CAPITOLO 13

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SKYE

 Luke mi ha portata a cena in un ristorante in riva al mare. Wow! Non ho mai avuto un appuntamento con qualcuno, tantomeno uno davanti alla spiaggia. Un uragano di emozioni mi sta travolgendo ma devo cercare di sembrare calma. Luke mi ha detto che non vuole che io mi senta a disagio con lui, ed è quello che sto provando a fare.

≪Che cosa desidera, signorina?≫ mi chiede ad un certo punto una voce femminile alla mia destra. Vengo presa alla sprovvista, ero talmente concentrata a domare le mie emozioni che non ho nemmeno sfogliato il menù aperto davanti ai miei occhi. Guardo il menù e dico il primo piatto che riesco a leggere.

≪Mhhh…. Spaghetti allo scoglio…?≫ fortunatamente è un piatto che mi piace.

≪Per lei, signore?≫ chiede la cameriera, riferendosi a Luke. Santo cielo! L’ha chiamato signore! Trattengo una risata divertita, che rimando a dopo che la cameriera se ne sarà andata.

≪Anche per me.≫ risponde Luke, un po’ confuso.

Quando la cameriera se ne va, mi lascio scappare la risata che avevo trattenuto e Luke mi guarda con fare interrogativo.

≪Che c’è?≫ mi chiede.

≪Ti ha chiamato “signore”, non so se te ne sei reso conto.≫

≪Ah già. Secondo me, non sapeva come chiamarmi. Non esistono altri modi gentili per riferirsi ad un ragazzo in un ristorante. Sarebbe stato maleducato se mi avesse chiamato “ragazzino” o “signorino”.≫ mi spiega divertito.

≪Già, questo è vero.≫

Prendo il bicchiere d’acqua davanti a me e ne bevo un sorso. Rimaniamo un attimo in silenzio e io ne approfitto per contemplare il mare calmo e il riflesso della luna piena sull’acqua scura. Amo il mare di notte, mi infonde tranquillità, forse è l’unico posto in cui riesco a sentirmi in pace con me stessa. Ci andavo spesso quando abitavo a Perth. Già, una vita fa.

≪A cosa pensi?≫ mi chiede improvvisamente Luke, risvegliandomi dai miei pensieri.

≪Niente in particolare.≫ gli rispondo vaga. ≪Luke, perché mi hai portato qui?≫ gli chiedo, socchiudendo leggermente gli occhi.

≪Non c’è un vero e proprio motivo.≫ mi dice, picchiettandosi il mento. ≪Volevo solo farmi perdonare.≫

Io mi sporgo leggermente sopra il tavolo. ≪Perdonare?≫ chiedo confusa.

≪Ti avevo invitato alla festa, e anche se tu sei venuta senza avvisarmi, mi sono comunque fatto trovare ubriaco. E mi hai anche portato a casa tua.≫ mi spiega, sporgendosi a sua volta sopra il tavolo. Ora siamo a faccia a faccia, i suoi occhi nei miei. ≪Mi ero già scusato, ma volevo farlo in un modo decente.≫ dice alzando un angolo della bocca.

≪Non ce n’era veramente bisogno.≫ gli rispondo, abbassando lo sguardo. ≪In ogni caso, grazie.≫ gli dico timidamente.

Arrivano i nostri piatti e noi cominciamo a mangiare silenziosamente, guastandoci il cibo.

Quando usciamo dal ristorante sento un vento fresco sfiorarmi le guance. Mi stringo nel mio cardigan e Luke fa lo stesso nella sua felpa. Ma come se non fosse abbastanza contento decide di mettermi un braccio intorno alle spalle e stringermi contro di lui. Mi irrigidisco a questo improvviso contatto fisico, ma ricordo che devo cercare di non sentirmi a disagio, quindi mi abbandono contro di lui. E sento di nuovo quel senso di protezione che sento ogni volta che sono vicino a lui. Camminiamo sul lungomare per un po’ senza parlare.  

≪Vuoi andare in spiaggia?≫ mi chiede Luke, abbassando lo sguardo verso di me. Io lancio un’occhiata al mare e un sorriso gigante mi si stampa in faccia.

Magnets| Luke HemmingsWhere stories live. Discover now