CAPITOLO 4 - Risveglio

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CAPITOLO 4

"lo ammetto, sono stupito" sentì dire da una voce alle mie spalle "invece di implorarmi di risparmiarti, sperando di farmi pena, tu lotti con tutte le tue forze. Sappiamo entrambi come andrà a finire ma, apprezzo lo sforzo" constatò.

"implorarti non servirebbe a nulla" dissi girandomi e guardandolo negli occhi "il diavolo non prova pena per nessuno" a quelle parole sembrò irritarsi ulteriormente. Notai solo in quel momento, che teneva in mano il pugnale con cui l'avevo colpito.

In un attimo me lo trovai davanti, ed indietreggiai istintivamente, andando a sbattere contro la porta d'entrata. Alzò un braccio per potermi pugnalare ma in uno scatto la mia mano lo bloccò. Spinsi con tutta la forza che avevo per allontanare quel metallo da me. Lui sembrò fare un notevole sforzo per poterlo avvicinare di qualche millimetro a me. Si aiutò aggiungendo l'altra mano ed io feci lo stesso. Quando sentì la punta del pugnale premere sulla mia maglietta le lacrime iniziarono a scendere senza controllo, mentre cercavo anche di divincolarmi contro il suo corpo che mi intrappolava addosso al vetro della porta. Non mi arrendevo, continuavo a lottare cercando di usare tutta la forza che avevo in corpo.

Lui di punto in bianco smise di spingere il pugnale verso di me. Nei suoi occhi c'era molta confusione.

"Nik, ti prego" sentì una voce familiare alle sue spalle.

"Rebekah!" urlai di gioia io nel vederla viva. Ma la felicità se ne andò presto quando capì: lei era come lui

"tranquilla sorellina, non la ucciderò fino a quando non avrò delle risposte" alluse vago lui.

Vidi i suoi occhi mutare forma come qualche minuto prima, stavolta però si aggiunsero anche le zanne a quel raccapricciante spettacolo.

Urlai nel momento esatto in cui sentì i suoi canini affondare nella carne del mio collo, provocandomi un dolore lancinante.

Si staccò immediatamente sputando fuori tutto ciò che aveva succhiato.

"ha della verbena nel sangue?" domandò la sorella.

"verbena... e strozzalupo" disse lui tossendo.

"Emily so che sei spaventata ma.." iniziò lei cercando di avvicinarsi.

"sta lontana da me" urlai premendomi sempre di più contro la porta.

"non rimanerci troppo male sorellina, ora sa che siamo vampiri, non vorrà più avere a che fare con noi" disse con finta tristezza, godendo evidentemente di quella situazione e del cuore spezzato di sua sorella.

"con te no di sicuro! Non l'ho mai voluto!" dissi con voce arrabbiata serbandogli uno sguardo glaciale. Mi accasciai per terra portandomi le ginocchia al petto. Chiusi gli occhi.

"tutto questo non è reale, tutto questo non è reale" ripetei in un sussurro portandomi le mani nei capelli "i vampiri esistono solo nelle storie da raccontare ai bambini per spaventarli".

"non sembri più molto dura ora" mi prese in giro Klaus.

"sta zitto!" urlai io in preda ad una crisi di nervi.

"altrimenti?" mi sfidò avvicinandosi, sebbene rimanesse molto lontano da me. Mi alzai ancora più infastidita.

Sì, era assurdo. Avrebbero potuto uccidermi in qualsiasi momento ed io continuavo ad irritarli. Ma tutto ciò faceva parte del mio carattere: per quanto fossi spaventata, ero anche infuriata, ed io in questi casi non ragiono su cosa sia prudente o meno.

Con la rabbia che mi ribolliva nel sangue cercai di andare verso di lui per affrontarlo, ma trovai il braccio della bionda a fermarmi.

Voltai lo sguardo verso di lei e vidi che mi osservava ad occhi spalancati "tu hai davvero istinti suicidi" sussurrò scioccata.

The First Hybrid // KLAUS MIKAELSON (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora