Capitolo 4

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Rita Ora - Soul Survivor

«Justin?» chiese Claire quando mi vide.
Era sorpresa, ma poi il suo viso cambiò.
«Se pensi di--» la bloccai.
«Devi aiutarmi» dissi schietto. Sbarrò gli occhi e rimase per un po' con la bocca aperta, poi sbatté le mani sui fianchi ed iniziò a camminare verso l'uscita.
«In cosa?» chiese con una mano sulla fronte fermandosi sul posto. Non feci in tempo a parlare.
«No» scosse la testa. Claire la conosceva meglio di chiunque altro e sapevo bene di aver bisogno di aiuto. Yasmine doveva sapere la verità. Se davvero la volevo indietro Claire era oro per me. Ero disponibile anche a sopportare i suoi urli da oca per arrivare a quella dannata ragazza.
«Senti» sospirai stringendo i pugni.
«So di aver sbagliato--» venni bloccato e mi ritrovai a volerla strangolare.
«Il punto è che non è stato uno sbaglio, Bieber» fece con melodramma.
«Volevi farlo» sputò fuori e prese di nuovo a camminare.Sospirai e cercai di raggiungerla.
Quando si confuse nella folla volli lasciarla lì ma respirai profondamente e focalizzai il cervello su Yasmine. Claire era fondamentale.
Dopo minuti a cercarla la trovai all'uscita con un sorrisetto idiota.
«Cazzo» sospirai infilando le mani nelle tasche dei jeans.
«Hai sbagliato tu, rimedi tu» annunciò ed incrociò le braccia al petto.
«Ascoltami, Claire» sbottai.
«So di aver sbagliato.» sbuffai. Ero frustrato e non poco. Avevo lasciato che una ragazza diventasse una droga, una dipendenza. Claire fece una smorfia e pensai a quanto all'apparenza sembrasse carina e a modo, era tutt'altro.
Con Yasmine si comportava così?
«Eri sotto effetto di alcolici?» domandò. Corrucciai le sopracciglia e lei sbuffò alzando gli occhi al cielo.
«Sai che non posso fare niente» continuò con lo sguardo sulle scarpe.
«Claire» chiamai e mi mi avvicinai maggiormente. I suoi occhi celesti mi scrutarono a lungo.
«Ho passato l'ultima settimana a torturarmi» sbottai, «Volevo lasciarla andare ma non posso e non ci riesco» mugolai mentre iniziavo a scendere le scale. Passò un istante e poi decine di flash ci accecarono.
«Rispondi alle loro domande» sussurrai. Claire alzò di nuovo gli occhi al cielo poi annuì.
«Sei la fidanzata?» chiese uno dei paparazzi. Aspettai la risposta di Claire ma non arrivò.
«No» risposi al suo posto. La guardai di sottecchi, camminava lentamente e sorrideva ad ognuno di loro.
«Chi sei?» chiesero ancora.
«Un'amica di Yasmine» urlai.
«Crew? State ancora insieme Justin?» urlò un altro. Annuii ed urlai di nuovo un "si" aprendo la portiera. Claire si sedette accanto a me con lo sguardo sul finestrino.
«Sei veramente una stronza» brontolai accendendo il motore. Non rispose e quando partimmo si girò verso di me.
«Scordati il mio aiuto, Bieber» fece con voce stridula. Sbuffai infastidito e strinsi i pugni per la rabbia, fantastico.

Yasmine

«Justin?» chiesi quando aprii la porta. Il cuore perse qualche battito nel vederlo lì fuori. Sospirai e allungò la mano verso di me, mi scansai di scatto come bruciata dal fuoco e poi realizzai che voleva solo darmi il cellulare. Ecco dov'era.
«Era da me» soffiò. Annuii e mi mossi velocemente per prenderlo, le nostre mani si sfiorarono e rabbrividii al pensiero di come la stessa pelle avesse toccato Ariana.
Strinsi il telefono come fosse la mia vita e con movimenti veloci tentai di chiudere la porta, mise il piede tra il montante e il legno.
«Voglio solo raccontarti com'è andata» fece. Non scossi la testa e non urlai, quel ragazzo mi aveva risucchiato così tante energie che non potevo permettermelo. Annuii chiudendomi la porta dietro, il leggero vento mi spettinò i capelli e abbassai il volto verso terra. Quando si si sedette sul dondolo sentii il cuore battere all'impazzata mentre la mente cercava di scacciare via i ricordi. Le sue labbra sul mio collo, le braccia intorno alla mia vita, la pelle d'oca, la sua voce calda.
«Yasmine» sbarrai gli occhi vedendolo di colpo davanti a me. Dovevo calmarmi. Scossi la testa e lo seguii sul dondolo.
«Non tralasciare nulla» sussurrai. Sarebbe stata la mia distruzione, forse dopo avrei capito di dover cambiare campo.
«Ariana mi ha chiamato chiedendomi di uscire mentre stavo lavorando, aveva bisogno di parlare» rivelò.
«Di cosa?» chiesi. Non riuscivo più a trattenermi. Calò il silenzio per un po', riuscivo solo a sentire il mio cuore battere a mille e le mani sudate. Justin sospirò.
«Crede di essere incinta» sussurrò con voce rotta. In una frase appena pronunciata si nascose il mio respiro. Presi aria per due persone, forse una decina, e poi lasciai al panico la via libera. Scherzava o diceva sul serio?
«Justin» mugolai. Quando le lacrime divennero troppe venni invasa dai singhiozzi sotto il suo sguardo. Non riuscivo a pensare, il cervello continuava solamente a fare un gran baccano insieme al cuore.
«Ti prego» pregai senza fiato. Non rispose ma quando mi guardò ottenni la mia risposta.
«Va via» tirai su col naso e mi rannicchiai con le gambe al petto.
«L'ultima volta che ho fatto--» rabbrividii e lo bloccai.
«Non dirlo» scandii. Santa pace, non riuscivo nemmeno a ricordare come respirare.
«È stato il giorno prima di conoscerti, per questo ero in ritardo» affermò e poggiò la mano sulla mia guancia muovendo il pollice su e giù, non la tolsi ma mentirei se dicessi che non mi diede fastidio. Strinsi gli occhi e sbattei più volte le palpebre per colpa della vista sfocata.
«Non sa chi è il padre» soffiò. Dietro ogni sua frase o singola parola sussurrata c'era una parte di me pronta ad essere distrutta, ero come un vaso lanciato contro il muro o una fune rotta per il troppo peso e Justin era la mano e l'incudine.
«Quando si saprà?» domandai tremante.
«Quando nascerà» rispose. Un altro colpo al cuore. Non so quanto tempo passammo in silenzio ma ne ebbi abbastanza per guardarmi intorno. Era buio come il mio cuore, il vento soffiava e in lontananza riuscivo a sentire dei cani abbaiare. Il cielo era scuro e le nuvole si muovevano velocemente come i pensieri nella mia testa. La mia rabbia era svanita, erano rimaste solo la pressione bassa e le lacrime sulle guance.
«Continua» ruppi la "quiete" e cacciai indietro le lacrime.
«Quando l'ho baciata non sapevo niente, me l'ha detto durante il ritorno» annunciò, gli occhi tornarono a bruciare.
«Volevo provare a me stesso che avrei rovinato anche te» sussurrò e mi chiesi di cosa parlasse.
«Non sono la persona giusta per te.» brontolò e chiusi gli occhi, non sapevo davvero cosa rispondere ormai.
«Dovrei lasciarti andare» continuò e rabbrividii «ma non ci riesco e non voglio, sono un fottuto egoista» la sua voce si incrinò.
«Volevo convincermi che ogni donna può farmi sentire come fai tu ma non è così» mugolò.
«Nessuna ha le tue labbra né tanto meno la tua voce, non hanno il tuo profumo e non mi guardano come mi guardi tu. Nessuna donna arrossirà mai come fai tu quando ricevi un complimento e nessuna mi farà sentire libero di essere chi sono realmente, solo tu sai farmi sentire in quel modo» soffiò lasciandomi senza respiro. Ingoiai pesantemente e scossi la testa. Le sue parole non cambiavano i fatti, avevo bisogno di tempo.
«Justin» sussurrai.
«Sono confusa e - buttai fuori un respiro pesante - devo pensare» ammisi.

Capitolo 4
Ritardo colossale ma ecco a voi il capitolo 4!
Justin ha appena innescato una bomba che potrebbe scoppiare da un momento all'altro, cosa ne pensate? Come avreste reagito al posto di Yasmine? E cosa pensate di Ariana? Fatemelo sapere nei commenti, se il capitolo vi è piaciuto votate e condividetelo con i vostri amici. Il Capitolo 5 arriverà appena mi è possibile pubblicare.😘

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