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Anche il Regno di Biancaneve era vuoto. Non c’erano persone, solo Evie e sua madre. E questo a Evie dispiaceva molto perché le sarebbe piaciuto chiacchierare con qualcuno che non fosse la madre, visto che ci aveva convissuto tutta la vita. Neanche lì usciva mai di casa, proprio come sull’Isola.
Vedere il regno da fuori quelle mura era strano.
“Ok ragazzi. Tra poco meno di un’ora ci sarà il tramonto quindi se non vogliamo cercare nel bosco al buio, sbrighiamoci” disse Mal autoritaria come sempre. Sembrava si stesse addolcendo e da quando il giorno prima era rientrata era strana, diversa dal solito ma da quella mattina sembrava essere tornato tutto com’era prima: Mal, la Figlia di Malefica, la più crudele di tutti, quella di cui tutti a scuola nei corridoi avevano paura, quella che chiudeva le persone negli armadietti della scuola, l’eccellenza al corso di malvagità, quella che si poteva permettere di prendersi beffe dei professori perché era la figlia della Signora del Male e nessuno poteva dirle nulla, quella che aveva chiuso Evie nell’armadio delle pellicce di Crudelia, quella che ha rubato la Bacchetta magica, ma anche quella che voleva far cadere la ragazza in un sonno di mille anni, ma che non l’ha fatto, quella che sembrava, dopotutto, avere un lato buono dentro di sé, quella che aveva estremamente bisogno d’amici per non essere sempre così sola; e Evie lo sapeva bene cosa significasse essere soli, che dopo un po’ poteva portarti a fare cose tremende. Ma Evie sapeva anche che Mal aveva bisogno di non essere sola, ma non voleva dimostrarlo, chissà cosa le aveva messo in testa la madre.
“Ragazzi credo di averlo trovato!” strillò Evie per farsi sentire. Aveva trovato un bosco, quello in cui Biancaneve era corsa per scappare alle grinfie della Regina Cattiva che aveva mandato un cacciatore ad ucciderla che non lo fece. “Che figata, è quello dove Biancaneve ha trovato i nanetti?” chiese Jay. “No, loro abitavano dall’altra parte del bosco, quella maestosa, questa parte invece è quella maestosamente paurosa” spiegò Evie con un pizzico di paura nella sua voce. “Okay allora entriamo”  continuò Mal sorpassando gli altri ed entrando nel bosco. “Ma non ha mai paura di nulla?” chiese Carlos riferendosi alla figlia di Malefica. “Figurati. Io sono Mal, la figlia di Malefica e non permetto a nessuno di spaventarmi o comandarmi. Sono grandiosamente cattiva! Muahaha!” fece Jay imitando la voce più cattiva che potesse fare di Mal. Tutti e tre scoppiarono a ridere. “Allora? Che fate venite o no?” li interruppe Mal. Smisero di ridere e seguirono la ragazza.
A Evie aveva sempre fatto paura quel posto. Non c’era mai entrata, ma la madre le raccontava un sacco di cose su come fosse spaventoso, certe volte ci faceva gli incubi.
“Ragazzi ehi ma dove andate? Andiamo di qua!” strillò Evie, ma i tre ragazzi non l’ascoltarono e andarono per la loro strada. “Che strano…” si disse.
Si guardò intorno, ma non vide nulla altro che l’oscurità. Eppure era sicura che il Sole ancora non fosse tramontato. L’unica luce che vedeva era lontana, e non era né una luce calda né una fredda, anzi. Era quasi blu. La ragazza decise di andarci incontro, ma era lontanissima e presto cominciò a sentir male alle gambe. “Eppure non ho messo i tacchi” disse sedendosi un momento a terra. Guardò per un po’ il suolo e quando alzò lo sguardo, vide uno specchio gigante. Ma lo specchio non rifletteva Evie, rifletteva il ritratto di una donna anziana, ma con i capelli come quelli di Evie. Aveva per sino una coroncina rossa con un cuore in testa, proprio come Evie. Ed era vestita allo stesso identico modo. “Oh no, no, no, no, no! Non- non posso essere io! Com’è possibile? NO! Questa non sono io!” Evie stava andando nel panico. Il riflesso sarà stato di una donna di quasi forse sessant’anni. Aveva quasi l’età della madre. Ma Grimilde era così bella, anche a quell’età. Evie non sarebbe mai stata così… brutta.
La ragazza fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. “Questa non sono io. Questo non è reale.”
Aprì gli occhi e adesso lo specchio rifletteva una ragazza di sedici anni, bellissima, senza nemmeno un’imperfezione sulla faccia, giusto il trucco un po’ sbavato. “Questa sono io!” esclamò Evie contenta. Poi qualcosa apparve davanti al suo riflesso. Una scatolina piccola che conteneva un anello. “TROVATO!!” esclamò prendendolo. Era piccolino, blu. “Proprio come me” affermò cercando di trovare una via d’uscita da quel posto. Poi fissò lo specchio. La stava chiamando. “Tentar non costa nulla” si disse.

“EVIE! Sei sveglia! Finalmente!” strillò Carlos. “Non urlare, mi fa male la testa” disse Evie stordita mettendosi a sedere. “Che è successo? Sei svenuta e quasi non ti svegliavi più” continuò a chiedere Carlos. “Ce l’hai?” chiese Mal, fredda e distaccata. Quasi come non le importasse. Evie annuì. “Perfetto, andiamo” continuò facendo segno ad Evie di alzarsi.
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“La Fata Smemorina non è ancora tornata, quindi non possiamo contare su di lei per aiutarci. Mal hai letto i libri che ti ho detto?” fece Ben, cercando il più possibile di non guardare la ragazza. “Sì, non dicono nulla. Troveremo un modo Ben” rispose Mal. “Andiamo?” chiese poi agli altri ragazzi e, salutando, andarono via.
Ben pensò che Mal fosse strana. Forse era per colpa del bacio che si erano dati. Anzi, che Mal gli aveva dato. Ben si era sempre sentito attratto da lei e quando la ragazza lo aveva baciato, si era sentito, spaesato e sorpreso, ma era felice. Certo, era sbagliato. Ma a tutti era concesso di sbagliare. Aspettava solo qualche cosa da parte di Mal, una parola o un’azione, che gli facessero capire se lo provava anche lei oppure se lo avesse baciato per qualche suo scopo o semplicemente per sapere cosa si provasse.

Il bene nel maleWhere stories live. Discover now