CAPITOLO 1

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SKYE

Primo giorno di scuola e mio padre ha deciso di accompagnarmici in auto.

《Dai Skye, fatti accompagnare il primo giorno. Non posso rischiare che tu ti perda.》 mi ha supplicato stamattina appena mi ha vista in giro per casa. Mi sono chiesta se avesse presente la strada che congiunge casa nostra alla scuola. Perché è completamente dritta, zero incroci, zero bivi, zero rotonde. E mi sono anche chiesta se si ricordasse la mia età. Ce ne vuole per perdersi in una strada dritta a sedici anni. E pensandoci sono giunta alla conclusione che forse mi conosce troppo bene e sa che ho paura di affrontare le cose nuove e che se mi avesse lasciato andare da sola, a piedi, sarei potuta scappare. E quindi riuscire a  trovare il modo di perdermi in una strada dritta. Ho accettato il suo passaggio un po' titubante e ora eccomi davanti a questo edificio estraneo. Circondato da tutta questa gente estranea.

Ho preferito partire un po' in anticipo da casa e arrivare dieci minuti prima dell'inizio delle lezioni per poter andare a prendere il programma in segreteria.

《Okay papà, io vado.》 dico un po' incerta. 《Allora...》 esito un attimo. 《Ci vediamo stasera. Va bene?》

Lo guardo sperando che non capisca che sono terribilmente in ansia e ho paura. Anche se so che lui ormai l'ha già capito.

《Tesoro, mi raccomando. Lo so che sei agitata perché è il primo giorno e non conosci nessuno. Ma sono sicuro che riuscirai ad ambientarti.》 mi dice appongiando una mano sul mio ginocchio. Le lacrime cominciano a pungermi gli occhi, minacciando di uscire. Ma io le ricaccio dentro. Mio padre non mi ha mai vista piangere, tranne quel giorno. Ho sempre cercato di tenerlo all'oscuro di tutto il mio dolore, per non farlo preoccupare. E non posso piangere proprio adesso per una cazzata come il primo giorno di scuola.  

《Okay papà. Vado, ciao!》 lo saluto sbrigandomi ad uscire dalla macchina e a chiudere la portiera. Non sono abituata a questi discorsi da parte sua. Cammino sul prato diretta verso le scalinate della scuola, mentre aspetto che lui se ne vada. Quando sento l'auto andarsene mi fermo. Torno indietro. Cosa sto facendo? Non starò mica scappando, vero? Non posso farlo. L'ansia comincia a salire e mi gira la testa. Mi siedo sulla muretta che circonda la scuola e fisso un punto nell'asfalto del marciapiede. Mi ordino di calmarmi, è solo un primo giorno di scuola. Sì, in una scuola che non conosco. Piena di gente che non ho mai visto. Non conosco nessuno. Sono sola e ho paura di rimanerci. Chissà come mi troverò. L'anno scorso avevo delle amiche, alle quali volevo più o meno bene. E poi ho conosciuto Alex, è entrato nella mia vita come un uragano, è diventato tutta la mia vita. E poi è successo quello che è successo. Lui ha spazzato via tutto dentro di me, con la sua morte, come solo un uragano sa fare.

Sento un clacson suonare a poca distanza da me che mi risveglia dai miei pensieri. Mi accorgo di avere gli occhi velati dalle lacrime e decido che ce la devo fare da sola. Perché ho imparato ad andare avanti, da sola. E non voglio essere una codarda, non voglio più scappare dai problemi e dalle sfide, voglio affrontarli. Così mi alzo dalla muretta e mi dirigo verso l'entrata dell'edificio a grandi passi perché sono estremamente in ritardo. E mentre penso a dove potrebbe essere la segreteria guardandomi in giro, qualcuno mi urta violentemente la spalla. Mi sbilancio all'indietro e per poco non cado.

《Oddio scusami!》 mi dice una voce squillante di una ragazza. Io mi volto verso la sua direzione un po' disorientata. Trovo due occhioni verdi guardarmi preoccupati. Oddio.

《Scusami tu.》 dico timidamente. 《Ti sei fatta male?》

《No, io no. Tu?》 vedo il volto della ragazza rilassarsi, tutti i suoi lineamenti si fanno più morbidi. Si ravviva i ricci neri e sorride con un angolo della bocca.

《No.》 rispondo allontanandomi, ricordando di essere in ritardo.

《Scusa, prima che tu te ne vada, aspetta. Sai per caso dov'è la segreteria?》 mi chiede allungando un braccio verso di me. Io sorrido timidamente e scuoto leggermente la testa.

《La sto cercando anche io.》 le rispondo ridendo.

Sorride anche lei e fa un passo verso di me. 《Bé cerchiamola insieme, allora.》 mi si affianca. 《Anzi no. Ho appena adocchiato un tipo figo che ci potrà aiutare di sicuro!》 dice prendendomi la mano e trascinandomi in mezzo alla folla di ragazzi. Dove mi sta portando? Chi è,  non ci conosciamo neppure! Le persone qui sono tutte così.... Amichevoli? Ad un certo punto si ferma di colpo e io alzo lo sguardo trovandomi davanti ad un ragazzo biondo, alto, con gli occhi di un azzurro... Come l'azzurro del mare. O del cielo. Insomma di un azzurro in cui puoi perderti per poi non ritrovarti più. Oddio. La ragazza che ho appena incontrato gli sta chiedendo dov'é la segreteria. Ma lui non risponde. E lo so perché da quando ho incontrato il suo sguardo io mi sono persa, come una naufraga che si perde in pieno oceano, e lui non mi sta aiutando per niente perché continua a fissarmi.

《Ehi? Scusa?》 lo distrae la mia nuova "amica". E lui finalmente sposta il suo sguardo su di lei e mi lascia libera. Ritorno a respirare, non mi ero accorta di essere in apnea. Il ragazzo sorride alzando un angolo della bocca e so che sta ridendo di me perché sono un'ebete. Ma non ho mai visto un ragazzo così bello da togliere il fiato. E subito mi ritorna in mente Alex, ed è come se una lama mi trafiggesse il petto. Sono sensi di colpa questi? Da quando Alex mi ha rubato il cuore e anche l'anima non ho più guardato nessun altro ragazzo. E ora mi sento strana.

《La segreteria?》 chiede alla ragazza dagli occhi verdi un po' frastornato. 《È in fondo al corridoio. L'ultima porta a destra.》 le risponde.

《Okay grazie mille.》 dice lei entusiasta.《Ci si vede in giro.》

《Certo.》 risponde lui sorridendomi e facendo spuntare un'irresistibile fossetta sulla guancia che mi fa sentire ancora più rincoglionita.

Magnets| Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora