86 - Scelte consapevoli

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2 Marzo 2002 (Seconda Parte)

Quando sentii scricchiolare la porta della stanza mi alzai immediatamente a sedere, sicura di veder Stefano in piedi, con i suoi occhi ambrati penetranti d'innanzi a me. Continuavo a ripetermi che quel suo ultimo bacio non poteva essere il suo modo per salutarmi, non con quello che avrebbe affrontato quel giorno.

Il mio cuore decelerò improvvisamente vedendo sulla soglia, due occhiaie profonde e due occhi nocciola preoccupati: Fedora mi fissava in preda all'ansia.

-Stefano?- mormorai confusa dalla sua presenza.

-Sono partiti mezz'ora fa, Simon ha notato movimenti sui picchi dietro lo Chalet.- spiegò prontamente la donna, come volendo rispondere alle mie speranze infrante.

Io annuii e una piccola lacrima mi sfuggi sulla guancia: se ne era andato. E senza salutarmi un'ultima volta. Come aveva potuto? Quella promessa rubata era l'unica cosa che mi rimaneva. Possibile gli riuscisse così difficile essere normale? E se non fosse tornato, quel bacio nel bagno sarebbe stato il nostro ultimo momento insieme? L'ansia prese a salirmi nel petto e sentii dentro di me la promessa farsi pesante e insopportabile.

Fedora, senza che gli dicessi una parola, prese a sistemare la camera del figlio, riordinando i suoi vestiti spiegazzati e raccogliendo in un cestino tutte le sigarette e le bottiglie di vetro vuote che erano sparse a terra.

Imbarazzata e decisamente sveglia, mi alzai e con il braccio buono, ricomposi con attenzione il letto di Mr. Indifferenza, chiedendomi se al suo ritorno avrebbe apprezzato tutto quell'ordine. Sempre che fosse tornato.

Sospirai ancora nel panico. Lo sguardo continuava a cadermi sulle mie mani tremanti, come in cerca di macchie improvvise. Davvero sarei riuscita ad aspettarlo buona in quella casa? La sola idea mi sembrava ridicola, poichè il cuore ormai mi rimbalzava nel petto all'idea che la mia assenza potesse metterlo in pericolo. Inoltre quell'incubo mi aveva davvero impressionato, e nulla poteva togliermi dalla testa l'idea che quel sangue avrebbe potuto essere del Lupo Bianco.

Scossi la testa e mi voltai verso Fedora, che ormai aveva sistemato l'intera stanza ed aveva preso ad osservare pensierosa le montagne fuori dalla finestra.

Era chiaro fosse preoccupata per le sorti della battaglia, eppure c'era qualcosa di profondamente orgoglioso nel celare le sue ansie che non potè non ricordarmi suo figlio. Erano decisamente simili nei modi di fare e forse presto la mia mente avrebbe preso a chiamarla Signora Indifferenza.

- Vedo che neanche tu sei riuscita a riposare molto...- commentò d'un tratto , come se la mia stanchezza fosse segno di debolezza.

Io deglutii, tentando di arrestare le mie ansie e provai a giustificarmi: - Incubi...-

Il suo tono sembrò rigido e controllato: - Come Compagna del Lupo Bianco dovrai abituarti a saperlo in pericolo, io non ho mai smesso un secondo di preoccuparmi, ma so che anche questa volta tornerà.-

Abbassai lo sguardo, pensando a tutto quello che avrei dato in cambio per avere le stesse sue certezze e mi strinsi nella felpa scura di Mr. Indifferenza. Forse l'unico modo per superare quella giornata adempiendo alla sua promessa era rinchiudersi sotto le coperte, ma tutto in me sembrava gridare di afferrare il primo cappotto e correre nella neve, una volta seminata Signora Indifferenza.

Lo sguardo scuro della donna si spostò dalle montagne a me e con disapprovazione constatò:- So cosa vuoi fare, so che aspetterai il momento giusto per scappare...-

-Ecco io...- risposi non sapendo bene cosa ribattere per sembrare credibile. Probabilmente nei miei occhi si leggeva già quello che il mio cuore aveva scelto.

Sospirai abbassando lo sguardo: era vero, volevo raggiungerlo, volevo vederlo salvo, volevo essere certa che non avesse bisogno dei miei occhi per finire quella Bestia. In quel momento ignoravo perfino il dolore, la fatica e il rischio che avrei corso nel raggiungerlo. Sembrava assurdo ma neanche il ricordo di quello che mi era successo riusciva a frenarmi, e di certo non ci sarebbe riuscita quella donna.

Tentai di sembrare più risoluta, ma la mia sembrò quasi una richiesta:- Non mi fermare.-

Fedora con severità mi puntò il dito contro gelandomi con le sue parole:- Cosa vorresti fare? Come potresti mai essergli d'aiuto? Saresti solo un impiccio per mio figlio!-


Passai una mano sugli occhi, tentando di interpretare i suoi modi come un tentativo di proteggere Stefano e non come l'ennesima occasione per farmi sentire inadeguata. In quest'ultimo caso forse avrei dovuto comunicarle che mi ci sentivo già benissimo da sola e da tutta una vita.

- Fedora non ti sto chiedendo il permesso, nè l'ho chiesto a lui.- mormorai infastidita ed aggiunsi provando a spiegare le mie motivazioni:- Voglio solo far si che a combattere contro Neri ci sia veramente il Lupo Bianco, e non una versione ridotta! Voglio essere certa di aver fatto tutto il possibile per aiutarlo!-

Gli occhi profondi della donna sembrarono colpiti dalle mie parole, e più preoccupata aggiunse:- Sei davvero sicura? Sai quali sono i rischi per un umana in una battaglia fra licantropi?-

Alzai i miei occhi grigi e per la prima volta la fissai con risolutezza. Certo che ero consapevole di cosa comportava quella scelta: mettere in gioco la mia vita. E non ero disposta a tirarmi indietro, non se il motivo per cui Stefano rischiava la sua ero io.

Fedora sorrise d'innanzi al mio sguardo, commentando:- Decisamente sei la Compagna del Lupo Bianco.-

Quel suo commento mi sollevò un poco il morale:- Questo vuol dire che non mi fermerai?-

La sua voce si addolcì e, posandomi una mano sulla spalla ancora sana, mormorò risoluta: - Vuol dire che ho bisogno del tuo aiuto.-

Le sue parole furono come un fulmine a ciel sereno, che cosa poteva volere in un momento come questo? Non avevo tempo da perdere se volevo raggiungere il pianoro dello Chalet prima che i due branchi si scontrassero.

Le mie perplessità si leggevano sul mio viso e Fedora spiegò brevemente:- Prima che tu raggiunga Stefano, devi accompagnarmi al Santuario di Limes.-

Io sgranai gli occhi di fronte a quella richiesta e subito ebbi un flash nella mia mente delle mie mani ricoperte di sangue. Che diavolo progettava quella donna? Per quale dannato motivo voleva raggiungere il luogo dei miei incubi? Ero assolutamente sicura che il figlio le avesse fatto promettere di restare in quella casa, perché ignorava il suo volere? Per quale motivo voleva disobbedire all'Alpha?

-Stefano disapproverebbe, dovresti restare qui. Possiamo andarci in un altro momento alle sorgenti.- provai a convincerla.


I suoi occhi nocciola sondarono i miei e con un tono decisamente imperativo rispose:- Mio figlio può disapprovare quanto vuole, ma io non ho intenzione di ripetere lo stesso errore...- e detto ciò si voltò verso la porta con premura: –Prima arriviamo meglio è,  poi da lì sarai vicinissima a raggiungerlo.-

-Perchè vuoi andare al Santuario proprio ora?- chiesi confusa, tentando di trovare un filo logico al suo ragionamento.

Lei mi guardò come se le sue parole nascondessero una sacra verità e ribattè nervosa:- Perché non si ignorano mai i responsi delle foglie!-

In quell'istante realizzai che forse non ero l'unica ad aver visto le Sorgenti di Limes quella notte, e che Mr. Indifferenza prima di andarsene aveva certamente trascurato un particolare: né la sua Compagna, né sua madre erano molto brave a mantenere le promesse.

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