Capitolo 18: Una "normale" gita al Luna Park

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Da quanto potevo sapere, i genitori della propria metà andavano incontrati in un posto molto sobrio, o comunque normale, dato che bisognava fare bella figura e farsi "accettare". Ammetto che tutto questo non era neanche stato programmato, doveva essere un pomeriggio al Luna Park dopo la fine della scuola, molto tranquillo, ma, soprattutto, per finalmente passare più di due ore insieme senza venir disturbati da persone varie.

Eh già, nel corso dell'ultima settimana successero parecchie cose, proprio dopo essere usciti con Mina e le altre. Le tre hanno iniziato ad avere il brutto vizio di seguirci davvero ovunque e trascinarmi via, impedendomi di respirare per due secondi, creando molti più problemi del dovuto. 
Per non parlare poi di tutte quelle immagini confuse che affioravano nella mia mente appena sentivo il nome di "Nosaka Yuuma" o vedevo qualche sua foto, era davvero frustrante perché non ci capivo davvero un bel nulla, ormai. Forse avrei dovuto contattarlo e parlargli nuovamente...

Ma, ovviamente, ho iniziato a descrivere la situazione usando il condizionale perché, secondo la legge della sfiga suprema a cui io devo sottopormi, non esiste un giorno in cui io sia in grado di lasciar andare un sospiro di sollievo e dire "Oggi è andato tutto liscio!". La cosa che mi inquieta di più è il fatto che esiste una patologia che descrive questo stato d'animo.
Ebbene sì, in occasione dell'apertura del suddetto Luna Park, io e Ryouhei non siamo stati l'unici a presentarsi la a capofitto come due bambini.

Dato che la bambina che saltò addosso al mio ragazzo aveva abbastanza entusiasmo per entrambi.

-Takai! Ma cosa diamine ci fai qua?!- Esclamò il ragazzo al mio fianco, prendendo in braccio la bambina che gli si era appena lanciata addosso, la quale aveva i capelli color verde molto scuro, legati in una coda alta con un fiocco e un vestito lungo fino alle ginocchia rosso e bianco. La sua pelle risultava leggermente più chiara di quella di Ryouhei, mentre gli occhi erano molto scuri, ma nell'insieme risultava molto molto carina.
La bambina, Takai, rise un'po e poi spiegò che si trovava qua con i suoi genitori, dato che aveva preso il massimo dei voti in tutte le materie, perciò l'avevano portata al Luna Park come premio. Dopo qualche minuto, nel quale si scambiarono qualche parola, Takai mi notò e, girandosi velocemente verso di me, mi prese in faccia con la sua coda.

-Scusami, non volevo!- Disse mentre Ryouhei la metteva a terra. Io scossi piano la testa e ridacchiai.

-Fa nulla piccola, davvero, sto bene.- E le sistemai meglio il fiocco che stava cadendo. Mi sentii un'po in colpa, nel vedere la sua espressione pentita, e, proprio nel momento in cui mi decisi a consolarla, due persone ci raggiunsero, un'uomo e una donna, la quale aveva un'espressione molto angosciata in faccia.

-Takai, non devi scappare così all'improvviso!- Esclamò la donna mentre la stringeva a se, con quasi le lacrime agli occhi, mentre l'uomo guardava me e Ryouhei ad alternanza, anche se gli occhi lievemente coperti dai capelli mi impedivano di capire il suo stato d'animo, ma sapevo mi stesse mettendo a disagio.

L'uomo più alto, alla fine, si avvicinò di qualche passo e strinse Ryouhei in un'abbraccio, il quale ricambiò quasi subito, posando la fronte contro la sua spalla.

E io mi sentì estremamente fuori luogo, in quel momento.

Takai si girò verso di me e mi indicò, esclamando qualcosa che non avrei voluto sentire prima del nostro primo anno insieme.

-Mamma, guarda! Onii-chan ha una nuova fidanzata!- E la donna alzò lo sguardo, fissandomi. Scusate, ma fa parte del gene "Haizaki" di fissare la gente in quel modo e senza esprimere mezza parola? Perché io mi sentivo troppo osservata!
Appena la donna si staccò dalla bambina, mi sorrise e mi offrì una mano, facendomi segno di stringerla per educazione, cosa che feci subito, perché fare una figuraccia davanti alla madre del mio ragazzo era qualcosa che non volevo fare.

-Piacere, io sono la madre di Ryouhei, Mitsuko, tu devi essere la ragazza di cui mio figlio ci parla molto.- Se non fossi stata così tesa come un pezzo di legno, probabilmente avrei notato il viso di Ryouhei diventare più rosso del vestito di sua sorella, provando a smentire vivacemente il tutto.

-E'-e' un piacere incontrarla, M-Mitsuko-san!- Dissi ad un tono socialmente accettabile, ignorando come stessi balbettando e il fatto che ero parecchio nervosa. 

Avessi saputo che avrei incontrato i suoi genitori, mi sarei vestita molto meglio di così!

Mitsuko sembrò parecchio divertita dalla mia risposta, notando come stava ridacchiando da dietro all'altra mano. Era una donna davvero molto bella e non portava gli anni che effettivamente doveva avere, con i suoi lunghi capelli grigi scuri, mossi, e gli occhi molto simili a quelli di suoi figlio, se non dai colori più caldi e molto più gentili. Probabilmente Ryouhei aveva preso tutto da lei.

Girandosi verso il compagno, mi spiegò che lui era Otari Tetsushi, il suo compagno e padre della piccola Takai, ma era diventato una figura paterna al maggiore proprio quando il suo ex marito decise di andarsene di casa tanti anni or sono, quando lui aveva nove anni, perciò ormai lui lo considerava il suo padre a tutti gli effetti. Mi faceva davvero piacere che Ryouhei aveva trovato un'altra figura con cui rimpiazzare il padre scappato, ma non riuscì a non sentirmi leggermente gelosa dall'intera situazione.

Dovevo stare parecchio simpatica a Tetsushi, dato che continuava a chiedermi di raccontargli qualcosa riguardo a me, dato che prima o poi...prima o poi avrei portato anche io il cognome Haizaki. Ero diventata così rossa in viso da pensar di aver preso la febbre istantaneamente.
Oltre ad avere un senso dell'umorismo che resettava il pavimento (come il figlio d'altronde), anche lui era di bell'aspetto, cosa che doveva essere di famiglia e mi stupì quanto simili di viso erano lui e il figliastro.

Durante tutto il resto del pomeriggio (Che mi toccò passare con tutta la famiglia Haizaki) facemmo ogni singola giostra presente in quel Luna Park, venendo trascinata a destra e manca dalla più piccola, dopo essersi mangiata ben cinque porzioni di zucchero filato senza farsi vedere dei propri genitori. Era iperattiva già di suo, ma insieme a tutti quei dolci, divenne tecnicamente indomabile sotto ogni punto di vista. 
Cercavo di fare il mio meglio, perché sentivo gli sguardi di MItsuko e Tetsushi puntati su di me, pronti a riprendermi a ogni passo falso che facevo, mentre Ryouhei faceva il possibile per non dover riportarmi a casa con il cucchiaino, da quanto ero stanca.
Per un momento, pensai che non volessero andarsene mai più e mettermi alla prova per sempre, ma poi Takai sbadigliò e disse, finalmente, di voler andare a casa, perché si stava anche per perdere Pororo in televisione.

Salutai tutti e tre con educazione, facendo il massimo per non crollare in quel punto dalla stanchezza (Anche perché il braccio di Ryouhei attorno alle mie spalle mi teneva in piedi a viva forza), guadagnandomi due sguardi di approvazione e un bacio sulla guancia da Takai, la quale iniziò a chiamarmi "Onee-chan" pur conoscendomi da qualche ora.

Sentivo che stavo per piangere. Non so se era perché ero troppo stanca o perché ero sollevata e felice di aver fatto bella figura.

Sorrisi fino a quando non li vidi uscire dal mio campo visivo, e chiesi, con la medesima espressione in viso, ma con una punta di sarcasmo.

-Dimmi, sono andata bene?-

-Guarda, sarò sincero. Mio padre vuole invitarti alla comunione di Takai, perciò posso dire che sei andata alla grande.-

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