Capitolo 3: Solitario

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«Okay.» inizia.
«Okay?» chiedo.
«È da mezz'ora che voglio chiederti che diavolo ci fai su questo treno.»

È passata un'ora.
Una sola ora.
Non so se voglio più accorciare i tempi o tornarci indietro.
Di secondo nome dovevano chiamarmi Incertezza.

«Te l'ho già detto, vado da mia zia.» sorrido.
«Sì, ma... senza valige? Da sola? Nel bel mezzo della notte? Scusa, ma mi susciti troppa curiosità.»
«B-beh...»

Non mi aspettavo questa domanda.
Che diavolo mi devo inventare, ora?

«S-sta male. Sì, mia zia sta male e l'ho saputo con davvero poco preavviso. Ho un paio di vestiti lì ed una camera, quindi ho deciso di non portarmi nulla. Ecco.»
«Ah, ora capisco. Mi dispiace per tua zia, che cos'ha? Se posso chiedere.»
«È caduta dalle scale. Si è rotta una gamba.»
«Ho capito. Mi dispiace molto.»

Mi soffermo nuovamente sulla sua mano. Sulla sua fede nuziale, per la precisione. Chissà com'è fatta sua moglie, chissà se hanno dei figli. Chissà quanti anni ha. Dave mi incuriosisce ogni secondo di più.

«Si chiama Penelope.» sorride, dando voce ai miei pensieri.
«Scusa, non volevo fissare con insistenza la tua fede.»
«Tranquilla.»
«È un bellissimo nome, da quanto siete sposati?»
«Un anno.» sorride a trentadue denti.
«Posso chiederti quanti anni hai?»
«Venticinque. E tu, Amanda?»
«Ventiquattro.»
«Wow, scusa, ti credevo una diciottenne.» ride.
«Spero sia un complimento.» sorrido.
«Lo è.»

Pensare che lui alla mia età già era sposato, mi fa pensare a quanto io sia sola. Non ho mai avuto uno straccio di fidanzato o mezzo amico. Lui invece sembra uno di quelli circondati sempre da bella gente. Me lo immagino di fianco a sua moglie, in mezzo ai loro amici. Scommetto anche che siano entrambi ricchi da far schifo. Di solito odio quelli che appaiono come Dave, ovvero ricconi con la puzza sotto al naso, ma il ragazzo seduto di fronte a me sembra tutt'altro. Dave sembra essere una persona buona e dolce. E nonostante i suoi occhi siano tanto glaciali da congelarmi il sangue nelle vene, sento che ha un cuore enorme.

Però va bene così.
Non tutti siamo destinati a stare in compagnia. C'è chi è solitario, chi ama stare solo. Chi ama il silenzio ed odia la gente. Come me. Sono stata destinata ad una vita da misantropo, e non me ne faccio una colpa.
Sto bene con me stessa, e questa è l'unica cosa che conta. Perché quando sarò in pericolo, in difficoltà o sul punto di morte, con me non ci sarà nessuno. Se non me stessa.

«Avete figli?» chiedo.
«No.»
«Li vorreste?»
«Un maschio e due femmine, se possibile.»
«Hai le idee chiare.» abbozzo ad un sorriso.
«Tu? Non vedo anelli, hai un ragazzo?»
«No.»
«Strano.» commenta, squadrandomi, piegando la testa da un lato per vedermi meglio.
«Perché?»
«Sei affascinante.»
Sorrido. «Questo lo dirò a tua moglie.»
«Mi darebbe ragione.» ride.
«Mi metti in imbarazzo.»
«Ti ho solo fatto un complimento.» sorride dolcemente.
«È già il secondo che mi fai.»
«E tu non me ne hai fatto nemmeno uno, dovrei essere offeso. Sai?»
«Okay. I tuoi occhi sono molto belli e russi piano.»
«Grazie?» chiede sorridendo, ma confuso.
«Figurati.»

~~~
Buonasera come state?
Io male, ma comunque il capitolp vi è piaciuto? Fatemelo sapere con un commento, se vi va.
Grazie per leggere tutto quello che scrivo, lo apprezzo più di quanto voi pensiate.

-Alessia

B-234 (in pausa)Where stories live. Discover now