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"Stupido gatto."
Riuscire a sfuggire agli artigli affilati del demonio peloso della sua arzilla vicina era diventato il suo dilemma quotidiano.
Quella mattina si era alzata con un gran mal di testa, probabile contributo del vino che aveva bevuto la sera prima, era dannatamente in ritardo e come al solito non trovava le chiavi di casa.  Il bollitore era scoppiato, forse avrebbe dovuto staccare la presa al fischio di avviso, ma in quel momento il tubetto del dentifricio aveva deciso che i suoi capelli erano più interessanti del normale e usuale spazzolino, quindi aveva dovuto rilavare buona parte dei capelli dimenticando il bollitore.
Quando sembrava che tutto dovesse andare per il meglio, sua madre, quella santa donna aveva deciso che era quello il momento adatto per chiamarla, rimproverarla di non farsi vedere ne sentire, aggiornarla sulla cugina Clarissa in attesa del quarto figlio e chissà quante altre cose le avrebbe raccontato se lei non avesse chiuso la chiamata perché in ritardo catastrofico.
Per chiudere in bellezza la mattinata iniziata male ci si era messa quella stupida palla di pelo a soffiarle contro e cercare di romperle le calze, ultimo paio rimasto integro lontano dai suoi artigli.
Quello che sperava era che quanto meno la coppia che doveva incontrare la stesse ancora aspettando. Aveva circa un ora di ritardo, non era poi così tanto. Non che fosse una ritardataria cronica, ma aveva il karma negativo quindi ogni volta era un disastro.
Dopo un quarto d'ora esatto saliva al tredicesimo piano del palazzo di vetro e acciaio, terribile a suo avviso, che si trovava a pochi passi da Central Park.
Era la seconda volta che saliva al tredicesimo piano di quel palazzo, la prima volta ci era andata poche settimane prima a dare un occhiata e rendersi conto degli spazi, delle stanze e di cosa cercava la coppia in questione ma per un malore improvviso aveva incontrato solo  Arthur James Theodor Williams III  che voleva insegnarle il mestiere.
Eh si perché se non si era ancora capito la combina guai, disastrosa zitella dall'indole creativa Moonshiny Noël Campbell era una interior designer. Vi chiederete il perché di questo nome singolare e strano. Meglio che continuate a ignorarlo il motivo, perché dopo ventinove anni ancora non lo sa neanche lei.
"Buongiorno Mr Williams, ohhh finalmente ho il piacere di incontrarla signora."
Cioè se lui gli era sembrato un ricco lord imbalsamato, retrogrado e sapientone, lei era, era...vecchia santo cielo. Poteva essere la madre.
"Signorina prego. Sono Mrs Chambers, e la attendiamo da parecchio, spero che abbia portato qualche schizzo."
Chi si somiglia si piglia le diceva sempre zia Prue, e in quel momento Moonshiny non poté fare a meno di ricordare le sue parole guardando quei due.
"Certamente Mrs Chambers, mi scuso per il ritardo. Mhh vediamo, ecco venite ci metteremo sul davanzale di questa finestra. Il suo fidanzato mi diceva la volta scorsa che è in cerca di qualcosa di molto moderno e funzionale che non la faccia sentire come in un museo è giusto?"
In quel momento si sarebbe scavata una fossa da sola, il poverino si fece piccolissimo sotto lo sguardo imponente e arrabbiato della megera fidanzata .
"Non avrei usato certo queste parole per definire il mio stile di arredamento ma è quello che cerco."
Moonshiny si schiarì la gola e continuò.
"Bene, allora mi permetta di mostrarle il primo abbozzo che ho creato . Ci tengo a precisare che è solo un idea e possiamo cambiare e spostare tutto quello che ritiene non sia nella giusta posizione."
La donna si avvicinò e indossò un paio di occhialini tartarugati orribili che  poggiò sul naso aquilino, da vicino sembrava anche più vecchia.
"Allora come può vedere le ho creato una zona relax e una zona ricevimento in questo spazio, dato che è molto ampio ho fatto due tipi di progetto uno con il caminetto elettrico e uno senza. In quell'angolo verrà posizionato il suo pianoforte, il suo fidanzato mi ha detto che suona divinamente mi piacerebbe ascoltarla sa, adoro il pianoforte."
Fortunatamente i complimenti compiacevano la vecchiaccia e lei era disposta a sommergerla pur di farle mettere una firma sul modulo di contratto.
"Sono contenta che le piaccia, ho conquistato James proprio suonando il pianoforte ad una festa."
"Ohh che storia romantica."
Ovviamente li prendeva in giro, quel pusillanime non aveva niente di meglio da fare che starsene seduto in una stanza ad ascoltare musica da ottuagenari ?
"Comunque tornando al nostro progetto. Dicevo, lì nell'angolo il pianoforte e di fronte dei grandi divani dove ospitare amici e parenti. Da questo lato avremo invece due mobili bassi e un tavolo di cristallo, ovviamente la scelta dei materiali è adeguata al contesto dell'ambiente. Se lei volesse cambiare il tavolo di cristallo con uno in legno o altro materiale dovrebbe cambiare anche il resto dell'arredamento. Questo è il progetto senza caminetto, mentre questo qui, ecco, è quello con il caminetto . Il pianoforte verrebbe girato con la coda verso il centro della sala, i divani spostati più vicino al caminetto e si potrebbe aggiungere un piccolo mobile bar per servire da bere agli ospiti. Ora passiamo alle altre stanze, questo è il progetto della stanza da letto . Letto in pelle, cabina armadio e due poltrone tutto interamente sui toni del bianco e dell'argento o eventuale nero. La stanza degli ospiti o di prossimi e probabili figli la si può arredare in seguito o seguire la linea della stanza padronale. Per quanto riguarda la cucina avrei più proposte, io mi sono più o meno basata su quanto mi ha detto il suo fidanzato ma se a lei non piace possiamo cambiare tutto quello che vuole e-"
Una mano alzata la interruppe dal continuare a esporre le sue idee.
"Signorina Campbell credo ci sia un errore di valutazione. Il mio fidanzato non le ha detto che abbiamo un budget da rispettare?"
Moonshiny spalancò gli occhi.
Oh merda!
"Leahanne amore, non preoccuparti. Se il progetto ti piace possiamo farlo, lo sai che i soldi non sono un problema."
"James caro fa parlare me. Signorina come le dicevo, non possiamo superare un certo budget . E poi chi ha parlato di eventuali figli? La generazione di oggi non merita di venire al mondo e poi sa quanto costa allevare un figlio oggi? No! Non ho intenzione di fare alcun figlio ne tantomeno una stanza per gli ospiti. Piuttosto quella diventerà la stanza della colf."
Moonshiny era senza parole, la generazione di oggi non meritava di venire al mondo? Lei non aveva alcuna intenzione di fare figli? Santo cielo. Era più che certa che l'età avanzata non le permettesse più di averne e forse era meglio così, tanto poteva crescere il suo fidanzato e futuro marito.
"Io..non..non avevo idea mi dispiace. Ci lavorerò oggi stesso e rimetterò a punto un nuovo progetto, se siete disposti ad aspettare fino a domani vi presenterò un nuovo progetto che accolga le vostre più rosee aspettative."
"Va bene. L'importante è che sia puntuale. Andiamo James."
Rimase da sola a fissare la porta chiusa di quel freddo appartamento vuoto. A volte si chiedeva cosa si aspettava la gente da un interior  designer. Forse che avesse una bacchetta magica che realizzasse tutti i loro desideri a costo zero. Chissà se la megera teneva in conto nel budget anche la sua parcella?
Sospirò stanca e raccolse tutto quanto nella cartella.
Era meglio andare a prendere un caffè al caramello da Anton, era proprio quello che ci voleva.
Percorse le vie del centro guardando con aria desolata le vetrine. Gli addobbi natalizi erano ovunque da settimane, che poi per quale motivo le vetrine passavano da Halloween al Natale ancora non le era chiaro. Non che odiasse il natale o la festività che rappresentava .
Quello che le stava stretto era il fatto che a Natale doveva tornare a Pittsburgh dai suoi a fare finta che tutto andasse a meraviglia, che avesse stuoli di uomini ai suoi piedi per far contenta sua madre e mostrare a sua sorella le Louboutin con la suola rossa nuove di zecca che aveva comprato solo per quell'occasione . In realtà quello che preferiva era starsene in santa pace fino alle undici di sera magari in pigiama di flanella e morbidi calzettoni per tenere i piedi al caldo. Preparare una dose abbondante di cioccolata calda da bere in attesa della veglia natalizia a cui avrebbe partecipato . Tornare a casa mettere su una piccola selezione di canti di Natale e addormentarsi sotto sette coperte sul comodo divano davanti al caminetto finto.
Non che non sopportasse i suoi, ma a volte erano fin troppo soffocanti. Sua madre soprattutto.
Da quando aveva scoperto di essere in attesa di due gemelli aveva iniziato a fare liste di nomi che potessero soddisfare tanto lei, appassionata di tutto ciò che era rosso e ricordava il natale,  quanto il marito che era fissato con le stelle, la luna e tutti gli astri in generale.
Da quì la decisione di chiamare lei Moonshiny Noël e suo fratello Nicholas Jupiter, poi dopo alcuni anni era arrivata la stella della famiglia.
Venus Comet era la figlia che ogni madre vorrebbe, cresceva  placida, tranquilla e non piangeva mai. In più era bionda con gli occhi azzurri e crescendo aveva messo su i chili nel posto giusto facendola sembrare una modella. 
Voleva un bene dell'anima a Venus e il fatto che fosse più grande di lei di cinque anni le infondeva un forte istinto di protezione nei suoi confronti anche se Venus era sempre in continua competizione verso di lei.
"Ciao Anton, mi porti il solito per favore?"
Entrò nella sua caffetteria preferita da quando aveva messo piede a New York e andò a sedere a uno dei tavoli vicino alla vetrina.
"Ecco quì il tuo coffemoo dolcezza. Ti vedo giù quindi questi li offre la casa."
Le porse un vassoio piccolino su cui erano poggiati due cioccolatini e un muffin ai mirtilli.
Arrossì suo malgrado, la prima volta che era stata a New York per cercare un appartamento aveva fatto aspettare l'agente immobiliare perché aveva voglia di un caffè caldo . Quindi senza pensarci su due volte aveva attraversato la strada e si era infilata in quel bar perdendo si la possibilità di un appartamento a Central Park ma aveva deliziato il suo palato con un coffemoo e tutti i cioccolatini che le avevano ispirato l'acquolina in bocca. Il bar era di Anton un signore che aveva forse l'età di suo padre, fissato con il golf e la lirica, rimasto vedovo fin troppo presto aveva cresciuto i suoi due figli in modo eccezionale. L'aveva presa in simpatia perché ad un certo punto gli aveva detto che era il caso di aggiungere qualche poltrona e dei divani perché in un posto come quello veniva voglia di togliere le scarpe e rilassarsi in santa pace. A quel punto Anton era scoppiato a ridere e le aveva detto che poteva fare come se fosse a casa sua, da quel momento il bar di Anton era diventato la sua seconda casa e quando aveva voglia di togliere le scarpe le toglieva e stendeva i piedi sulla sedia di fronte.
"Grazie Anton, sei sempre così gentile."
"Stai tranquilla, quando un giorno deciderò di rinnovare il locale tu ti occuperai di tutto e io non ti darò un solo penny."
"Affare fatto Anton, dai siediti quì con me e mangia un cioccolatino."
"Aspetta arrivo subito."
Era un orario in cui non c'era molta confusione, quindi Anton prese altri cioccolatini e un caffè amaro per lui e andò a farle compagnia.
"Allora piccola Fata, dimmi cosa ti preoccupa?"
Per Anton ormai era diventata un libro aperto.
Strinse la tazza tra le mani e abbozzò un sorriso.
"Mah niente di che Anton. Credo sia l'atmosfera natalizia, questo è un mese in cui andrei volentieri in letargo per risvegliarmi a feste finite."
"Non ti piace il natale?"
"Non è che non mi piace Anton. Mi chiamo anche Noël! Il fatto è che il natale comporta andare dai miei e questo proprio non mi piace."
"Sai una cosa piccola fata? Quando è venuta a mancare la mia povera Renée non sopportavo neanche l'idea di andare a dormire. Lei non ci sarebbe stata a infilare i suoi piedi gelidi tra i miei per scaldarsi. Non volevo festeggiare nulla e non mi andava di fare alcun che, non volevo neanche aprire il locale . È stato quì dentro che mi ha rapito il cuore, venne a prendere un caffè e io glielo versai addosso perché ero distratto dalla sua bellezza. Però mi resi presto conto che non facevo vivere neanche i miei figli e non era giusto. Ho sempre pensato che festeggiare significava farle un torto ,invece so che lei è contenta perché ho mantenuto vive le tradizioni di famiglia. "
Era rimasta ad ascoltarlo rapita dal racconto della sua vita.
"È una storia triste ma bellissima Anton. Io però non ho nessuno che mi tenga caldi i piedi, nessuno con cui litigare e poi fare pace. Sembra che il disegno del mio destino non contempli un uomo al mio fianco, ma credimi questo non rappresenta un problema. In realtà se teniamo conto di quelli che mi sono capitati negli anni passati ritengo che sia molto meglio così. Il problema nasce quando vado dai miei. Mia madre è fissata con il matrimonio vuole che mi sposi e faccia al più presto dei figli altrimenti dopo sarà troppo tardi. Io non capisco perché sta addosso a me quando mio fratello Nick non ha una fidanzata e non ha la minima voglia di farsi mettere il cappio al collo. "
Era giù di morale, sua madre poche ora prima le aveva detto che aveva una notizia importante da darle e che le feste quest'anno sarebbero state più belle. Questo la metteva in agitazione perché voleva dire che presto avrebbe dovuto preparare una valigia e partire.
Anton le sorrise dolcemente.
"Piccola fata ogni madre sogna di vedere i propri figli sistemati. E tu non devi preoccuparti di non riuscire a trovare un uomo. Quando meno te l'aspetti te lo ritroverai tra i piedi e non potrai più fare a meno di lui."
In quel momento alcuni clienti entrarono nel locale e Anton si alzò per servirli.
Moonshiny mangiò un altro cioccolatino e tirò fuori il progetto da rifare, lo strappò e lo mise nel piatto ormai vuoto.
"Anton me ne prepari uno da portare via?"
Mostrò all'uomo la tazza vuota e iniziò a raccogliere tutta la sua roba, era meglio andare a casa e lavorare almeno non pensava al Natale imminente.
"Tieni piccola fata tutto per te."
"Grazie Anton ci vediamo."
Lasciò due banconote sul bancone e un bacio volante e uscì dal locale.
Ma non andò molto lontano, il telefono interruppe i suoi pensieri,  guardò il mittente e sbuffò, mamma all'attacco.
Purtroppo però mentre camminava e rispondeva non vide il tipo che arrivava di fronte a lei e gli finì letteralmente addosso.
"Cristo!"
"Merda!"
"Maledizione non guardi dove vai?"
"Ehi, potevi guardare anche tu no? Evidentemente neanche tu stavi guardando dove mettevi i piedi!"
"Cosa? Sei impazzita? Per colpa tua ora sono tutto macchiato e tra qualche minuto ho un appuntamento."
Moonshiny lo guardò seccata, non era colpa sua se lui andava nella sua stessa direzione.
"Senti tu ti sei macchiato e io non posso più bere il mio coffemoo. Siamo pari mi sembra. Quante storie per una camicia e una cravatta. Chiudi la giacca e va al tuo stupido appuntamento. Il problema maggiore ce l'ho io, Anton non mi farà un altro coffemoo ed è tutta colpa tua!"
Lo spostò con sgarbo e se ne andò brontolando.
Lui d'altra parte rimase lì impalato a cercare di capire dove avesse visto nuovamente quella pazza.
Molto bella ma altrettanto pazza.

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Eccomi di ritorno con una nuova divertentissima e scatenata, a motivo natalizio stavolta, storia d'amore.
Ogni giorno un nuovo capitolo con le disavventure di Moonshiny Noël.
Vi aspetto numerosi un bacio
Queen of gems 💎

Un amore sotto l'alberoWhere stories live. Discover now