Capitolo VI - Senza di te

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Yiruma - River Flows In You

Levi stava suonando. Di nuovo, e questa volta per Eren. O meglio, per l'anonimo.
Probabilmente anche il professore sperava che lo sconosciuto fosse lì da qualche parte, che la sua melodia potesse raggiungerlo. Il castano estrasse l'accendino dalla tasca dei jeans, accendendo la sigaretta che teneva tra le labbra tremanti, detestando la differenza di qualità tra le sigarette fatte a mano e quelle comprate. Doveva risparmiare più denaro possibile, per evitare che la sua vita venisse nuovamente rovinata.
Mensilmente, da quando suo padre se n'era andato, trovava nella buca delle lettere una busta priva di francobollo, mittente, destinatario, o qualsiasi altro tipo di messaggio scritto. Al suo interno c'erano solo i soldi necessari alla sopravvivenza: cibo, pulizia personale e della casa, libri e tasse scolastiche. Viveva una vita modesta, per cui aveva spesso cercato impiego come cameriere, maestro di musica e quant'altro, ma era sempre stato rifiutato data la sua età. Troppo giovane per servire ai tavoli, per insegnare a suonare e anche per essere amato da Levi. La sua unica fonte di guadagno sarebbe stato il tornare a competere nei concorsi musicali, ma sapeva che non avrebbe mai sopportato di tornare sul "palco" solo per soldi. Si convinse sempre di più che quella, alla fine, si era rivelata la sua maledizione.
"Torna quando avrai diciott'anni", gli rispondevano tutti. Che diavolo aveva fatto nelle sue vite precedenti per meritare quella punizione?
Ma entro pochi mesi, tutto sarebbe cambiato. O almeno, così sperava Eren, con tutte le sue forze. Sapeva bene che, fino a quel momento, era andato avanti sopravvivendo, come un parassita, grazie all'uomo che più odiava al mondo. Eppure si era accorto, in quei mesi, che i contenuti delle buste si erano notevolmente ridotti: era impossibile che Grisha lo volesse lasciar morire di fame, per cui l'unica spiegazione plausibile era che anche lui fosse in difficoltà a gestire tutte le spese, decidendo di risparmiare sul mantenimento di suo figlio.
Ed Eren stava mettendo da parte il denaro, saltando anche parecchi pasti, attento a non spendere la cifra utile a cambiare le serrature di ogni porta e cancello presente a casa sua.
La melodia suonata da Levi era meravigliosa, ma cozzava con l'odio e lo sconforto provati in quel momento da Eren. I suoi occhi smeraldini divennero acquerello, intinti d'una macchia scura color inchiostro, come una piuma in un calamaio.
Stava nuovamente piangendo. I singhiozzi lo scuotevano, ma dalle sue labbra non proveniva alcun suono.

Beethoven - Moonlight Sonata, Piano Sonata No. 14 in C# minor

Levi aveva cambiato brano, passando ad uno dei più rinomati di Beethoven. Ogni nota sembrava sfiorargli l'anima, ed Eren avrebbe fatto di tutto per guardarlo mentre suonava. Ma non poteva rischiare di essere scoperto, nonostante - in quel momento - si sentisse come se tutto, compresa la sua vita, fosse superfluo ed insignificante.
Se mai Grisha avesse perso il lavoro, probabilmente non avrebbe più potuto mantenere la casa in cui - Eren supponeva - abitava in quel momento. E se fosse tornato da lui, dopo otto anni? In fondo, per legge, quella era anche casa sua. Ma di certo non avrebbe potuto costringerlo ad aprirgli la porta, dato che Eren custodiva dentro di sé fin troppi segreti su di lui, che probabilmente gli avrebbero rovinato la vita.
E piuttosto di farsi distruggere da un moccioso, probabilmente avrebbe preferito vivere per strada ad elemosinare la pietà altrui.
Sperava di non rivederlo mai più, di arrivare alla maggior età e di andare via, cambiar vita. Mentre invece, in quel momento, la paura lo stava avvolgendolo con la sua infima morsa, più stretta che mai. Aveva sempre dovuto cavarsela da solo, tanto che alla fine si era ritrovato a rifiutare chiunque cercasse di interessarsi e preoccuparsi per lui. Ma era stanco, esausto da quella corsa infinita. Quando avrebbe trovato un po' di pace, la sua oasi nell'arido deserto?
Addormentarsi in un letto troppo vuoto per una persona sola, crogiolandosi nel poco calore emanato da un corpo ormai privo di vita. Cercava solo delle braccia, le sue braccia, in cui abbandonarsi e lasciarsi cullare senza aver paura di essere pugnalato dritto nel petto. Pensando a queste parole, Eren ricordava gli abbracci di Carla e il bacio sulla fronte che era solita dargli prima di andare a dormire, nella semioscurità della sua stanza, quando i mostri che temeva si nascondevano sotto il letto e non dentro le persone.
Lacrime, che piovevano come acido dritto sul suo cuore. Si era ripromesso di non piangere più per un uomo che era suo padre, ma che mai sarebbe stato suo papà.
Lo Jaeger si asciugò il viso con la manica della giacca quando il brano giunse al termine, allontanandosi velocemente dal suo "nascondiglio"; non poteva trattenersi oltre, dato che - finalmente - si sentiva pronto per rivolgersi alla ferramenta della sua città, WallMaria. Quel bastardo non avrebbe più messo piede in casa sua.
- Levi, grazie. -

Se solo tu mi amassi || Ereri 〜 Riren #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora