È difficile trovare quella giusta

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Capitolo 3.

È difficile trovare quella giusta.

Il cortile della scuola era quasi vuoto; tra qualche minuto sarebbe suonata la campanella e un'altra noiosa giornata scolastica sarebbe iniziata. Non solo faceva freddo, ma il cielo era ricoperto di dense nuvole grigie come se potesse iniziare a piovere da un momento all'altro. In effetti piccole gocce cadevano in terra, alcune di queste colpirono e accarezzarono il viso di Bill, ma il moro non se ne preoccupò. Entrò a scuola e calò il cappuccio della sua felpa grigia, si fermò velocemente al suo armadietto e prese il libro di letteratura inglese, poi corse velocemente in classe.

Fortunatamente il professore non c'era ancora, sebbene la classe fosse praticamente piena e nessun alunno mancasse all'appello. Entrato, intravide subito i suoi amici e Tom. Quest'ultimo, stanco da tutti gli allenamenti spossanti che il coach obbligava lui e la sua squadra a fare, aveva incrociato le braccia sul banco e vi aveva poggiato la testa sopra, sonnecchiando leggermente in attesa dell'inizio della lezione.

"Ehi, Bill" lo salutò Georg quando Bill raggiunse il suo posto accanto a lui. "Sei quasi in ritardo! Per fortuna il professore ancora non è arrivato" Bill sembrò non prestargli nemmeno la minima attenzione, ma non era strano dato che colui che stava parlando era Georg e colui che stava ascoltando era Bill. Quest'ultimo poggiò un piede sulla sua sedia e, dandosi una piccola spinta, riuscì a mettersi in piedi sul suo banco.

Si schiarì la voce e immediatamente ricevette gli sguardi di tutti addosso, ad eccezione del rasta che dormiva beatamente, ignaro di tutto quello che stava succedendo intorno a lui. "Ragazzi, ascoltatemi!" urlò ai suoi compagni di classe, nonostante non ce ne fosse bisogno dato che già tutti avevano la sua attenzione. Quelle grida fecero però svegliare Tom, che pensò che l'unica persona che riusciva a starnazzare come un'oca già a prima mattina fosse Bill. In effetti quando si girò vide il ragazzo in piedi intento a tenere banco, Tom corrugò la fronte.

"Dato che voi stupidi non mi lasciate in pace per questa cosa dell'organizzatore d'incontri, ho deciso di diventarlo davvero, con la speranza che, una volta accoppiato qualcuno di voi, voi ve ne andiate a quel paese" disse guardando le facce dei suoi compagni. "Per iniziare, però, ho bisogno delle vostre credenziali e di qualche vostra informazione. Chi fosse interessato può recarsi al tavolo della mensa che io, Georg e Gustav soliamo occupare durante l'ora di pranzo. Grazie per l'attenzione" Si aprì in un breve sorriso e poi scese dal banco, si sedette accanto a Georg che lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite.

"Sei per caso pazzo?" gli chiese Gustav girandosi verso i suoi due migliori amici, Bill si passò una mano smaltata di nero tra i lunghi capelli corvini.

"Vorrei esserlo, così almeno mi rinchiuderebbero in un manicomio e non vedrei più le vostre brutte facce"

*

"Okay, Kate, c'è qualcosa di fondamentale che la tua anima gemella dovrebbe avere?" chiese Bill alla ragazza di fronte a sé. Aveva i capelli rossi a caschetto, le sue ciglia erano ricoperte da troppi strati di mascara che la facevano sembrare una mostruosa bambola di porcellana. Aveva un piercing al naso e, quando sorrideva, il moro poteva intravederne un altro sul frenulo. Indossava una maglia a maniche a giro nera (era strano, considerando che fosse marzo), ma probabilmente era solo per mettere in mostra l'abbondante seno che Madre Natura le aveva dotato.

"Deve averlo lungo!" esclamò e Bill alzò le sopracciglia. Gustav, alla sua sinistra, si fece più vicino al tavolo, le prese una mano.

"Posso essere la soluzione ai tuoi problemi" le disse e Bill strabuzzò gli occhi guardandolo, stupito che un'affermazione così volgare fosse venuta da lui e non da Georg, alla sua destra. Ma d'altronde il suo migliore amico era interessato a iniziare una relazione con Jilian e per lui al momento non esisteva nessun'altra donna.

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