Bugie bugie

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Ne L'incubo di Hill House, di Shirley Jackson, succede una cosa inquietante e bellissima. Non parlo della serie tv (ecco, chi l'ha vista per favore niente spoiler!), parlo del libro. E cioè che la protagonista, Eleanor, che noi seguiamo dall'inizio, a un certo punto e senza motivo apparente, mente agli altri personaggi. Lo fa proprio così, spudoratamente.
In pratica, mentre viaggia per raggiungere Hill House (dove incontrerà per la prima volta i suoi compagni) fa una serie di tappe. E subito non capisci perché la scrittrice te le descrive così minuziosamente (una casa con due leoni di pietra davanti all'ingresso, una famiglia di tre al bar e la bambina che beve da una tazza decorata di stelle), ti vien quasi da dire: Vabbè, ma che palle, ma che me frega a me di tutti questi dettagli?
E poi a un certo punto, sbam.
Uno dei personaggi, Theodora, una ragazza, fa alla protagonista una domanda personale, le chiede della sua vita. E questa, senza nemmeno pensarci due volte, le racconta una bugia dietro l'altra: che la sua casa ha due leoni di pietra all'ingresso, che possiede una tazza decorata con stelle... e allora inizi a capire.
La cosa meravigliosa è proprio che il lettore, al contrario degli altri, sa che sono bugie, sa che Eleanor ha una situazione familiare difficile, che vive con la sorella dispotica, il cognato e la nipote. E capisce che, da quel momento in poi, qualcosa si è incrinato: fa un patto, diciamo, coi diavoli interiori di Eleanor. Anche se ancora non sa bene il perché, cioè non sa perché la protagonista ha elaborato tutta quella bugia così infantile e articolata.
Per chi non conoscesse la storia, il libro parla di un gruppo di ragazzi che, guidati da uno studioso, passa del tempo in una casa infestata. Ma al punto in cui mi trovo adesso, non so se a farmi più paura sia Eleanor o la casa.
Comunque ragionateci, gente: avete mai provato a scrivere una storia dove il protagonista a un certo punto mente senza ritegno, e il lettore capisce di essere l'unico a saperlo, ma non sa bene il perché?
Fa proprio uno strano effetto.
Come scrivere di uno che gira tutto il giorno per la città, fa cose senza senso, incontra gente, magari compie qualche atto osceno, poi arrivato a casa la moglie gli chiede: Com'è andato tesoro in ufficio? E lui: Oh, una noia. Una riunione dietro l'altra...
Insomma, un po' ti destabilizza, no?

On Writing - [1/8]Where stories live. Discover now