«E dai, mamma, ti sembra il caso?» esclama, la voce rotta e le guance rosse per l'imbarazzo crescente. Poso la mano sulla sua, che mi sta accarezzando la spalla, per calmarlo un po'.

«No, falla andare avanti» io e la donna seduta davanti a me ci scambiamo degli sguardi ostili, poi decidiamo, insieme, di deporre le armi.

«Quello che hai fatto, l'hai fatto perché volevi semplicemente vedere a modo tuo se sto con Paulo solo per i soldi o cose del genere?» le chiedo, cercando di capire il più possibile il suo punto di vista.

«Non totalmente, un po' mi stavi veramente antipatica» ammette serenamente, come se stesse dicendo che oggi fa freddo o mi stesse chiedendo se abbiamo del latte in casa.

«Apprezzo la sincerità» sospiro, annuendo, come a confermare il fatto che sto accettando le sue scuse al cento percento.

Allunga la sua mano destra sopra il tavolo, un po' insicura sul da farsi, ma io mi affretto a stringergliela e lei sorride grata, mentre Paulo sembra essere un bambino la mattina di Natale.

«E poi ho visto che hai pulito, questo tavolo è veramente scintillante» si complimenta, guardando il piano chiaro. Io faccio schioccare la lingua sul palato e alzo lo sguardo verso Paulo, che a stento trattiene le risate.

«Grazie» rispondo semplicemente. Forse se sapesse che proprio ieri io e il suo adorato bambino abbiamo scopato su questo tavolo ci farebbe arrivare ogni giorno una nuova bottiglietta di acqua santa e verrebbe personalmente a disinfettare qualsiasi superficie piana della casa.

«Quindi adesso che ne dici di mostrarmi quelle foto imbarazzanti di Paulo di cui mi parlavi prima?» le chiedo, beffandomi bellamente delle guance rosse dall'imbarazzo del diretto interessato.

«Mamma! Non è che vuoi andare a vedere come abbiamo sistemato la camera degli ospiti in uno studio?» si allontana da me per accompagnare la madre in corridoio e assicurarsi che vada veramente dove gli aveva detto lui.

Torna in soggiorno e si lascia cadere sul divano, indicando il posto libero e facendomi cenno di raggiungerlo. Mi siedo accanto a lui e poso la testa sul suo petto, per poi intrecciare le gambe con le sue.

«Questa veramente non me l'aspettavo, Dybala. Cos'è, un regalo di Natale in ritardo?» mormoro, mantenendo un tono di voce basso per evitare che mi senta sua madre dall'altra stanza. Lui scrolla le spalle.

«Le ho parlato appena è tornata a Torino, qualche giorno fa, dicendole chiaramente cosa pensavo del suo comportamento: che era infantile e che ti aveva offeso più e più volte» mi accarezza i capelli sulla nuca, per poi passare a quelli sulla schiena.

«E lei come ha risposto?» chiedo con un malcelato interesse. Non può essere che ha semplicemente accettato la cosa, non è da lei.

«Ha detto che era una follia per me stare con una ragazza così piccola e che stavo delirando. L'ho fatta sedere e le ho elencato tutti i motivi per cui stiamo insieme, escludendo il tuo culo spaziale e le tue tette ultra galattiche» alzo gli occhi al cielo e lui ridacchia.

«Lei ha sospirato e ha detto che avrebbe provato ad avere una relazione umana con te, senza pregiudizi o altro, e così ha fatto» dice molto semplicemente, come se non fosse niente.

«Grazie» sorrido teneramente quando mi chiede un bacio in cambio dell'enorme favore che mi ha fatto, e io glielo do volentieri.

Alicia si schiarisce la voce, facendomi sobbalzare e allontanare da lui. Anche se questa volta siamo entrambi vestiti, mi sembra di essere più in imbarazzo della volta in cui ci ha interrotto mentre eravamo entrambi quasi nudi nel letto.

«Cos'è questo rumore?» chiede subito la donna, facendoci stare in silenzio un attimo finché non si sente distintamente il suono di una suoneria del telefono.

«È il tuo?» chiedo a Paulo, visto che non riconosco il suono e non so veramente chi possa chiamarmi.

Il ragazzo scuote la testa pensieroso e si alza dal divano, per poi andare in camera e controllare cosa sia.

«Fe, sono le due!» esclama, tornando in salotto con uno sguardo compiaciuto in volto. Guarda prima me, poi sua madre e infine la cucina.

«E quindi?» chiedo, confusa. Se avessi saputo che succedeva qualcosa alle due probabilmente mi sarei preparata prima.

Paulo scuote la testa e apre il pensile della cucina in cui tiene tutte le tazze per la colazione e le vitamine che assume ogni mattina prima di mangiare. Prende una scatolina di un rosa pallido e io sento il sangue confluirmi tutto in testa, facendomi diventare rossa fino alla punta dei capelli.

Mi alzo velocemente in piedi, capendo cosa intendesse quando ha detto che sono le due. La pillola. Bisogna prenderla ogni giorno alla stessa ora, altrimenti non ha effetto. Era a quello che serviva la sveglia.

Prendo il bicchiere d'acqua che mi sta porgendo e la piccola pastiglia che tiene tra le dita, per poi mandare giù il tutto molto velocemente.

Alicia ha un sopracciglio alzato e un'espressione confusa è disegnata sul suo viso.

«Perché quella corsa? È successo qualcosa?» chiede, con sguardo attento su tutti i nostri movimenti. Io cerco di non dare troppo nell'occhio mentre nascondo la confezione dietro la schiena.

«No, assolutamente niente» sorrido in modo tirato, pregando che se ne vada al più presto.

Paulo sfila la confezione dalle mie dita e la rimette apposto nel mobile, facendo vedere chiaramente alla madre il colore inequivocabile e a cosa servano.

Bene, posso considerare questa tregua terminata. È stata breve ma intensa.

«Io vado a casa» dice poi, senza commentare l'accaduto in alcun modo e infilandosi la giacca.

«Lo studio è bello, ma secondo me la scrivania va sotto la finestra, non vicino alla porta» dice poi, uscendo dall'appartamento e lasciando il silenzio generale.

«Dybala, io ti giuro che non arrivi intero all'allenamento di domani» lo spingo lontano da me e corro in salotto, prendendo un cuscino e tirandoglielo addosso.

«Come cazzo ti è venuto in mente? Quel gesto voleva dire apertamente "facciamo sesso"!» continuo, tirandogliene un altro che lo colpisce in pieno viso.

«È mia madre, non ti farà mai niente» mi rilancia entrambi i cuscini, mancandomi per un soffio.

«"Abba, povero cagnolino"» ripeto le sue parole e mi lascio cadere sul divano. Prendo la testa tra le mani e sbuffo, cercando di far svanire tutto l'imbarazzo mentre la sua risata cristallina invade tutta la casa.

lollissimo

-3🙊🙊🙊

mi sono accorta che ultimamente non siete così partecipi della storia come lo eravate prima, successo qualcosa?

mancano 5 commenti per raggiungere i mille commenti, ci arriviamo in questo capitolo?

per i prossimi capitoli aspettatevi il peggio

ciaone

¡Mala Mía!paulo dybalaWo Geschichten leben. Entdecke jetzt