26/08/2018

141 34 10
                                    

Penso che scrivere sia un po' la corsa delle discipline artistiche. Voglio dire, tecnicamente non hai bisogno di granché. Nel peggiore dei casi, la penna è la tua scarpa, e il foglio è la tua strada. Pantaloncini, maglietta, scendi e via. Forrest Gump docet. Il nuoto già è diverso, se non abiti al mare. Però d'inverno? Però se c'è il mare grosso? La bicicletta non ne parliamo. Prendi la mountain bike, per esempio. Raramente vai in giro da solo, e se lo fai devi prenotarti almeno una giornata perché devi spostarti, andare e tornare, mica le piste crescono dietro casa. E anche se crescono, poi le bici si rompono, e sono care, e hanno bisogno di manutenzione. Le scarpe, come le penne, quando le hai consumate le butti, che problema c'è? No, la bici direi che è quantomeno il cinema, e il nuoto è come la pittura. Anche qui un minimo di attrezzatura serve, intendo. Poi che scrivere sia facile, per un cazzo. Serve allenamento, le basi, ma anche un keniota corre tutti i giorni, che credevate?


Un keniota corre tutti i giorni.


Classica frase d'effetto che potrei tatuarmi su un braccio, così poi quando la gente me lo chiede rifaccio tutto il discorso, che se ostenti naturalezza magari sembra che l'hai pensato sul momento. Bravo, come sei intelligente, ma si vede che scrivi, bravo. E invece no, oggi non scrivo. Perché oggi c'è un cielo enorme, americano direi, che se si mantiene così invece stasera me ne vado a correre. E no, non mi tatuerei mai quella frasaccia sul braccio. Piuttosto mi tatuerei una citazione, americana anche lei, di quelle che piacciono a me, tipo:


He dances in light and in shadow and he is a great favorite. He never sleeps, the judge. He is dancing, dancing. He says that he will never die.


Figata (ps: la foto è vera e l'ho fatta mezzora fa dal mio balcone)

On Writing - [1/8]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora