non ci fosse nessun altro – E ieri notti ti ho rivista... –

La ragazza mantenne la calma, restando seduta al centro della cabina, sul pavimento in legno. Seguì con lo sguardo l'uomo mentre si stava avvicinando.

– Conosco Berikba'al da moltissimo tempo: non ha mai amato condividere i suoi oggetti più preziosi con altri. Nemmeno con me, che lo seguo da tempo... – disse abbassandosi, arrivando all'altezza della ragazza che restò immobile. I suoi occhi di ghiaccio lo fissavano intensamente. – Tu non capisci ciò che ti sto dicendo, ragazzina... –

Le prese con forza il volto con una mano, resa forte e ruvida dal duro lavoro e dalla salsedine. Lei chiuse gli occhi, avvertendo il viso dell'uomo farsi sempre più vicino. Percepì il suo respiro sul collo, premere sul suo corpo.

Quando, di scatto, rivelò nuovamente il suo sguardo, un inquietante e sinistro sorriso si aprì sulla faccia della ragazza. Rivoltò l'uomo sulla schiena, con forza: lui era impressionato ed eccitato nello stesso momento.

– Hai fatto la tua scelta... – sussurrò sensuale, avvicinando le sue labbra rosate all'orecchio dell'uomo.

Quelle parole, però, lo pietrificarono. Risuonarono come una cupa minaccia di cui si accorse troppo tardi.

Lei strinse quelle mani, così piccole e delicate, attorno al collo dell'altro, serrandole con una forza inaudita. L'uomo spalancò gli occhi, cercando di dimenarsi. Provando a toglierla di dosso. Pensò, terrorizzato, a come facesse a sovrastarlo in quel modo. A come potesse tenerlo fermo, lui che era stato formato dalla durezza del mare.

Non riusciva quasi più a respirare.

Boccheggiava e ansimava.

Provò ad avvicinare le mani verso di lei, per fare un ultimo ed estremo tentativo di liberarsi dalle grinfie di quella straniera. Ma la presa si fece solo più stretta attorno a lui.

E, infine, gli occhi dell'uomo si ribaltarono prima di chiudersi inesorabilmente.

Hybris - OblivionWhere stories live. Discover now