VOLUME 3: se - CAPITOLO 12 (fine del volume 3)

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"Più invecchi, più diventi come una tartaruga."

Mentre ero lì che oziavo, venni premuto sul letto, quindi iniziai ad annaspare e a lottare per proteggere i miei vecchi polmoni.

"L'ultima volta sei stato chiaramente più generoso e pieno di iniziativa, mi hai addirittura baciato di nascosto mentre dormivo..."

"Quando mai!"

"Hai il coraggio di dire che non l'hai fatto? Mentre mi baciavi, hai anche detto "bastardo, perché sei nato così bello?". Non sei stato tu?"

Il mio vecchio viso arrossì. "... cosa?! Come potrei dire cose del genere! Probabilmente ti sei sbagliato!"

"Oh, non vuoi ammetterlo." Divenne serio. "Prima litighiamo, poi tu non riesci a trattenerti e vieni ad attaccarmi, il giorno dopo mi ignori di proposito e lasci che ti abbracci per un po' solo quando vuoi uscire. Hai un bel coraggio a negare!"

Stava scavando nel passato e non sapevo proprio come fare per nascondermi. Cercai di replicare: "Assurdo, queste cose irrilevanti successe negli anni passati... come fai a ricordartelo? Di sicuro te lo stai inventando!"

"Certo che ricordo." Rispose, onestamente: "Riesco a ricordare ogni dettaglio di qualsiasi cosa riguardi te."

"Come potrei dimenticare? Ricordo tutto." Quando si confessava era sempre molto goffo, incapace di dire parole romantiche. "Ci penso tutti i giorni, ci penso fino a che non riesco più a sopportarlo..."

"In quei giorni era difficile vivere..." Smise di parlare, mi guardò solo in silenzio.

Senza ragione, sentii il naso che prudeva. Abbracciai quell'uomo, che era ricoperto di cicatrici.

*****

Chiusi rapidamente anche la libreria. Anche se non faceva molti profitti, soffrii d'insonnia per svariati giorni, mentre prendevo la decisione di lasciar andare questa fonte di reddito.

Lu Feng sapeva che avevo paura, ma non disse mai molto: mi massaggiava la fronte mentre continuavo girarmi e rigirarmi, dicendomi "fidati solo di me".

Sapevo che dovevo fidarmi di lui, eppure non avevo il coraggio di affidarmi a lui. Senza esitazione, volevo prepararmi un'uscita di emergenza.

Lui si occupò della questione della libreria, rapido ed efficace. Non sembrò neanche che la vendesse, piuttosto che la buttasse, proprio come quando mi aveva aiutato a trasferirmi dal vecchio appartamento, buttando via tutti quei mobili vecchi.

Stavolta, a parte lui, non avevo nient'altro.

Guardavo sempre avanti, tutti i giorni dormivo fino a che non mi svegliavo naturalmente, leggevo qualche libro, ascoltavo le notizie, mi prendevo cura dei fiori e delle piante, finalmente in grado di godermi quelle giornate pacifiche, ma mi sentivo comunque ancora inquieto.

La compagnia non avrebbe assunto qualcuno come me, già di una certa età, con la testa che non funzionava bene e che non riusciva a gestire come si deve neanche una piccola libreria. Se un giorno lui mi avesse lasciato andare, chissà cosa avrei potuto fare per comprarmi almeno da mangiare.

Forse avrei potuto fare domanda per entrare come infermiere da qualche parte: avevo la pazienza necessaria, ero anche molto responsabile e bravo a prendermi cura degli altri...

*****

Collezionavo in segreto tutte quelle informazioni sui possibili impieghi, ma un giorno li vide per caso. Io rimasi in silenzio di fronte al suo viso, diventato improvvisamente scuro. Non disse niente: si limitò ad appallottolare insieme tutte quelle note e le gettò fuori. Dopodiché rimase calmo e non ne parlò più.

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