43 - Parole nella notte

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15 Gennaio 2002

Se anche Elena non mi avesse avvisato del ritorno di Stefano, le parole pronunciate da Pablo erano state così convincenti da preoccuparmi. Forse era la pioggia battente che aveva riempito la notte, o forse erano i miei incubi, ma per un attimo, prima di stendermi a letto, temetti di aver visto fuori dalla finestra un'enorme figura appesa al tetto del condominio vicino. Dandomi della stupida per essermi fatta suggestionare, chiusi le tende per isolarmi da quel tempaccio: dovevo riuscire a riposare.

Appena sotto le coperte però, non riuscii ad addormentarmi subito a causa dei pensieri che mi ribollivano in testa. Le spiegazioni del Maestro sulle mie visioni, non mi avevano convinto. L'unica cosa a favore della sua tesi era la preoccupazione nella voce di Marco, quando aveva scoperto che mi ero gettata nelle sorgenti. Perché avrebbe dovuto essere così spaventato? Cosa capitava alle persone che si bagnavano in quella fonte? Possibile che ci fosse davvero una Dea dei Lupi che le governava? E nel caso, perché mi procurava quelle visioni? Possibile che volesse mettermi in guardia? Voleva forse che aiutassi Stefano a sfuggire al suo destino? Ma soprattutto se Mr Indifferenza conosceva il potere di quelle sorgenti, perché diamine non me lo aveva spiegato?

Non avevo risposte e scossi la testa tra i cuscini, decisa ad addormentarmi senza sogni e mentre cadevo tra le braccia di Morfeo, rivolsi un piccolo pensiero a quella Dea di cui aveva parlato Pablo: se davvero potevo cambiare quello che vedevo, avrebbe dovuto aiutarmi a capire.


Mi svegliai intorpidita dal freddo, senza riconoscere la stanza in cui mi trovavo. 

Le pareti sembravano formate da assi di legno e l'oscurità era vinta solo da un bagliore di luce lunare che giungeva a me da una piccola finestra. Ero sola, stesa su quello che sembrava un materasso, posto in un angolo con sopra diverse coperte. Pareva una piccola dimora con alla mia destra un grande camino spento e, dal lato opposto della stanza sotto un piccolo specchio, un lavabo con una brocca d'acqua.

Mi alzai sfuggendo al tepore perché terribilmente assetata, e mi diressi verso il piccolo lavabo. Ancora stordita dal sonno, sorseggiai direttamente dalla piccola brocca e nel mentre mi accorsi del mio riflesso nello specchio. Qualcosa stonava e alzando più attentamente lo sguardo mi resi conto di essere completamente nuda alla mercè di quelle gelide temperature. Imbarazzata e preoccupata per quella strana  scoperta tornai velocemente tra le coperte. Dov'ero finita?

Tentando di coprirmi con dei panni vecchi, mi misi a sedere sul letto per guardare meglio oltre la finestra accanto a me. La luce della luna illuminava le montagne innevate e il piccolo pianoro bianco dinnanzi alla dimora, delimitato da un boschetto a valle. Era un panorama che trovavo stranamente familiare.

Mentre osservavo il bianco bagliore della neve, scorsi un lieve movimento vicino agli alberi e riuscii a riconoscere una specie d'animale che si muoveva velocemente lungo il limitare del bosco, diretto verso di me.

Sentendo il cuore palpitarmi nel petto ebbi paura e mi strinsi maggiormente alle coperte. Non feci in tempo a chiedermi se la porta d'innanzi al letto fosse chiusa, perché d'un tratto con un timido cigolio questa si aprì nella notte, lasciandomi intravedere una bestia immensa dal manto lunare: un lupo.

Persi il fiato per lo spavento e feci appena in tempo a riconoscere uno sguardo sfuggente ambrato, prima che uno strano bagliore attorniasse l'animale, obbligandomi a chiudere gli occhi. Quando li riaprii, nell'oscurità della stanza, un uomo stava d'innanzi a me.

Era immobile e i contorni del suo corpo plasmato dalle intemperie e dalle cicatrici erano delineati unicamente dai pochi raggi lunari che filtravano dalla finestra. A causa del buio nella stanza non riuscivo a distinguere pienamente il volto, ma i suoi occhi ambrati mi fissavano luccicanti e non potei non riconoscerlo. Stefano era tornato.

Non l'avevo mai visto trasformarsi e non avrei mai immaginato potesse farlo con una tale forza ed eleganza, tanto che per un secondo persi la cognizione della situazione equivoca in cui mi trovavo. Fu un attimo di troppo e quando lui fece un passo verso il mio giaciglio mi resi conto di non essere l'unica esposta al freddo.

Ero stregata e allo stesso modo intimorita dalla sua figura, non riuscivo a formulare nessun pensiero coerente, non avevo nemmeno la forza di parlare e quindi indietreggiai. Nella mia testa non sembrava più nemmeno umano, aveva qualcosa di regale, di divino e le sue intenzioni mi erano oscure.

Una risata roca scosse la stanza in risposta al mio tentativo di arretrare da lui.

- Non aver paura di me.- disse dolcemente, sedendosi sul letto e lasciando che la luna gli illuminasse la schiena e i riccioli scuri.

- Non ho paura di te.- risposi con una strana fierezza nella voce, che non mi apparteneva.

Il suo volto era in ombra, ma nemmeno l'oscurità sembrava capace di celare il suo sorriso. Portò con delicatezza la mano sul mio volto e mi accarezzò dapprima la guancia e poi i capelli.

- Mi sei mancata...-

Chiusi gli occhi a quel tocco delicato, ritenendolo quasi impossibile per una bestia della sua natura. Quando li riaprii notai subito che qualcosa non andava.

Qualcosa non andava e in un istante tutte le cellule del mio corpo ne furono consapevoli: le sue labbra intrappolarono le mie senza consentirgli una via di fuga.

Qualcosa non andava e non era il fatto che mi guardasse con un desiderio che sembrava divorargli l'anima, non era il fatto che si fosse chinato su di me per baciarmi, e nemmeno le parole che mi aveva rivolto un secondo prima.

Probabilmente, per il bacio passionale che mi stava regalando, avrei sorvolato anche sul fatto che i miei capelli in quell'istante erano nuovamente di un biondo albino alla luce della luna, ma quando ripetè " Mi sei mancata, Sibilla ", mi resi conto di stare realmente sognando e di soprassalto mi svegliai.


- Alice tutto okay?- mi chiese Elena, con la luce accesa dall'altro lato della stanza.

Io mi portai immediatamente le mani alla bocca, come aspettandomi di trovare ancora le labbra di Stefano, ma così non fu. Leggermente frastornata mi guardai attorno, ancora indecisa se essere felice o delusa per essermi ritrovata nel mio letto.

-Alice?- chiese ancora la mia amica.

- Si si...scusa devo aver sognato. Ti ho svegliata?- chiesi riprendendo il controllo di me stessa.

Lei rise tra le coperte spegnendo la luce:- Niente di che...parlavi nel sonno. Matteo me l'ha detto che è una settimana che lo fai, ma non ci avevo creduto. Ora dormi per favore. Buonanotte!-

La stanchezza o forse la sorpresa era fin troppa per dar credito alle parole di Elena, così chiesi scusa e mi girai nel letto decisa a riprendere sonno, anche se per qualche minuto non ci riuscii affatto.

Perchè diamine avevo fatto un sogno del genere? Perchè quella dimora in legno mi sembrava così familiare? Perchè Stefano mi aveva chiamata a quel modo? Perchè mi aveva baciato? E soprattutto per quale dannato motivo sentivo ancora i battiti del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie?

Di una cosa ero certa: la Dea aveva idee davvero confuse su come aiutarmi a risolvere quella faccenda delle visioni.

Di una cosa ero certa: la Dea aveva idee davvero confuse su come aiutarmi a risolvere quella faccenda delle visioni

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