«Il volo da Roma arriverà tra dieci minuti» dico, controllando il tabellone con tutti i voli.

«Vuoi aspettare veramente in piedi?» chiede Paulo mentre io mi dirigo verso il settore degli arrivi.

«Stai in piedi e possibilmente in silenzio, mi faresti veramente un favore» commento acidamente, ma lui non mi sente. O fa finta di non sentirmi per evitare di cominciare a litigare.

«Bene, volete giocare a nomi cose città per passare il tempo?» chiede Nahuel, cercando di alleggerire l'atmosfera, anche se sembra una cosa difficile.

«Non so come si gioca» rispondo, guardando le persone che camminano, cercando familiari i amici che sono venuti a prenderli.

«Bene, allora stiamo in silenzio» sospira, facendo finta che la tensione non si possa tagliare facilmente con il coltello. O con il dito.

Nei seguenti cinque minuti guardo l'orologio per almeno dieci volte, pregando ogni volta che il tempo velocizzi il suo trascorso per evitare che questa situazione continui.

«Fe!» un urlo si alza davanti a me e presto sento le braccia di Dolores stringersi intorno a me. Profuma di carne in scatola e di profumo alla vaniglia un po' sfumato.

«Oddio, quanto mi sei mancata» le rispondo, sorridendo da un orecchio all'altro. Mi è mancata davvero.

«Anche tu bella» risponde, stampandomi un bacio sulla guancia, per poi allontanarsi «Zio!» esclama, per poi gettarsi su Paulo, che la abbraccia contento.

«Ehi» Lautaro si sistema il ciuffo prima da una parte e poi dall'altra, decisamente in imbarazzo, prima di avvicinarsi e abbracciarmi.

Stringo le sue spalle in imbarazzo, sorridendo un pochettino quando anche lui mi da un leggero bacio sulla guancia.

«Lautaro!» esclama Nahuel, fingendo tantissimo entusiasmo e facendo allontanare il ragazzo da me e salutandolo.

Paulo mi rivolge uno sguardo infuocato e prende la valigia della nipote, per poi continuare a parlare con lei.

«Com'è andato il viaggio?» chiedo al ragazzo di fianco a me mentre cominciamo a dirigerci verso la macchina.

«Molto bene, grazie per avermelo chiesto» sorride insicuro e si gira verso suo zio che non si è ancora degnato di salutarlo.

«Paulo» lo richiamo, guardandolo con gli occhi sbarrati, cercando di fargli capire cosa deve fare.

«Amore, dimmi» calca la prima parola come se fosse una sfida a chi fa pipì più lontano tra lui e il nipote. Sembra un bambino.

Lo guardo ancora un attimo, poi scuoto la testa e sbuffo, infastidita da quanto poco sia rispettoso.

«Andiamo, forza» Nahuel ci salva di nuovo e sospira, facendo cenno a Dolores di salire in macchina.

«Guido io» annuncia Paulo, prendendo le chiavi della macchina dalla mia mano e salendo con tutta la nonchalance del mondo.

Mi siedo accanto a lui e allaccio la cintura, per poi prendere possesso della radio prima che lo faccia chiunque altro.

La gara di testosterone tra i due Dybala continua, con il più grande che posa una mano sulla mia coscia e io che allontano la gamba per farla cadere sul sedile. Lui fa schioccare la lingua sul palato e la rimette esattamente dov'era prima, infastidendomi. Questa volta, però, non mi allontano.

Il viaggio in macchina è silenzioso, tranne per Nahuel e Dolores che continuano a parlare per cercare di alleggerire la tensione.

«Bene, io vado» Nahuel saluta tutti, poi scavalca Lautaro e scende dalla macchina, dirigendosi a casa sua.

«Voi venite al mio appartamento?» chiede Paulo, rivolgendosi ai nipoti mentre guarda nello specchietto retrovisore.

«No, vado volentieri a casa, è stato un viaggio lungo» risponde la ragazza, sorridendo in modo entusiasta.

«Okay, vi accompagno io» annuncio. Paulo sbarra gli occhi e si gira verso di me proprio prima di parcheggiare sotto casa.

Gli sorrido innocentemente e gli indico la porta del palazzo, come a invitarlo a scendere dalla macchina.

«Stasera c'è quel film che ti piace tanto in tv, alle sette» sussurra, accarezzando la mia guancia e lasciandomi un bacio leggero sulle labbra.

«Aspettami allora» rispondo. Lui sorride vittorioso e scende dall'auto, rigirandosi le chiavi di casa tra le dita.

A differenza del viaggio precedente, quello con Lautaro e Dolores è molto più divertente e rilassato, tra battute varie e storie stravaganti.

«Vieni un attimo su?» chiede la ragazza, scendendo dall'auto e aprendo il bagagliaio per prendere la valigia.

«Solo un attimo, poi devo tornare a casa» sorrido, liberandomi dalla cintura e seguendoli per il condominio. Non so come facciano ad avere già le chiavi e onestamente non è la mia curiosità più grande al momento.

«L'ha comprato Paulo, ci veniamo spesso in estate con nostro padre e nostra madre» chiarisce il tutto Lautaro, facendomi cenno di salire le scale per prima. Annuisco semplicemente.

Dolores fa girare la chiave un paio di volte, poi apre la porta ed entra nell'appartamento, dirigendosi velocemente verso il corridoio che probabilmente da alle camere per lasciare la valigia.

«Io vado a farmi una doccia, odio la puzza di aeroporto» annuncia qualche secondo dopo, prendendo l'accappatoio e qualche asciugamano dalla valigia e portando un cambio in bagno. Il fratello ridacchia, accendendo le luci della cucina.

«Vuoi qualcosa da bere?» mi chiede, sedendosi al piccolo tavolo della cucina.

«Avresti seriamente qualcosa da offrirmi?» alzo un sopracciglio. Questo appartamento è stato chiuso per mesi, c'è veramente qualcosa da bere?

«Solo acqua» scoppio a ridere e lui con me, posando il cellulare sul tavolo e allontanandolo da sé.

«Posso farti una domanda?» mi guarda, aspettando che io risponda, ma tutto ciò a cui sto pensando è quanto questo momento mi ricordi quando io e Paulo non eravamo ancora così intimi come siamo ora e prima di chiedermi qualcosa di "rischioso" mi domandava sempre se poteva farmi una domanda.

Annuisco debolmente, metà impaurita e metà incuriosita da cosa potrebbe chiedermi.

«Tu e Paulo avete litigato?» allargo un po' gli occhi, stupita da questa domanda. Prima di rispondere, o anche solo pensare a una risposta, mi siedo davanti a lui.

Abbiamo litigato? No, nessuno ha urlato contro nessuno. Però in questi giorni è stato un continuo lanciare frecciatine, che poi si sono trasformati in sassi. Gran parte di ciò che faceva dava fastidio a me e, seppure apprezzassi i suoi sforzi per evitare che la cosa fosse reciproca, alla fine nasconderlo era diventato inutile.
In tutta questa situazione, poi, era caduto di conseguenza anche Nahuel, unico amico in comune e unico che ci sopportava entrambi, cercando di non far pendere l'ago della bilancia nonostante il suo rapporto con Paulo fosse molto più significativo di quello tra di noi.

«No, in realtà no» scuoto la testa ma abbasso lo sguardo, dandogli inconsciamente un segnale strano di ciò che sta succedendo tra di noi.

«Allora tutta la tensione in macchina era solo una mia impressione?» alza un sopracciglio, azione che gli ho visto fare così tante volte che ho perso il conto.

«No» ammetto, arricciando una ciocca di capelli sul dito per poi lasciarla andare e ricominciare «Sono ancora molto stanca a causa del viaggio e del jet lag, dormo poco la notte e involontariamente non lo lascio dormire tranquillamente, quindi siamo praticamente entrambi più fastidiosi del solito» scrollo le spalle, cercando di rendere la nostra situazione difficile il meno ovvia possibile.

«Come vuoi tu» sospira, per poi tirare fuori dalla valigia il libro di fisica e cominciare a sfogliarlo svogliatamente.

«Non guardarmi così, devo ancora recuperare fisica» dice, infastidito dal mio sguardo insistente. Io alzo le mani in segno di resa e provo un profondo senso di déjà-vu.

Io, Lautaro, fisica.

lollissimo

-2!!!!!

siete pronte/i????

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now