CAPITOLO 12 - Uno strano ottimo umore

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CAPITOLO 12

"non andartene... Kaleb ti prego, io ho ancora bisogno di te" sussurrai tenendo la mano del ragazzo mentre la sua testa era sul mio ginocchio.

Le lacrime fuoriuscivano dal mio viso senza controllo. I miei vestiti erano pieni di sangue, del suo sangue.

Tutto si oscurò e la scena cambiò

Due persone a terra avvolte in una pozza di sangue. Le misi più a fuoco ed erano i miei genitori. Mi stavo allontanando sempre di più. Guardai le mie mani e mi sorpresi a vederle così piccole: erano le mani di una bambina. Esse stavano appoggiate sulle spalle di qualcuno che mi teneva saldamente in braccio mentre si allontanava sempre di più dai corpi inermi dei miei genitori.


Ispirai a pieni polmoni svegliandomi di scatto. Tutta la settimana! Quegli incubi mi avevano tenuta sveglia tutta la settimana: da quando eravamo partiti! Avevo faticato nell'ultimo anno ad abituarmi a quelli su Kaleb, non avrei mai sopportato di continuare per molto anche con queste 'allucinazioni' sui miei genitori. Mi alzai dal letto con uno stato d'animo misto tra il frustato e l'arrabbiato e mi infilai sotto la doccia per sbollire il nervoso. Chiusi gli occhi e mi apparve di nuovo l'immagine della ragazza venticinquenne. Non ero mai stata delicata, gli horror mi piacevano anche, ma vedere una scena del genere nella vita vera è tutt'altra cosa. Durante questa settimana avevo cercato in tutti i modi di convincermi che fosse stato Klaus, sarebbe stato più facile crederlo, ma rimanevo tuttavia molto perplessa.

Passarono una decina di minuti dopodiché spensi l'acqua e mi avvolsi in un asciugamano, legandolo sotto le ascelle e uscendo dal bagno. Mi arrivava solo fino a sopra la metà-coscia ma tanto ero sempre da sola a quell'ora: Stefan e Klaus passavano gran parte della giornata fuori e a volte il mio amico tornava a notte fonda. Passavo le giornate di pioggia a deprimermi davanti alla televisione mentre nelle giornate di sole facevo delle passeggiate. Sì, Klaus mi aveva dato il permesso purché stessi entro un certo limite di distanza. Ovviamente quel limite lo superavo sempre a sua insaputa. Era più forte di me disobbedirgli. Questo era sicuramente un mio capriccio o comunque una cavolata (ne ero consapevole), ma non so perchè mi faceva sentire meglio. Tra l'altro avevo vissuto delle vere avventure in quelle passeggiate: alcune volte incontravo persone che portavano a spasso il cane o che semplicemente gironzolavano. Cercavo un pretesto per parlare con tutti. La cosa strana è che mi prendevano in simpatia e se li incontravo un'altra volta iniziavano a raccontarmi dei problemi della loro vita. Io li ascoltavo così da distrarmi dai miei.

Sussultai riprendendomi bruscamente dai miei pensieri non appena sentì la porta aprirsi. Vidi i due vampiri entrare con dei volti alquanto irritati, entrambi si fermarono sulla soglia della porta non appena mi videro. Ricordai in quel momento di essere coperta solo da un asciugamano.

"come mai siete tornati così presto?" domandai diventando rossa.

"hem... diciamo che abbiamo avuto dei contrattempi" sorrise Stefan lievemente imbarazzato.

Spostai l'attenzione su Klaus che aveva un sopracciglio inarcato e gli occhi che vagavano scrutandomi da testa a piedi.

Presi i vestiti puliti che avevo messo sul letto e indietreggiai  "io vado a... hem... cambiarmi" comunicai per poi sparire dietro la porta del bagno. Chiusi a chiave e appoggiai i vestiti nel porta asciugamani. Sospirai pesantemente. Perché tutte a me? Mi vestì in fretta e uscì dal bagno. La scena che mi trovai davanti fu esilarante. Trattenni una risata.

"noi siamo qua" proclamò deciso l'ibrido indicando un punto di una mappa cartacea.

"ti dico che siamo qui!" insistette il mio amico indicandone un altro per poi contraddirsi grattandosi la nuca "e se invece fossimo qui?" ipotizzò incontrando lo sguardo di un Klaus confuso.

The First Hybrid // KLAUS MIKAELSON (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora