Capitolo 22: Ryouhei

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Proprio come mi aspettai, Ryouhei non tornò per qualche giorno, lasciandomi casa libera, sia la mia che la sua. Avevo scoperto ormai tutto quello che conteneva nella sua casa, o almeno quasi, non avevo osato avvicinarmi troppo alla sua stanza oppure al bagno, chissà poi cosa avrei trovato...

Mia nonna non si preoccupo minimamente, venendo a scoprire che passavo più tempo del normale a casa sua, diceva solamente che lui non doveva esserci.

La cosa mi fece decisamente troppo male al cuore, ma decisi di sorvolare la questione perché non avrei trovato alcuna argomentazione per dirle che aveva sbagliato, e perché lei adorava alla follia quel ragazzo, se non fosse stato il mio fidanzato l'avrebbe adottato seduta stante.

Uscì parecchio con Mina e le altre, a dirla tutta, ma rientrai a casa sempre prima delle dieci di notte, ritrovarmi di nuovo Ryouhei in quello stato era fuori discussione al 100%.
Insomma, ricapitolando, trascorsi quelle giornate in tranquillità e le sfruttai per rilassarmi e studiare come una matta, dimenticandomi a momenti del fatto che avevo un fidanzato con cui parlare e che avrei anche dovuto fare gli auguri alla piccola Takai!

Sorrisi non appena sentì il telefono squillare, gettandomi a capofitto a rispondere senza neanche guardare il numero, tanto ero sicura fosse Ryouhei, e me ne accorsi solo quando non fu la sua calda voce a rispondermi, ma quella di qualcuno che mi sembrava impossibile dimenticare.

Anche se la sua voce era cortese e gentile, era impossibile nascondere quella freddezza e indifferenza sempre presente, riuscendo a giudicarmi anche tramite il telefono da quanto si sentiva superiore.

Non mi chiesi neanche come Nosaka Yuuma riuscì a trovare il mio numero, sapevo ci fosse lo zampino di Kii, in un modo o nell'altro.

-Miyano-san, buona sera. Ti sto disturbando?- Mi chiese con cortesia, il tono di voce sempre moderato. Mi sedetti per bene sul futon e assottigliai lo sguardo, provando a capire se ci fosse stato un doppio senso dietro a quelle semplici parole.

-No, non mi stai disturbando. Posso darti una mano?-

Lo sentì ridacchiare dall'altra parte del telefono, probabilmente stava provando ad articolare la frase che mi avrebbe detto a poco.

-Sarò veloce, non mi va di perdermi in discorsi senza un senso. Haizaki Ryouhei, devi lasciarlo il prima possibile.- E, sentendo quelle poche ma concise parole, lasciai cadere il telefono per terra, facendolo sbattere più volte contro il pavimento.

Io...lasciare Ryouhei? Perchè? Non ha mai fatto nulla per rendermi infelice oppure triste, tralasciando forse quel che successo qualche serata prima, ma quello era stato per colpa mia.

Probabilmente comprese il mio silenzio, insieme al rumore che il telefono fece cadendo a terra, perciò continuò, stranamente lo sentivo come se fosse in vivavoce.

-Non è un ragazzo adatto a te, adesso può sembrarti qualcuno molto dolce e tranquillo, ma ti assicuro il fatto che è una bestia. C'è un motivo se quasi tutte le sue relazioni non sono mai durate più di sei mesi.- Dopodichè mi augurò di dormire bene e riattaccò, lasciandomi a fissare il telefono come se potesse prendere vita e mangiarmi da un momento all'altro.

No, impossibile, dovevo aver capito male, ma quelle parole continuavano a ronzarmi in testa, senza il minino accenno di smetterla e farmi prendere sonno.
Passai l'intera nottata a fissare il soffitto, presa da così tanti dubbi, probabilmente anche inutili, dato che io continuavo a fidarmi ciecamente di Ryouhei, come se fosse stato l'unico faro visibile in una tempesta.

Arrivai persino a non rispondere una sua chiamata, quella notte, e io stavo già immaginando l'enorme sgridata a cui mi avrebbe sottoposto quando l'avrei sentito di nuovo, ma ormai il suo nome scritto sul telefono mi faceva più paura che mai.

E se...e se Nosaka avesse avuto ragione? Se fossi solamente un giocattolo tra le sue mani? Avrei reagito oppure sarei rimasta passiva come ogni volta?

Riuscì finalmente ad addormentarmi solamente verso le cinque di mattina, dopo un'intera nottata passata a pensare e rodermi il fegato dall'ansia. Non sapevo cosa fare, e detestai ogni parte di me per aver creduto così facilmente alle parole di, praticamente, uno sconosciuto.

Andai avanti così per quasi quattro ore, decidendo di maledire quel caldo estivo che mi impediva di star bene sotto le coperte. Mi sentivo così sudata, dovevo assolutamente farmi una doccia e pensare al tutto con mente lucida, anche se ogni volta a cui pensavo alle parole di Nosaka, il mio cuore faceva leggermente più male di prima.

Dovevo davvero parlare con qualcuno, in quel momento, e il telefono venne di nuovo in mio soccorso, sfortunatamente. Quel fastidioso trillo continuò per quasi un minuto, fino a quando non mi decisi di allungare la mano e rispondere.
Avrei dovuto davvero controllare il nome della persona che mi stava chiamando.

-Ehi Akane.-

Due semplici parole. Due semplici parole distrussero la mia alquanto delicata salute mentale e, prima che me ne accorgessi, le guance iniziarono ad essere coperte di calde lacrime. Mi sentivo davvero scombussolata in quel momento, mentre provavo a nascondere il viso nel cuscino per trattenere i singhiozzi che, però, volevano farsi davvero sentire.

Sentendo uno dei tanti singhiozzi che lasciai andare, Ryouhei dovette allarmarsi davvero parecchio, tanto che lo sentì camminare velocemente per cambiare stanza.

-Akane, cosa cavolo sta succedendo? Perchè stai piangendo? Devo tornare a casa?- Mi chiese a manetta, con un tono angosciato che notai all'istante.

Provai a spiegargli la situazione senza incepparmi nei miei singhiozzi, ma il tutto terminò con un "Adesso arrivo, non muoverti" di Ryouhei e il "tuu-tuu" del telefono. Non sapevo cosa provare, perché da una parte ero felice del fatto che sarebbe venuto davvero da me, a costo di interrompere la mini-vacanza che si era concesso con la sua famiglia, ma dall'altra continuavo a credere a quello che mi era stato detto, iniziando a creare tanti vari scenari, in particolare dove lo vedevo attaccato a una ragazza simile a Kasumi, se non proprio lei stessa.

Passò quasi un'ora da quella telefonata, e la mia testa aveva già abbandonato quella piccola speranza a cui mi ero aggrappata con tutta me stessa. 

Ryouhei non sarebbe arrivato, ci avevo sperato davvero troppo.

Con quella convinzione in testa, tornai sotto alle coperte, decisa a non uscire da quella stanza fino a quando non sarebbe stato assolutamente necessario. Ignorai mia nonna, la quale mi chiamava più volte per la colazione e successivamente il pranzo. 
Mi avrebbe ucciso, questo era poco ma sicuro, ma in quel momento volevo starmene tranquilla e, soprattutto, da sola.

Intanto, non potevo sapere che in una stradina poco lontana dal condominio, si stava per svolgere una rissa tra due persone che conoscevo decisamente troppo bene.

-Sapevo ci fosse il tuo zampino, Nosaka. Possibile non riesca a lasciarla in pace?!-

-Mi dispiace, Haizaki, ma sono stato troppo lontano da lei, ormai, quindici anni per l'esattezza. Non ti permetterò di farle male, adesso che sono tornato.

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