«Piaceva, Paulo, al passato. A me non interessa nulla di lui, se non come amico» replico «È stato il primo ad essermi amico a Laguna Larga dopo Lea, ti sembra così strano che voglia tenermelo stretto?» faccio un passo indietro, sentendo il vetro del tavolino direttamente sul mio polpaccio. Non posso allontanarmi di più.

«Ma infatti io non ho detto che non mi fido di te, non mi fido di lui, degli altri in generale: chi rimarrebbe impassibile davanti a tutto questo?» mi indica, squadrandomi da capo a piedi con uno sguardo allusivo.

«Questa non si chiama gelosia, Paulo, si chiama essere possessivi. Tu non lo hai ancora capito, ma io posso essere amica di chi voglio, passare il tempo come voglio e senza dover renderne conto a nessuno!» abbasso un po' i toni, consapevole che con lui urlando non riuscirò ad ottenere nulla.

«Non sono possessivo, io voglio te e sono sicuro di non essere l'unico, per questo mi preoccupo» mi accarezza il braccio, ma io mi allontano, sapendo che poi la conversazione potrebbe essere sviata.

«Tu hai me, e non c'è niente che potrebbe portarmi via da te, se non la tua poca fiducia» faccio per andare in camera, perché secondo me la conversazione è già finita.

«Dammi la mano» dice, la voce profonda e infastidita. Mi giro verso di lui e alzo un sopracciglio, confusa.

Gli porgo la mano sinistra, che lui afferra subito e osserva attentamente tutte le dita.

«L'altra» lascia andare la mia mano e io la lascio cadere lungo il mio fianco, sempre più confusa.

«Paulo, che cosa vuoi fare?» piego la testa di lato, esaminando il suo volto da un'altra angolazione.

«Tu dammela e basta» esclama, gli occhi socchiusi e i tratti duri, che rovinano la sua pelle liscia e abbronzata.

Alzo la mano, facendogliela vedere. Lui si morde il labbro inferiore e stringe le nocche così tanto che diventano quasi bianche.
Mi appoggio con la schiena al bancone della cucina.

«Cos'hai adesso?» alzo le braccia al cielo, cercando di capire anche solo una parte del suo comportamento che al momento mi sembra semplicemente ridicolo.

«Il tuo anello» indica la mia mano destra, corruga le sopracciglia e fa schioccare la lingua sul palato.

«Soggetto, verbo, complemento oggetto, è così difficile per te formare una frase di senso compiuto?» replico, frustrata dal suo comportamento.

«Non hai l'anello, non ce l'hai più» mi dice, per poi prendere un respiro e interrompermi ancora prima che io possa spiegare «Dove cazzo è? Perché non ce l'hai più?» esclama, ormai sta urlando.

«L'hai lasciato da Lautaro, o c'è qualcun'altro di cui ancora non so il nome? Perché sei sempre così spaventata che io ti possa tradire quando tu sei l'unica che la da a uno sì e all'altro anche?» appoggia le mani ai lati della mia vita, stringendo il materiale duro del bancone.

«Ecco perché eri da lui adesso e ci sei rimasta per così tanto. Non dovrei nemmeno preoccuparmi per te, siete tutte uguali» continua ad accusarmi, con la voce alta e gli occhi più scuri di prima, se possibile.

«Mi stai dando della puttana?» chiedo, il tono di voce incrinato dalle lacrime che stanno per scendere dai miei occhi, ma che cerco comunque di trattenere.

«Questo è veramente troppo» lo allontano da me, spingendolo con le mani e dirigendomi verso la porta. Raccatto le mie cose e mi rigiro la copia delle mie chiavi di casa sua tra le dita.

«È tutto quello che hai da dire? Non neghi nemmeno?» il suo viso è percorso dal terrore, dalla paura che tutte le sue accuse possano essere vere.

«Non riesco nemmeno a credere che tu possa pensare delle cose simili di me. Hai sempre detto che un rapporto umano si basa sulla fiducia e non posso scambiare due parole con un ragazzo che tu mi sputi addosso le peggiori cose. Perché fai così, Paulo? Ti ho mai dato qualche ragione per dubitare di me?» scuoto la testa, più infastidita di lui.

«È vero che la fiducia è alla base di ogni rapporto, ma io ti ho detto che mi da fastidio che tu continui a passare del tempo con Lautaro, quindi perché continui a farlo?» fa per avvicinarsi a me, cercando di ricucire uno strappo che si è creato tra di noi.

«Perché tu non puoi pretendere di controllarmi così. So che ti da fastidio, ma è un mio amico e devi semplicemente conviverci» faccio un passo indietro, mantenendo costante la distanza tra di noi.

«Ci proverò, ma ti prego» fa un altro passo me e io mi allontano di nuovo. Non voglio dargliela vinta, non di nuovo. Le sue parole mi hanno ferito e ho bisogno che lui lo capisca.

«Dov'è il tuo anello?» mi chiede di nuovo, la voce in un sussurro, e questo mi fa solo arrabbiare di più. Dice di volersi fidare di me, ma non crede ancora che io mi sia concessa solo e unicamente a lui e, anche se gli ho detto esplicitamente che non è vero, vuole averne la conferma materiale. Il calderone con tutte le mie emozioni ormai sta per esplodere e non ho la voglia né la forza di fermarlo in alcun modo.

«Nel cassetto del tuo comodino» rispondo semplicemente, cercando di trasmettergli tutto il fastidio che sto provando. Il suo viso si distende, chiaramente sollevato, poi sospira e abbassa lo sguardo. Si è reso conto da solo che ha torto, e non sa cosa dire per riparare ciò che ha appena fatto.

Apro la porta ed esco dall'appartamento, chiudendomela dietro e scendendo velocemente le scale. Tutto ciò che è successo si riversa come un secchio di acqua gelata e mille sensazioni si manifestano sulla mia pelle, facendomi stare peggio di quanto credessi.

Mi fermo un attimo nella tromba delle scale, dandogli ancora un in
stante perché possa uscire di casa e chiamarmi, dicendomi di tornare indietro e che si fida completamente di me.
Conto fino a dieci, sperando di sentire i suoi passi leggeri venire verso di me, stringermi al suo petto e dirmi che è stato tutto semplicemente un grande malinteso.

Il silenzio non viene turbato da alcun rumore che non sia il mio respiro pesante e i mille pensieri che mi ronzano in testa, che non sembrano voler tacere nemmeno quando mi mordo il labbro inferiore, cercando di concentrarmi su qualcosa che non sia il dolore che sto provando.

Dovrei tornare da lui? Non se ne parla, non metterò da parte il mio orgoglio e tutte le brutte parole che mi ha detto facendo finta di nulla.
Se non vado nell'appartamento, dove dormirò stasera? Tutte le mie cose sono lì, come farò a vivere a Torino? Chiudo gli occhi, smettendo di trattenere le lacrime.

Questa volta l'ha combinata grossa.

lollissimo

-1!!!!!!!!!!

Paulo e Fe litigano pesantemente in questo capitolo e nessuno dei due vuole mettere da parte l'orgoglio per risolvere immediatamente la situazione ed evitare di farvi penare

manca un capitolo alla fine, secondo voi cosa succederà?

ho già pronto l'ultimo capitolo, ma lo posterò il più tardi possibile perché non riesco veramente a realizzare che ¡Mala Mía! sia praticamente finita; mi sembra un mese fa che ho abbandonato malamente Annoyingly Hot per scrivere una storia su Lautaro e Paulo e una ragazza ridicolosamente brava in fisica

ma tutto questo ve lo spiegherò meglio nei ringraziamenti che posterò dopo l'ultimo capitolo

sappiate solo che con più di 50k di visualizzazioni io non so cosa dire se non grazie di cuore a tutti

ci vediamo alla fine

ciaone😇💎❤️

¡Mala Mía!paulo dybalaحيث تعيش القصص. اكتشف الآن