Capitolo 16: Ciecità

219 13 9
                                    

Il luogo dell'appuntamento era in un cafè molto carino poco fuori dalla zona commerciale di Tokyo, parecchio tranquillo ma impossibile da raggiungere con il treno che prendevamo sempre noi. Avevamo dovuto prendere tre linee di treno e poi camminare per circa venti minuti, e i miei sandali erano nuovi, iniziando a creare piccoli taglietti proprio dove c'era il laccetto, mentre Ryouhei si trascinava a malapena, dato il fastidio che provava alle gambe dopo l'allenamento del giorno prima. Fortunatamente quel giorno era quello di riposo, perciò avrebbe dovuto, in teoria, rilassarsi e starsene tranquillo, e non andare in giro per Tokyo solo per incontrare alcune mie amiche con cui aveva parlato sì e no tre volte.

Iniziai a sentirmi in colpa ad averlo immischiato in una situazione del genere, ma se avessi dovuto dirglielo, mi avrebbe detto qualcosa tra le righe di "Va tutto bene, stasera guai se qualcuno mi alza dal futon." Il suo ragionamento non faceva una piega, a dirla tutta.

Una volta arrivati, ci sedemmo a un tavolo all'esterno, guardandoci intorno mentre scambiavamo qualche parola, decisamente più occupati nel leggero il menù del cafè e scegliere cosa ordinare. Era tutto particolarmente invitante, giudicando dalle immagini che erano sparse per il foglio. Entrambi sentimmo l'acquolina in bocca soltanto immaginando di assaggiare delizie del genere, ma io andavo in palestra (o, meglio, facevo yoga) e non volevo davvero pentirmene dopo qualche ora, mentre Ryouhei non poteva sgarrare di un grammo, dato che era sottoposto a una dieta ferrea dal suo allenatore.
Insomma, nessuno dei due aveva modo di mangiare qualcosa che conteneva qualcosa di altamente calorico, perciò ci limitammo ad ordinare del tè verde senza zucchero e aspettare i nostri amici, i quali erano sempre più in ritardo.

Iniziai a pensare ci avessero dato buca.

Dopo la bellezza di venti minuti, notai da lontano le ragazze, accompagnate da un ragazzo più alto di loro, con i capelli sul fucsia e dalla forma decisamente strana, ma non trascurata, notando anche com'era vestito. Gli occhi dovevano essere chiari, ma quello riuscì solo a confermarlo non appena fu abbastanza vicino a noi per lanciarci un sorriso di circostanza.

Notando come la presa di Ryouhei attorno alle mia spalle si stringeva man mano sempre di più, dovetti pensare che loro due si conoscessero già, e non doveva scorrere buon sangue, a dirla tutta.

Non appena le ragazze si sedettero attorno al tavolo con quel ragazzo, iniziarono a fare commenti sul fatto che il mio ragazzo stava già facendo il protettivo, cosa che però non riuscì a capire benissimo. Cioè, che lui fosse iperprotettivo e geloso di ogni singola persona vivente non era un mistero, lo avevo capito dopo qualche giorno, ma non mi sembrava davvero il caso di puntualizzare qualcosa, secondo me, così ovvio.

Il chiacchiericcio si fermò quando Ryouhei finalmente aprì la bocca, guardando in cagnesco l'altro ragazzo del gruppetto che avevamo appena formato.

-Nosaka, non mi aspettavo qua. Anzi, non volevo neanche vederti.-

Nosaka? Quel ragazzo allora doveva chiamarsi così, stranamente però non mi ricordava nulla quel nome. Sapevo di averlo sentito da qualche parte, ma non riuscivo a collegare i cavetti. Dovevo averlo sentito da qualche ragazza che spettegolava nei corridoi, ne ero quasi sicura.

-Non pensare che a me faccia piacere vederti, Haizaki, avrei tanto preferito portare Anna a fare shopping per altre tre ore, piuttosto di vedere la tua faccia.-

Vi avevo mai detto che Ryouhei non riesce a controllare bene la sua rabbia e veniva tre volte alla settimana a fare yoga con me per rilassarsi?

Infatti, non mi stupì molto quando si alzò di scatto dalla sedia e prese Nosaka per il colletto della maglia, costringendolo ad alzarsi in piedi per non rimanere strozzato. Mina e Kii li staccarono qualche secondo dopo, facendoli sedere il più lontano possibile l'uno dall'altra, mentre io, con la scusa di tenerlo fermo al suo posto, gli stringevo forte la mano, guardandolo con la coda dell'occhio. 
Restarono tutti in silenzio per qualche minuto, probabilmente uno dei minuti più lenti della mia intera vita, fino a quando non mi decisi a parlare.

instagram; haikaneWhere stories live. Discover now