Una curiosità che forse non tutti sanno su Francis Scott Fitzgerald e la moglie Zelda Sayre:
La grande Zelda. Alla fine degli anni Venti, Zelda scrive con una certa continuità, e Scott pubblica questi pezzi a proprio nome, pur con il permesso di Zelda e l'avvallo di Harold Ober, l'agente di Scott. Il motivo era di ordine pratico: a nome Fitzgerald si potevano ottenere compensi molto più cospicui. Con quei soldi Zelda rinsaldava la sua indipendenza, pagandosi le lezioni di danza.
Per il biografo Jeffrey Mayers è indubitabile che Fitzgerald abbia usato materiale di Zelda (parti dei diari, lettere, discorsi, episodi) già a partire da Di qua dal paradiso). Zelda aveva talento, uno strano modo di associare le idee. Edmund Wilson ne era incantato: «Ho conosciuto poche donne capaci di esprimersi con tanta deliziosa freschezza. [...] I suoi discorsi evaporavano in un baleno».
Nel 1922, all'uscita di Belli e dannati, Zelda dichiara a una giornale: «Ho riconosciuto in una pagina un passo di un mio vecchio diario, scomparso misteriosamente, e stralci di mie lettere. Il signor Fitzgerald a quanto pare pensa che il plagio inizi a casa».
Il loro è un gioco di rimandi e accuse vertiginoso. «La scuola Fitzgerald è evidente», dice una volta al marito. «Però io sono più estatica, forse troppo. Visto che non sono capace di inventarmi qualcosa di diverso dalla reiterata serie di "disse", l'ho enfatizzata à la Hemingway ma in base alla mia pena».
(testo tratto da Sarà un capolavoro, Leonardo G. Luccone)
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On Writing - [1/8]
De TodoPrimo volume della collana "On Writing". Questo non è un saggio e nemmeno una guida. È vita reale, sono io che faccio i conti con la scrittura. Dal titolo - rubato a Stephen King - prende il nome l'intera collana. Nessun obiettivo, nessuna scaletta:...