Credimi o lasciami

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Quando Simon corse fuori non v'era traccia di Markus, se non per le pesanti impronte sul terreno che la neve cadente stava ricoprendo. Non poteva permetterlo, se non per sé stesso per l'altro, che debole com'era non sarebbe arrivato lontano senza congelarsi.

Si mise a correre, guardando a terra freneticamente nella speranza di trovare la strada giusta. Il fu leader di Jericho era in ginocchio, davanti al lago congelato del parco e osservava il proprio riflesso dove con la mano aveva liberato il ghiaccio dalla neve bianca.

Simon aveva fermato il passo, non voleva disturbarlo ma allo stesso tempo avrebbe voluto abbracciarlo. C'è razionalità in un cuore in tumulto? No, nemmeno in quello di un androide.
Perché anche gli androdi piangono, ma non aveva mai visto Markus farlo e non sarebbe stato così neanche quella volta, perché non c'erano lacrime a rigare le sue guance.

《Abbiamo perso tutto.》 La sua voce giunse flebile e distante alle orecchie del biondo, che aumentò il raggio d'azione del proprio udito per udirlo meglio, ma senza muovere un muscolo. 《Tutto ciò per cui avevamo combattuto, ciò che avevamo conquistato con tanta fatica...》
Vento stormì le precarie foglie ancora presenti sui rami degli alberi, poi tornò il silenzio. La neve non fa rumore.

《Chi ha perso tutto, noi o te?》
Markus alzò il capo, quindi lo volse lentamente verso di lui prima di alzarsi. A piedi nudi, il Thirium non riusciva a tenerlo abbastanza caldo: sarebbe stato inutile spegnerne i sensori.
《Ti congelerai.》 Aggiunse Simon, avanzando di qualche passo.
Ma Markus non parlava e il biondo si chiese se non si sarebbe buttato nel lago ghiacciato a fianco. Lo avrebbe ripreso, anche a costo della propria vita.

Alla fine Markus sorrise, tirò le labbra e scoppiò a ridere. Si coprì il volto con le mani e infine annuì. 《Ci credevo solo io.》
《Tutti noi ci crediamo ancora, Markus. Non è finita. Siamo in Canada e se non possiamo avere Detroit saremmo liberi qui.》 Si avvicinò ancora, quindi si sfilò la giacca e gliela passò. 《Non abbiamo paura di seguirti, non devi riconquistare la fiducia di nessuno se non la tua.》 Gli posò una mano sulla spalla e abbozzò un lieve sorriso, al quale Markus rispose timidamente. Ma ancora non parlò, pur accettando la giacca.

《L'amavi molto.》
Markus annuì, quindi scosse le spalle e la testa. 《Non lo so.》
Il cuore di Simon si fermò un istante prima di riprendere a battere normalmente e piccole luci gli annebbiarono la vista. È questo che provano gli esseri umani?
《Non lo sai?》
《Credo di sì. Nessuno ci ha insegnato cosa sia l'amore, giusto?》
Simon annuì, ma quelle luci non tornarono e il cuore continuò a battere senza fermarsi.
《Rientriamo》

Non dissero altro fino alla porta. Simon camminava a fianco del compagno, dell'amico, pronto a sorreggerlo se fosse caduto di nuovo. Il dr. Hem lo aveva sistemato, ma c'era qualcosa che non aveva ancora ripreso a funzionare al cento per cento fra i suoi biocomponenti.
Raggiunsero la casa e Markus si fermò per rivolgersi a Simon. 《Sei davvero un caro amico.》 E rientrò.
Se non avesse destato sospetti e preoccupazioni, Simon sarebbe volentieri rimasto lì fuori, da solo.

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《Quindi se non eri tu, chi era quello sull'elicottero?》
Rose aveva condotto Markus, Simon, Connor, Kara e Luther in una stanza adibita, al momento, a piccolo quartier generale, con un tavolo al quale poter star seduti e fare il punto della situazione; poi se n'era andata.
Connor sospirò e si apprestò a raccontare la verità sfumata che si era preparato. 《RK900, un nuovo prototipo della CyberLife basato sulle mie caratteristiche ma più evoluto. Ha la mia voce e il mio aspetto, ma è dotato di capacità deduttive e specifiche molto maggiori.》 Fece saltare lo sguardo fra i presenti. 《Quando sono andato a cercare North ho scoperto che dietro ai Nuovi Androidi c'è proprio la CyberLife.》
《Non potevano essersi mossi da soli, anche Josh è stato resettato.》 Dichiarò Simon, lanciando un'occhiata a Markus, che ricambiò.
《Non credo si tratti di reset, non per tutti almeno.》 Riprese Connor. 《La CyberLife ha promesso libertà e pezzi di ricambio a coloro che li avessero aiutati a prenderti, Markus. O ad abolire la ribellione.》
Markus annuì, battendo appena la mano sul tavolo. 《La disperazione porta a gesti insensati.》

《Gli umani non hanno rinunciato alla comodità androide. Ognuno di loro indossa un collare che stimola i circuiti nervosi e scarica una scossa elettrica ogni volta che desiderano. Impediscono la ribellione bloccandoci e...》 Inspirò a fondo un'aria che non gli serviva. 《...tramite il dolore. Nuovi ricettori.》 Aggiunse, per spiegare.

Kara si portò una mano alla bocca, sconvolta e Luther le posò dolcemente una mano sulla spalla. Per fortuna non c'era Alice a sentire tutto quello.
《Le cose non sono migliorate per noi.》
《Dobbiamo fare qualcosa!》 Markus aveva sbattuto il pugno sul tavolo, interrompendo Connor, quindi si era alzato e ora osservava la calma che regnava fuori dalla finestra. 《Non possiamo lasciarli là.》
《Markus.》 Si era alzato anche Simon e ora allungava simbolicamente una mano verso il leader, come a volerlo tranquillizzare. 《Non possiamo andare. Non abbiamo un piano e siamo così pochi.》
《Non ne servono molti.》 Anche Connor si era alzato in piedi e ora scambiava occhiate fra Simon e Markus. 《So dove si trova la nuova sede della CyberLife. Hanno aumentato i controlli ma c'è sempre una via d'uscita, in ogni sistema.》

>Software instabile<

Connor sbatté le palpebre, scosse la testa e si passò una mano sulla fronte. Cosa?
《Connor? Tutto bene?》
Kara gli si era avvicinata e gli aveva posato una mano sull'avambraccio. L'RK800 annuì. 《S-sì, sto bene.》 Cos'era successo?
《Quindi sai come entrare?!》 La voce di Markus lo riportò alla realtà, deconcentrandolo dallo strano evento appena accaduto. Scosse la testa.
《Non esattamente, ma possiamo trovare una soluzione.》
《Pensi si possa disattivare il funzionamento dei collari?》 Chiese Luther, prendendo finalmente parte alla conversazione. Connor scrollò le spalle.
《Questo non lo so. Dovremmo trovarne uno e analizzarlo.》
《Scommetto che ne sono stati omaggiati anche i Nuovi Androidi. Converrebbe dirigerci a Detroit. Le armi sono ancora là, giusto?》 Chiese Luther infine, a Markus e Simon.
Fu il primo a rispondere, annuendo. 《Quello che ne rimane.》

《Siete sicuri?》 Kara si contorceva le mani, in un evidente atteggiamento umano che aveva sviluppato in quegli anni, stando a stretto contatto con i canadesi.
《Tu rimarrai qui.》 Luther le accarezzò dolcemente una guancia, mettendole poi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. 《Devi proteggerli.》
《Ha ragione.》 Aggiunse Markus. 《Hanno bisogno di qualcuno che li guidi se noi dovessimo fallire. Prepariamoci.》 Aggiunse subito dopo, impedendole di obbiettare. 《Connor, elabora un piano per entrare a Detroit. Rose ha una cartina.》
《Non servirà.》 Rispose il moro, quindi uscì dalla stanza per raggiungere il piano di sotto.

《Non venire con noi.》 Sentenziò supplichevole Simon quando lui e Markus furono rimasti soli. 《Non rischiare di nuovo.》
《E mandarvi avanti senza di me? No, non mi nascondo in trincea.》
《Loro hanno bisogno di te, Markus...》
《Simon》 Lo interruppe, freddamente, e lo guardò negli occhi. 《Sei mio amico, mi fido di te, ma so cosa è meglio fare per la mia gente.》

Se io fossi importante per te anche solo la metà di quanto tu lo sei per me, capiresti.
《D'accordo. Ti aspetto di sotto.》

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Chiedo enormemente venia per la terribile attesa ma non è affatto un periodo facile e l'ispirazione e il tempo svaniscono.
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e fatemi sapere se volete che approfondisca qualche aspetto. Tendo a non scrivere troppo perché non voglio annoiare.
Bacioni, Faith.

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⏰ Last updated: Oct 20, 2018 ⏰

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