13.

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«Porco!» lo richiamò a voce alta non appena lasciata l'aula; le sue parole sfiorarono la pelle del corvino, che si voltò in una lentezza suadente, contrastante rispetto alla freneticità della ragazzina: non gli concesse neppure una parola, che si ritrovò spalle al muro, mano candida, minuta, con le unghie mangiucchiate; premeva sul suo petto e lo spingeva alla parete.

Fu un gesto incontrollato, che neppure Millie riuscì a prevedere. Arrossì, scostandosi in men che non si dica:

«Ma sei cretino?» si dovette contenere dal balbettare, sguardo tagliente, gote rosate; a quella visione, Finn non poté trattenere un sorrisino.

«Avresti preferito chissà quale scottante diceria sul fatto che entrambi abbiamo le occhiaie?» ridacchiò appena in uno scherno, leggendo nella mente la moretta che ora teneva le labbra schiuse;
«Ti ho salvata, e non mi ringrazi nemmeno?»

E adesso si ritrovò ad arricciare la bocca, incrociare le braccia:
«Non mi hai salvata. Hai solo reso più evidenti i nostri tentativi di nasconderlo.»

E fu un gesto imprevedibile, scattante quello di Finn: Millie riuscì a percepire la montatura scivolarle lungo il viso, e adesso scoprirlo completamente. Il corvino alzò il braccio, laddove entrambi sapevano la mora non sarebbe riuscita ad arrivare neppure sulle punte dei piedi; e si ritrovò a schiudere le labbra, il cuore a mille, gli occhi spalancati. Iniziò a saltellare invano, mentre gli gridava qualche ordine o imprecazione, attirando l'attenzione di numerosi studenti che camminavano per i corridoi.

«Adesso chi è quella che l'ha reso evidente?» ammiccò. Millie arricciò le labbra, strinse i pugni: che stronzo.

E presto le sue dita affusolate, strette attorno alla montatura, le incorniciarono il viso; Millie non l'avrebbe mai ammesso, ma stava arrossendo.

Gli occhiali tornarono al loro posto, e le sfiorarono la fronte, prima di posarsi sul capo, tra le ciocche brune della ragazza.

«Adesso sono inutili.» Finn parlò, incatenò il suo sguardo negli occhi ambrati della moretta; lei schiuse le labbra, boccheggiò in quelle iridi di petrolio in cui stava affogando. Si sentì soffocare, annodata allo stomaco, annodata alla gola. Deglutì, quasi dovesse mandare giù un sasso.

Poi, il corvino distolse lo sguardo.
Si ricompose, e così facendo si allontanò lasciando la moretta impietrita, che stringeva ancora tra le mani il quaderno di fisica.

La lasciò in tutto un batticuore, che le era stato quasi sconosciuto. E per un attimo perse la concezione del tempo, dimenticò in che posto si trovasse e che cosa aveva da fare; poi, scosse la testa in un mare di dubbi, e così facendo si avviò a passo svelto verso gli armadietti.

«Millie!» voce cristallina le pizzicò la pelle, e passi leggiadri risuonarono lungo il corridoio; la mora si voltò quasi in uno stato di trance verso la biondina, che adesso la affiancava.

«Oh, Lilia- scusami, avrei dovuto aspettarti, è che oggi mi sento-»

«Pensierosa?» completò in un sorrisino. Millie annuì in risposta, quasi abbassando lo sguardo.

E cascò un breve silenzio lungo il corridoio della scuola, dove voci adolescenziali echeggiavano alle loro spalle; Lilia lo stracciò prontamente, in una domanda innocente quanto maliziosa:

«Volevo sapere...tu e Finn siete-»

E gli occhi ambrati di Millie si alzarono di scatto, quasi risvegliati da quelle parole che le si annodarono nello stomaco:
«Cosa?» irruppe; «Si vede a chilometri di distanza che ci odiamo!»

Lilia rimase in silenzio mentre la moretta si mordeva il labbro; accennò ad un sorrisino mentre camminava al suo fianco.

«Cosa credi, volevo che siete vicini!» esclamò prontamente -era una colossale bugia, entrambe ne erano al corrente- espressione maliziosa prima di continuare:
«É carino, secondo me.» parlò.
Millie, sebbene le gote arrossate, era pronta a ribattere il contrario, quando la biondina le strappò le parole dalle labbra;
«Ma se lo dici tu...» ammiccò, provocando le occhiatacce della brunetta; deviò in fretta, e presto riaprì bocca:

«Mi è stato detto che sei molto brava a scuola. Mi potresti spiegare gli ultimi argomenti di matematica? nella vecchia classe siamo rimasti indietro.» chiese, prima di incurvarsi in un labbruccio sotto gli occhi ambrati di Millie;
«Ti prego!» implorò, allora la mora si sciolse:

«Va bene» accennò ad un sorriso; «Facciamo oggi alle cinque a casa mia?» propose prontamente, impaziente di lanciarsi nella sua nuova vita. Quando un pensiero affilato le si incastrò tra le costole, le fece sgranare gli occhi e maledirsi poco dopo aver pronunciato quelle parole: non sarebbero mai riuscite a studiare con il frastuono rock proveniente dalla sua camera. E lasciare la vivace Lilia interagire con quel Finn, lo stesso, odioso corvino che quella giornata si era comportato in un modo fastidiosamente sorprendente?

Millie si dovette trattenere dallo scuotere la testa, perché troppo pensieri le stavano annebbiando la mente: perché tante preoccupazioni per lui?

«Perfetto!» squittì Lilia, strappandola dalle sue riflessioni. E fu in quel momento, forzando un sorriso, che la mora realizzò fosse troppo tardi; deglutì silenziosamente ed annuì, pensando al disastro che avrebbe avuto inizio in poche ore.

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⏰ Last updated: Sep 19, 2019 ⏰

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