Prologo

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"Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire figlie di Ananke, Lachesi, Cloto e Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; sull'armonia delle Sirene Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro.".

Platone, Repubblica X,135,34


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Le possenti porte dorate della sala si aprirono con un tonfo.

Dal suo scranno marmoreo Zeus levò un'occhiata scrutando attentamente la delicata figura femminile appena comparsa sulla soglia, avvolta da un tenue alone di luce chiara.

Una veste di fili aurei le fasciava il corpo sinuoso, lasciando scoperte solo le morbide spalle di un color perlato. Un velo, della medesima trama, le nascondeva il volto, facendo intravedere una parte dei lunghi capelli chiari intrecciati, anch'essi, con l'oro e che ricadevano leggeri sul corpo della donna.

Nessuno conosceva il vero volto delle Messaggere di Destino...

Avanzò con passo sicuro verso il centro, fermandosi solamente quando arrivò al cospetto di Zeus.

– Anánkē, Eterea dell'inesorabile Fato a cui neppure gli Eterni possono sfuggire. – parlò lui con la sua solita voce tonante – Cosa ti porta qui sull'Olympos, facendoci riunire in gran fretta? –

– Il destino degli Universi è segnato. – Il suo tono, severo e duro, contraddiceva la sua apparenza delicata. Al di sotto del velo aureo si poteva intravedere quel volto impassibile mentre parlava. – Ascoltate bene le mie parole, voi tutti, perché esse giungono dirette dalla bocca di Destino e rapide si stanno espandendo ovunque tra i vostri Mondi. – Anánkē si fermò per un attimo, osservando i presenti in quella sala. – Nascerà una creatura. – continuò – Conoscerà l'amore e la benevolenza, ma anche il potere e la guerra. E quando questi ultimi prevarranno, la terra e le acque si copriranno dei caduti in battaglia poiché il Sangue si è mescolato. Due delle più grandi Casate si sono unite e la Maledizione si ripercuoterà nuovamente attraverso i Quattro Universi. – Dēmḗtēr sussultò al suono di quelle parole, Poseidôn Scuotitore di Terra, invece, strinse il suo tridente dorato, rabbuiandosi. – Ovunque, gli Eterei cadranno... –

– Non accadrà! Non di nuovo! – l'urlo adirato di Zeus riecheggiò come un potente tuono. Si alzò di scatto dal trono, puntando la sua folgore verso Anánkē

– Il Cháos regnerà – continuò imperterrita mentre, intorno a lei, un brusio di voci lentamente cresceva – dopo che la fanciulla dagli occhi di ghiaccio e sangue avrà camminato tra gli Eterei e tra i Mortali... –

– Perché il Destino sembra esserci di nuovo avverso? – con una calda voce, prese parola Hera – Adesso che eravamo in pace da tanto tempo... –

– Si potrebbe evitare la nascita della bambina. – parlò la saggia Athēnâ con il suo sguardo scintillante.

– Ciò che è stato scritto non può essere mutato. Il Fato, alla fine, devierà la sua strada affinché ogni cosa torni nella giusta direzione. – rispose la donna in oro, con freddezza.

– Qualcosa si potrà pur fare! – chiese, allora, Apóllōn splendente. Rivolse lo sguardo verso Zeus. – Padre, voi non... –

– Nessuno può ordinare al Destino di variare il suo corso. – venne interrotto bruscamente da Anánkē – Nessuno, nemmeno il più potente tra tutti gli Eterei. Nemmeno la stessa Entità che regge le trame dei Mondi. – proferì queste parole guardando negli occhi irati di Zeus.

Egli stava per ribattere a quella sfida, ma fu prontamente fermato dalla delicata mano di Hera, posatasi su una delle sue robuste braccia. Ci fu uno scambio eloquente di sguardi, prima che Zeus, insieme alla moglie, andassero verso i loro troni.

– Se non possiamo fermare tutto questo, – improvvisamente parlò la bella Aphrodítē – perché farci conoscere questa crudeltà a cui tutti siamo indirizzati. –

– Perché nemmeno Destino, con il suo immenso e sconfinato potere, è riuscita a scorgere quali saranno le Casate coinvolte, né coloro che daranno inizio a questa Nuova Era. – prese a camminare, lanciando un'occhiata ad ognuno degli Eterei presenti – Per questo motivo siamo state mandate da Lei affinché chi è coinvolto parlasse. –

Per un momento credetti che stesse indugiando nella mia direzione, così voltai subito gli occhi altrove: se nemmeno l'Entità era riuscita a vedere, era impossibile che quella Messaggera sapere la verità.

– Cosa significa che non conosce chi comincerà tutto questo? – prese parola Ártemis guardando Anánkē con sospetto.

– Che sei solo troppo giovane per sapere, – ribatté Aphrodítē – per conosce gli orrori che quella guerra ha portato. Io ero poco più che una bambina quando gli Universi videro fine del mondo... – pronunciò quelle parole con lo sguardo pieno di terrore.

– Ed ora, come allora, il potere di Destino è nuovamente cieco dinanzi a colei che darà inizio a tutto. Poiché in essa il Kaos, la Morte e lo stesso Destino sono riuniti. – terminò Anánkē, rivolgendosi verso Ártemis.

– Possiamo solo osservare la distruzione di ogni cosa... – mormorò Aphrodítē prima di chiudersi in un cupo silenzio.

– La brama sanguinaria sarà la sua stessa rovina... – disse improvvisamente la Messaggera, voltandosi verso Zeus che, fino a quell'istante, era rimasto ad ascoltare lo scambio di parole – Cadrà più volte nell'oblio della battaglia: così è stato visto, così avverrà. – alzò il tono della voce, per assicurarsi che tutti ascoltassero le sue parole. Iniziò a camminare verso l'uscita, a passo lento, senza badare minimamente alle voci che si sovrapponevano alle sue spalle. – Questo sarà solo il principio della fine... – proferì solennemente prima di sparire oltre i battenti d'oro.

Quel giorno il Fato, ancora una volta, ci aveva ammonito: niente poteva opporsi, però, al suo volere. Ed io, di certo, non avrei fatto nulla per fermare quella storia che era già stata tracciata. La bambina sarebbe nata e avrebbe compiuto ogni azione a cui era destinata.

Una Nuova Era si sarebbe aperta davanti ai nostri occhi.

Ma non avrei potuto combattere con le mie sole forze. Avevo bisogno dei giusti alleati e non avrei faticato molto a trovarli tra gli stessi presenti, stanchi oramai del potere tirannico del grande Zeus.

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