«Sei uno schianto!» emette un urletto eccitato e io la guardo schifata e infastidita.

«Ti prego, ho anche un freddo non indifferente, prossima volta i vestiti me li scelgo da sola» metto le mani nelle tasche della giacca leggera che mi ha lasciato.

«Sì, così vai in giro con una tuta da ginnastica come al solito» mi prende in giro, precedendomi per le vie di Laguna Larga.

«Sei sicura che sia casa sua?» chiedo titubante, anche se la musica alta udibile anche da fuori mi risponde prima che possa farlo la mia migliore amica.

«Dai, vieni» mi prende la mano e mi trascina dentro, per poi indicarmi Lautaro, che sta parlando tranquillamente con i suoi amici in un angolo della sala.

«Vai da lui» mi spinge, senza lasciarmi nemmeno una via di scampo, e mi osserva mentre mi guardo intorno in cerca di qualche appiglio, fino a che non mi arrendo e mi dirigo a passo insicuro verso il ragazzo.

Per fortuna, lui mi vede prima che arrivi e riesce a salvarmi dalla situazione imbarazzante che si sarebbe altrimenti creata, di io che mi inserisco abusivamente nel loro gruppo.

«Ciao, Fe» mi saluta, facendomi cenno di andare accanto a lui.

«Ehi» saluto timidamente sia lui che i suoi amici, che mi rispondono con un cenno della mano, sorridendomi rassicuranti.

«Ragazzi, lei è Fe, siamo in classe insieme» mi presenta a tutti i ragazzi, che poi si sparpagliano per la sala, lasciandoci da soli.

«Sei bella, stasera» alzo lo sguardo dal mio bicchiere di succo d'arancia per guardarlo bene in viso, cercando di capire se stia scherzando o no, ma lui evidentemente fraintende.

«Oddio, non solo stasera, sei bella sempre solo che diciamo che stasera ti sei messa più in mostra, non fraintendermi» mi supplica, e manca poco che congiunga le mani.

«Grazie, nemmeno tu sei male, stasera» replico, sorridendo sotto i baffi «E comunque questo è solo merito di Lea, non sarei mai uscita di casa conciata in questo modo, soprattutto perché fuori ci sono circa cinque gradi» indico il top rosa e i jeans a vita alta neri, rabbrividendo al solo pensiero di dover tornare lì fuori con questo freddo.

«Però stai bene, te lo dico sinceramente» appoggia il bicchiere da cui stava bevendo sul tavolo, per poi mettere le mani in tasca e dondolarsi sui piedi.

«Ti va di ballare? Questa canzone mi piace molto» chiede, dopo una manciata di secondi passati principalmente a fissarci e aspettare che l'altro dicesse qualcosa.

«Okay» allungo di poco la o, appoggiando il mio bicchiere accanto al suo. Mi porge la mano e stringe la mia, portandomi con sé molto vicino al centro della stanza.

«Hai per caso visto Perpetua?» chiedo. Lui scrolla le spalle, posizionando le mani sui miei fianchi e guardandomi come per chiedere il consenso. Senza dire nulla, allaccio le mie mani dietro al suo collo.

«Possiamo non parlarne? Almeno per stasera» mi supplica, cominciando a muoversi.

«Va bene, come vuoi» sospiro, guardandolo negli occhi.

«Devo correggermi, non sei bella stasera, sei bellissima» rido alla sua affermazione e mi si scalda un po' il cuore a causa della sincerità e la semplicità con cui lo dice.

«Credo che ignorarla per te stasera sarà molto difficile, visto che è lì dietro» indico con la testa un punto indefinito e lui sbuffa, arrendendosi all'evidenza.

«Vieni un attimo fuori con me?» chiede, cercando di allontanarsi il più possibile da Perpetua.

«Va bene» sospiro, un po' titubante, visto il freddo che sto per prendere.

Lo seguo fino in giardino, dove lui si siede, guardando il cielo che, almeno per stasera, non è nuvoloso.

«Quella è Sirio» indica una stella a caso nel cielo, facendo finta di saperne qualcosa «E quello è Marte» scuoto la testa, sorridendo, e mi siedo accanto a lui.

«Sirio si vede solo nell'emisfero nord, e si da il caso che noi siamo nell'emisfero sud» gli faccio notare, guardandolo mentre lui osserva attentamente le stelle.

«E quello che hai chiamato Marte in realtà è una stazione spaziale, non vedi come si muove velocemente?» la indico, osservandola per qualche secondo.

«Ma perché sai sempre tutto?» mi chiede, facendomi ridere sonoramente.

«Ci sono tante cose che non so» abbasso lo sguardo, imbarazzata dal suo complimento indiretto alla sua intelligenza e rabbrividendo per il venticello freddo che arriva.

«Tieni la mia giacca» fa per togliersela, ma lo fermo prima che possa farlo.

«No, ti prego, poi ti prendi l'influenza e ti devo pagare come nuovo» lo prego, guardandolo negli occhi.

«E va bene, non si può nemmeno più essere dei galantuomini» ridacchia, cingendomi la vita con un braccio e facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla, mentre guardiamo le stelle.

Chiudo gli occhi, inspirando il suo forte odore di bagnoschiuma, e riesco a rilassarmi fino a quando non sentiamo delle voci più alte delle altre, probabilmente appartenenti a delle persone che si stanno avvicinando.

Lautaro non si muove, indifferente alla situazione, così lo imito, facendo finta di nulla, fino a quando non mi rendo conto che le due voci mi sono familiari.

Giro di poco la testa, solo per vedere Perpetua venire in giardino con un ragazzo che all'inizio non riconosco, ma che poi associo subito ad un nome.

Paulo.

lollissimo

allora, sto dormendo in piedi praticamente però volevo comunque pubblicare questo capitolo oggi perché sì

fatemi sapere cosa ne pensate!!

non so se domani riuscirò a pubblicare un capitolo, però ci proverò comunque

buonanotte

ciaone⛈⛄️

¡Mala Mía!paulo dybalaOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz