47 - Al mercato (Seconda Parte)

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17 Gennaio 2002

- L'ho fatto a causa tua.-

Ero così sconvolta da quelle parole che per un attimo smisi di ascoltarlo. Sconvolta perché per la prima volta vedevo che la sua rabbia poteva avere serie conseguenze, sconvolta perché mi sentivo responsabile di quello scambio, di quella ferita e dell'aspetto di Pablo, sconvolta perchè non riuscivo a non pensare che fosse colpa mia.

Lo guardai esterrefatta, mentre prendeva un bicchier d'acqua, come per calmarsi, e cominciava a spiegare. La sera dopo il nostro incontro aveva deciso di seguire il Mangiafuoco per ottenere chiarimenti. Aveva sentito parlare di quell'ordine da suo nonno, ma non aveva mai incontrato un lupo che ne facesse parte, poiché erano pochissimi.

Secondo la tradizione i lupi che diventavano Maestri del Fuoco, non avevano casa, non avevano branco, non avevano famiglia e questo significava abbandonare tutto, ma anche liberarsi da tutta una serie di istinti, poteri e regole che vigevano nei branchi, rendendoli decisamente più forti e temibili. Quella notte Pablo lo aveva atteso in un parco e, appena l'aveva riconosciuto, aveva preso a parlargli della leggenda per cui era venuto.

Stefano si stava sforzando di mantenere la promessa data, parlandomi sinceramente forse per la prima volta:- Sono tutte stronzate! Gli ho detto che non credo ai vulcani che parlano o alla sua cavolo di leggenda e lui allora ha cominciato a parlare di te e della nostra connessione. Del fatto che era colpa mia se eri confusa, se ti eri avvicinata ad un altro lupo e se avevi rischiato la vita più volte...e beh ho perso il senno.-

Attese un secondo, alzando i suoi occhi ambrati su di me e si corresse:- Il mio lupo ha perso il senno.-

La mia espressione delusa e sconvolta dovette turbarlo, poichè si passò una mano tra i capelli con aria colpevole ed aggiunse:- Però alla fine è stato un bene. Diciamo che mi ha portato al limite, ma abbiamo chiarito.-

-Avete chiarito?- ripetei io come un automa, fissando il morso sul suo braccio e dopo qualche secondo protestai:- Ma se siamo venuti qui per evitare che gli saltassi addosso!-

-Beh...abbiamo appurato che non ci sopportiamo molto.- commentò come se quello fosse un ovvio chiarimento.

Non riuscivo decisamente a comprenderlo: non capivo perché le parole di Pablo su di me lo avessero fatto scattare a quella maniera e soprattutto non capivo come potesse pensare che la leggenda, i Maestri del Fuoco e il Teide fossero "tutte stronzate". Era assurdo, lui che poteva trasformarsi in un lupo, che viveva in quel mondo fin dalla nascita non credeva a una sola delle parole del Mangiafuoco, come non credeva affatto alle mie visioni.

Non riuscii a trattenermi dal sussurrare:- Come fai a non credergli?-

- Se credessi a lui, dovrei credere anche a tutto quello che mio nonno mi ha rifilato e ti assicuro che a quel punto dovrei farmi rinchiudere in psichiatria. – rispose seccato Stefano.

-Ovvero? C'è dell'altro?-chiesi preoccupata alla sola idea.

A quelle parole il lupo sembrò aprirsi, come se avesse bisogno di sfogarsi da tempo: - Dell'altro? Da dove comincio?! Da quando fin da piccolo mi raccontavano che se avessi abbandonato le montagne "sarebbe stata la rovina del branco"!- fece imitando la voce burbera di suo nonno – Che se non mi fossi trasformato ogni luna piena, "le lune nascenti non sarebbero sorte"! Che se mi fossi gettato come uomo nelle sorgenti che dovevo sorvegliare, "la Dea mi avrebbe punito"! Che se non ti avessi riconosciuta prima dell'ultima luna dei miei vent'anni, "sarebbe accaduto qualcosa di terribile"!-

Si fermò un secondo, rendendosi forse conto di essersi lasciato trasportare, e concluse più pacato:- Ci sono un infinità di regole e superstizioni tra i lupi...ti assicuro che non è stato facile crescere razionalmente.-

Wolf - The W seriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora