CAPITOLO 5

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SKYE

Sono un fascio di nervi. Alla prima ora ho l'incontro con la psicologa. Io non sono mai andata da una psicologa. Ieri sera mentre mi facevo la doccia ho pensato a cosa potrebbe chiedermi, ho cercato di formulare un discorso concreto. Anche se so che non dirò niente di quello che ho pensato.

Sono seduta sulla muretta che circonda la scuola con Emily e sto aspettando il suono della campanella.

《Ehi.》 mi dice Emily dolcemente, appoggiandomi una mano sulla spalla. 《Stai tranquilla. Andrà tutto bene, finiscila di mangiarti quelle unghie.》

Mi tolgo il pollice dalle labbra e cerco di calmarmi. Ha ragione Emily, andrà tutto bene. La psicologa non è un pitbull pronto a sbranarmi, è una psicologa e ci vado per essere aiutata. Ma non sono abituata a parlare di me, dei miei problemi e tutto il resto, non l'ho mai fatto, quindi forse è questo che mi preoccupa.

《Grazie per non essertene andata. O per non avermi giudicata.》 dico ad Emily.

《Ma stai scherzando, vero? Non c'è niente di male in quello che stai facendo.》 mi dice accarezzandomi la spalla.

《Okay.》 e nel momento in cui le rispondo suona anche la campanella. Balzo in piedi effetto molla, e mi sistemo lo zaino in spalla. 《Ci vado da sola.》 dico ad Emily.

《Sicura?》 mi guarda preoccupata.

《Certo.》 le sorrido timidamente. 《Ci vediamo a pranzo.》

Mentre entro a scuola intravedo Luke con una ragazza dai capelli rosso fuoco avvinghiata al suo braccio. Bene! Lancio loro un paio di occhiate e dentro di me sento qualcosa accendersi, ma non capisco cos'è e non voglio pensarci proprio ora che l'ansia mi sta divorando viva.

Entro velocemente a scuola e mi fiondo su per le scale per fare in modo che Luke non mi veda. Rallento il passo quando raggiungo il piano superiore e cerco di regolare il respiro. Devo calmarmi, cazzo. Odio quando devo affrontare qualcosa di nuovo e tutto quello che vorrei fare è darmela a gambe levate.

Raggiungo la porta dello sportello di ascolto e mi ci fermo davanti. Faccio un respiro profondo e, senza pensare troppo a dove sono e a cosa sto facendo, busso due volte e senza aspettare una risposta apro la porta lentamente. Entro prima di tutto con la testa per essere sicura che ci sia qualcuno e quando vedo una donna minuta, piuttosto giovane, dai capelli castani e lo sguardo confortante, seduta dietro la scrivania, mi chiudo la porta alla spalle. La stanza profuma di vaniglia ma non ha un aspetto per niente confortevole. È fredda e vuota. C'è solo una scrivania con una sedia vuota davanti, che immagino sia per i "pazienti", e la psicologa seduta dall'altra parte. Le pareti sono di un azzurro spento e dalle finestre entra la luce mattutina. Niente dentro a questa stanza riesce e mettermi a mio agio, forse solo la psicologa. La guardo e lei mi sorride. E molto giovane, avrà una trentina d'anni.  "Dove sono finita?" mi domando.

《Ciao.》 mi dice la psicologa mentre mi siedo sulla sedia, di fronte a lei.《Tu devi essere Skye, giusto?》

《Sì.》 rispondo timidamente. Lei abbassa la testa verso la montagna di fogli appoggiati sulla scrivania e scrive qualcosa.

《Bene, Skye.》 rialza la testa mantenendo quel sorriso confortevole. 《Quanti anni hai?》

《Sedici, quasi diciassette.》

《Sei mai stata da una psicologa, prima?》 mi chiede appoggiandosi allo schienale della sedia. Non interrompe il contatto visivo nemmeno per un secondo e io mi sento... Un po' in ambarazzo.

《No.》 le mani mi tremano e, sebbene non sia così freddo, sono ghiacciate.

《Okay.》 annuisce con la testa. 《Beh, io mi chiamo Alexis e da oggi sarò la tua psicologa. Sono nuova in questa scuola, l'anno scorso lavoravo in un altro posto. Però penso che questo luogo mi piaccia, sai?》

Magnets| Luke HemmingsWhere stories live. Discover now