Capitolo 4

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Sharon POV

Percepivo un nodo alla gola, non riuscivo ad ingoiare la saliva e gli occhi mi bruciavano ed erano gonfi e rossi.
Mia madre mi guardava triste, come se la colpa di tutto fosse solo sua, mi stringeva forte le mani e mi fissava con quegli occhi profondi capaci di farti perdere in un momento, occhi che ti scrutavano silenziosi e implacabili.
Sapevo che capiva il mio dolore, lo stomaco chiuso e il mal di testa forte.

Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai alla finestra vicino il grande scaffale pieno di libri.
Mi persi nel racconto mentre cercavo lui, le sue gemme azzurre capaci di riflettere la luce della luna e sminuirla.
Non pensavo che un semplice incontro potesse farti sentire così a pezzi se non lo hai affianco a te, non ero più Samantha, ero incompleta e rotta, consapevole di non poter stare con lui, un mostro infernale.
Mi aveva già avvolto nelle sue spire, aveva fatto il suo ingresso e poi era sparito nel nulla.

Distolsi lo sguardo dal panorama colorato appena finii il mio racconto, mamma mi si avvicinò stringendomi a sé.
"Figlia mia, non dovrei dirlo, tuo padre non approverebbe, ma io non voglio vederti così. Segui il tuo cuore, non compiere il mio stesso sbaglio, dentro di te sai già che fare. Rifletti e quando sarai pronta accetta la realtà e vieni a dirmelo."
Rimasi per qualche momento interdetta, mi diede un bacio sulla guancia e uscì dalla stanza per andare alla mensa.

Mi fischiano le orecchie e le tempie pulsavano, presi il foglietto della profezia e lo rilessi ancora, una parte di me non voleva crederci, sperava fosse tutto un sogno.

Mi sentii avvolte in spire profumate di abete e muschio, un odore pungente e fresco, come il bosco dopo che è piovuto.
Un ticchettio leggero al vetro della finestra mi fece voltare, sapevo chi era, e lo sapeva anche mamma che aveva creato un varco tra le sentinelle per farlo passare, almeno così speravo.
Mi girai a guardarlo e rimasi pietrificata, era di una bellezza disarmante, unica e sfregiata.
Gli occhi azzurri mi sussurravano i segreti più oscuri e i piaceri perduti.
Aveva la mascella contratta, i fili d'oro dei capelli erano scompigliati, sotto le mani tenere del vento.

Andai alla finestra e lo feci entrare, rimanendo a distanza, sapevo chi era e non potevo abbassare la guardia.

" Perché pensi questo di me? Perché piangi se sai che non posso consolarti?"
Boccheggiai, aveva una voce profonda e cupa, che mi fece risvegliare dallo stato di trans in cui ero caduta.
" Cosa dovrei fare? Essere contenta perché il mio Mate è un lupo infernale?"
" Non sei la persona giusta per parlare di questo, sai benissimo anche tu che sei un lupo a metà tra l'angelico e il maledetto."
"Tu co-.."
Non riuscii a terminare la seconda parola che le sue labbra calde di scontrarono con le mie, mentre le sue mani ricercarono le mie. Mi spinse piano verso la parete e tenendomi stretta a sé, senza staccare la sua bocca dalla mia, mi mise una mano tra i capelli mentre l'altra mi attraversava il volto, come se dovesse imprimere nel palmo le forme del mio viso.
"Non devi piangere per chi non ti merita, non sono ciò che pensate, molto peggio. Ma giuro che ti proteggerò a costo della vita."
"Rimani con me, troveremo una soluzione."
"Non sei neppure tu convinta di ciò che dici e io non solo alla tua altezza e rischio solo di ferirti. Perdonami."

Sparì, si disintegrò come un castello di sabbia in balia delle onde.
Mi sedetti traballando al tavolo, c'era un biglietto ingiallito con una scrittura leggera e precisa: "Ricercami dentro di te e dove sono sempre stato".

Damn MateOn viuen les histories. Descobreix ara