VOLUME 6: inquilino - CAPITOLO 6

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"Beh, non è che in questo periodo abbiamo combinato molto..."

La sua bocca si allungò: sembrava che volesse ridere, che lo avessi divertito, ma piano piano il suo sorriso si spense.

"Sono così preoccupato... Non hai paura?"

Annuii, sentendomi debole per un attimo: "Ho paura."

Rispetto a lui ero una persona normale che viveva la sua vita stando molto attento.

Vedendo la sua espressione inquieta, anche io mi sentii triste: "... ma ho più paura di non poter più stare con te."

"Non importa se sono stato infettato, l'importante è che possa stare insieme a te. Non voglio neanche vivere più a lungo di te."

Mi guardò perplesso, con un'espressione triste sul viso.

Andai a fare il test. Lu Feng era sempre traumatizzato. Lo vedevo prendere le medicine in segreto. Presto o tardi sarebbe andato in depressione, ma non potevo forzarlo.

Inoltre sentivo che andava bene anche se non fosse andato. Anche se io fossi risultato positivo, non avrei potuto dirglielo: non l'avrebbe sopportato.

Gli avrei probabilmente mentito, avrei finto che stavamo entrambi bene, avrei ingannato tutti e due e continuato a vivere felicemente.

Era così orgoglioso, che non volevo che perdesse quel senso di protezione.

*****

Il test diede un risultato negativo. Il periodo finestra [1] era passato, quindi potevo essere sicuro di stare veramente bene. Non sapevo perché, ma non ne ero poi così felice.

Una volta rientrato a casa, vidi Lu Feng al telefono con qualcuno. Ascoltai la conversazione: era il medico specialista per la sua malattia. Le uniche volte che era uscito negli ultimi tempi era stato per incontrare lui.

Da dietro potevo vedere la sua figura solitaria e provai dolore. Aveva perso peso. Inoltre, anche se era ancora molto alto, era impossibile riconoscere lo spirito che lo aveva sempre contraddistinto.

Mise giù il telefono, si girò e allora mi vide. Mi sorrise e allungò la mano: quando lo vidi, andai automaticamente verso di lui e lo abbracciai.

"Com'è andata?" Non era stato in grado di nascondere la tensione nella voce.

"Sto bene." Erano buone notizie e dirlo a voce alta fu come consentirgli abbandonare il suo senso di colpa.

Lasciò andare un lungo sospiro. "Bene, bene."

Gli misi in mano i fogli. Lui iniziò a sfogliarli ancora e ancora, con una rara espressione rilassata sul viso. "Se tu stai bene, allora ok..."

Io mi sentii triste. Mi immersi tra le sue braccia e lo strinsi ancora più forte.

*****

Quella notte lo infastidii fino a che non mi lasciò dormire con lui. Rise e lasciò anche che lo abbracciassi. Nel momento in cui iniziai a massaggiargli il petto e a sbottonargli i vestiti, mi bloccò.

"Non fare stupidaggini."

"Va tutto bene... Se usiamo un preservativo non succederà niente."

Sospirò. "Non essere sciocco."

Affondai il viso nel suo petto, sull'orlo delle lacrime.

Mi toccò la schiena ancora e ancora. "Stupido, io sono già molto felice."

Solo adesso che avevo fatto esperienza diretta della sensazione di aspettare i risultati, potevo capire il suo atteggiamento fuori controllo.

Era stato così difficile riuscire a stare insieme che non era importante se fossimo morti o no, eravamo solo riluttanti a lasciarci andare.

A Round Trip to LoveWhere stories live. Discover now