«Oh, non ci credo che sei una santa» mi mette in mano quella benedetta bustina e mi stampa un bacio sulla guancia, secondo il solito affetto che denota i Dybala, per poi salutarmi con un cenno della mano e richiudere la porta, lasciandomi per strada con le chiavi di casa di Paulo in una mano e il preservativo che mi ha dato nell'altra.

Ridacchio, mettendo in tasca entrambi, poi mi avvio sul marciapiede, osservando le stelle. Chissà dov'è adesso. È in aeroporto, o ancora per strada? Avrà trovato il volo per Cordoba?

Prendo il cellulare in mano, tentata di chiamarlo, ma dopo qualche secondo di lotta interna sospiro e lo ripongo, mettendo le mani in tasca e camminando tranquillamente per le vie di Laguna Larga.

Le luci dei lampioni mi fanno compagnia nella mia passeggiata solitaria mentre mille pensieri si affollano nella mia mente.
Mi rigiro la bustina argentata tra le dita, senza tirarla fuori dalla tasca. Chissà.

Quando ho chiesto a Dolores le chiavi della casa di Paulo credevo che mi avrebbe dato una sola chiave, ma in questo mazzo ce n'è qualche decina e sospetto che ci siano anche quelle di casa di Mariano.

Ne provo un paio prima di trovare quella giusta e quando una finalmente gira, tiro un sospiro di sollievo, aprendo la porta e facendomi investire dall'odore di casa chiusa da un po'.

Appoggio le chiavi sul mobiletto accanto alla porta e mi tolgo la giacca, mettendola sul bracciolo del divano, per poi marciare verso le finestre e spalancarle, facendo entrare l'aria fresca e pulita che fino a qualche attimo fa mi invadeva le narici.

Sospiro e mi siedo sul divano, afferrando il telecomando dal tavolino e girando tra i vari canali, cercando un film da guardare. Il cellulare è posizionato accanto a me, ma non si illumina nemmeno una volta.

Quando la porta d'ingresso si apre, spengo subito il televisore, sedendomi composta sul divano.

«C'è qualcuno?» la voce di Paulo sembra quasi un sussurro, mentre sento le sue chiavi fare rumore sul legno del mobile.

«Mariano?» i suoi passi si fanno sempre più forti, finché il suo viso non sbuca dall'atrio della casa.

Gli corro incontro, gettandogli le braccia al collo. Mi è mancato così tanto. Sospira, sollevato dal fatto che ci sia io in casa sua e non qualche malintenzionato.

«Jazmín» sussurra, sorridendo da un orecchio all'altro. Mi bacia dolcemente, premendo semplicemente le sue labbra contro le mie.

«Chi ti ha dato le chiavi? Lautaro?» chiede, accarezzandomi i fianchi, non prima di aver abbandonato il suo borsone e la valigia in un angolo della stanza. Alzo un sopracciglio.

«Lautaro si sarebbe amputato le mani piuttosto di darmi le chiavi» gli faccio notare, toccando con i polpastrelli i capelli più corti sulla sua nuca.

«Non hai tutti i torti» ridacchia, guardandomi negli occhi, per poi appoggiare il mento sopra la mia testa, stringendomi a sé.

«Mi sei mancato» ammetto, il viso premuto contro il suo petto compatto e inspirando il profumo buonissimo che emana.

«Anche tu, non sai quanto» mi lascia un bacio tra i capelli per poi allontanarsi un po' e togliersi la giacca.

«Vieni, andiamo a dormire» mi prende per mano e lo seguo in camera, sorridendo come un ebete.

Apre un'anta dell'armadio, guardando un po' tra gli appendini per scegliere un pigiama adatto.

«Tieni questa» mi allunga una felpa scura, che probabilmente sta larga pure a lui.

«E i pantaloni?» chiedo, un po' in imbarazzo a vedere tutti quei vestiti costosi riposti ordinatamente e pensare che li usa soltanto quando viene qui.

«Mettila, vedrai che è così lunga che non ti servono i pantaloni» si sbottona velocemente la camicia ma, prima di togliersela, mi guarda.

«Se vuoi puoi andare in bagno, niña, sai dov'è» annuisco, prendendo la felpa e avviandomi verso il bagno.

Lo specchio mi restituisce un riflesso di me stanco, ma contento per il fatto che Paulo sia tornato a casa sano e salvo e io sia con lui.

Mi infilo velocemente la felpa, notando effettivamente che mi arriva oltre la metà coscia. Esco dal bagno, tornando in camera da letto e trovandolo già steso tra le lenzuola bianche, con la schiena appoggiata alla testiera e il cellulare tra le mani.

«Vieni qui, penso a come sarebbe dormire con te da quando ti conosco» sorrido, abbassando lo sguardo, e mi infilo tra le coperte accanto a lui, le gambe incastrate tra le sue.

Il suo respiro si regolarizza, facendo muovere di poco i miei capelli. Poso una mano sul suo petto e sento il battito del suo cuore velocizzarsi. Sorrido semplicemente, pensando all'immensità del sentimento che ci lega.

lollissimo

che carini che sono😍😍

per il resto niente

ciaone

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now