Capitolo 1: Il primo ed ultimo incontro

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-Avete sentito il nuovo pettegolezzo, ragazze? A quanto pare il nostro Demone del Campo si è lasciato per la seconda volta nel giro di un solo mese!-

Sentì pronunciare da alcune delle mie amiche, sedute nel mio stesso tavolo, mentre io, con la testa bassa, mi preparavo ad affrontare il test di matematica, che si sarebbe svolto nel giro di qualche ora. L'università non era così facile come dicevano su internet, dovevo studiare parecchio, ma, d'altronde, non si poteva diventare dottoresse da un momento all'altro.

Il chiacchiericcio si zittì e io, che sono stupidamente curiosa, alzai il viso e notai tre paia di occhi che mi fissavano come se avessi avuto i capelli di Medusa, solo di colore fucsia. Tossì leggermente per attirare la loro attenzione, anche se non mi era mai piaciuto essere sotto i riflettori.

-Perché mi guardate così, adesso?-

Oh, quanto sono innocente. Pensavo di ricevere per davvero una risposta coerente, o quanto meno, intelligente?

Le mie amiche ridacchiarono guardandosi tra loro, mentre bisbigliavano con fare parecchio complice. Non mi piaceva restare fuori da quello che succedeva, soprattutto se si parlava delle mie amiche e, ancora più importante, se stavano parlando della sottoscritta.
Una delle tre, Mina, del corso di scienze, si sedette davanti a me e posò un segnalibro tra le pagine del libro che stavo leggendo, chiudendolo con un solo, fluido, movimento. Mi guardò negli occhi, con un sorrisetto da so-tutto-io, e iniziò finalmente a parlare.

-Il tuo principe azzurro si è lasciato di nuovo, adesso è la tua occasione per provarci.-

Dovetti restare zitta per qualche secondo, per processare quello che aveva appena detto. Principe azzurro? Chi diamine chiamava la propria cotta così?

E poi, dai, io? Io, timida fino al midollo anche solo a sentire il suo nome, dovrei andare da lui da sola e parlargli? Cioè, parlargli senza provare a svenire dal nervosismo? No, impossibile, neanche in un miliardo di anni riuscirei a fare qualcosa del genere.

Mascherai quel lieve rossore sulle gote con una delle maniche, posando la guancia contro una mano.

-Non so di cosa tu stia parlando, Mina-san. E poi, se si è lasciato adesso, ci sarà già un'altra spasimante a prendere il suo posto. Non voglio illudermi troppo.-

Mina e le altre risero per un'po, indicando le mie guance sempre più roventi dall'imbarazzo, per poi sedersi tutte accanto a me. Mi sentivo parecchio osservata, mentre mi tiravano a turno le guance, quasi per prendersi gioco di me. Fui sul momento di dirle di smetterla, dato che quel giorno non mi ero truccata per nulla e la mia pelle diventava rossa facilmente, se tirata troppo, ma loro si staccarono velocemente, restando zitte.

Stanca, mi girai verso di loro, ma le parole mi morirono in bocca quando il soggetto del nostro piccolo battibecco si trovava proprio davanti a noi, in tutta la sua bellezza. Non so quale dio mi aveva prestato la forza per non svenire

Squadrò tutte e quattro per qualche secondo, per poi passare un quaderno pieno di fogli alla ragazza alla mia destra, Kii.

-Lo avevi dimenticato prima in classe, prima della pausa, e sei fortunata che ero stato io l'ultimo ad uscire, oppure il bidello ti avrebbe buttato via il quaderno.-

Non so, sinceramente, cosa successe in quel momento nel mio cervello, ma al solo sentire della sua voce così profonda e calda, smisi di ascoltare cosa stava effettivamente dicendo, concentrandomi sul suo viso, provando ad analizzare ogni singolo particolare.

Quando mai sarebbe stato così vicino a me? Probabilmente mai.

Sentì la mia amica ringraziarlo, dicendo qualcosa del genere "Sono così sbadata, se non ci fossero delle persone così gentili in questa scuola, probabilmente avrei già perso l'intero zaino." e una mezza risata. Lui scosse leggermente il capo, muovendo di poco i capelli, in quel momento legati in una mezza coda per tenere le ciocche vicino al viso lontane del proprio campo visivo.

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