Capitolo 1

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<<Conosco quella faccia. Cos'è, sei scettico?>> chiese Jin con la solita calma, approfittando di quell'attimo di silenzio per mandare giù due sorsi del Dom Pérignon che stagnava nel suo calice da una mezz'ora buona. Ebbe persino il tempo di schioccare leggermente la lingua sul palato e appoggiare il bicchiere silenziosamente prima che Jimin si decidesse a parlare.

<<Non se ne parla.>> si limitò a dire, dopo essersi abbandonato impercettibilmente sulla sedia e aver lanciato un sguardo sospettoso alle persone nel ristorante. Stava reprimendo dall'inizio della cena la necessità morbosa di passarsi una mano tra i capelli, il tutto per non fare la figura dell'idiota e non ritrovarsi le dita, anziché a contatto con le ciocche morbide, sopra la stoffa del cappello che stava indossando.

"Misure precauzionali"- come le aveva chiamate Jin- che, col tempo, erano entrate a far parte della sua quotidianità. Inizialmente non era stato molto automatico essere previdente ma, da un certo punto in poi, era diventato improponibile persino passeggiare senza una mascherina che gli coprisse il volto.

Come al solito, Jin dimostrò il più perfetto dei tempismi, congiungendo le mani con fare professionale e zelante. <<Se non avessi insistito nel venire in questo locale affollato avremmo potuto cenare con tranquillità senza che ti vestissi come un ricercato. In ogni caso, qui lo champagne è ottimo>> prese una piccola pausa <<Quindi?>> domandò, stufo di quel silenzio.

<<Non puoi chiedermi una cosa del genere di punto in bianco. Non lo farò neanche morto e so bene di avere diritto a tutti gli avvocati che voglio>> rispose freddo: era turbato, e non solo per l'atmosfera del locale che iniziava a soffocarlo, ma per tutti i problemi che stavano venendo a galla in quei giorni. Quella cena era da subito stata preceduta da un brutto presentimento, perché erano poche le questioni che richiedevano una chiacchierata in privato e, quasi sempre, non promettevano nulla di buono.

<<Certo, avvocati forniti dalla stessa agenzia che ti licenzierà se non collabori. Parliamoci chiaro Jimin, il fatto che tu lo faccia è dato per scontato. Sai meglio di me quanto sia spietato questo settore e quanti pochi soldi siano rimasi all'agenzia. Sei l'artista di punta, pensaci; salveresti tutti con una mossa e può solo andare a tuo vantaggio. La gente si interesserà di nuovo a te e alla tua musica in un batter d'occhio e tutto finirebbe ancora prima di iniziare. Ti è andata bene, c'è chi è costretto a fare molto peggio anche solo per sopravvivere come trainee>> Benché fosse alterato, Jin non si scompose di un millimetro e non lasciò neanche che il suo tono di voce cambiasse, mentre osservava Jimin stringere i pugni e abbassare la testa.

<<E quindi pensi che una finta relazione sia una cosa da prendere così alla leggera?!>> sussurrò l'altro di rimando, assoggettato dalla presenza delle persone ai tavoli vicini, che intanto ridevano e parlavano come se nulla fosse <<Non sono tutti maniaci del lavoro come te e, si da il caso, che io dia peso a queste cose.>> sibilò, stressato, più che arrabbiato. Sapeva di non doversela prendere col suo manager per quella situazione e quasi si sentì in colpa per star rendendo il tutto ancora più difficile con le sue lamentele.

Doveva chinare la testa se davvero teneva alla sua carriera. Contemporaneamente però non riusciva a capacitarsene, dato che era sempre passato da tutte le porte senza mai doversi abbassare, metaforicamente e non.

Jin, d'altra parte, non riuscì a biasimarlo. Prese un grosso respiro e chiuse gli occhi, solo per tirare fuori tutta la franchezza che gli era valsa l'assunzione, anni prima. Nessuno come lui, curava i capricci degli influenti. <<Non pensare che non ti capisca, dico solo che dovresti fare uno sforzo. Mi accerterò personalmente che tutto vada liscio, tu devi soltanto dare la mano a qualcuno e farti fotografare mentre gli apri la portiera della macchina>>

Cocomero || YoonminWhere stories live. Discover now