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In poco tempo i quattro ragazzi arrivarono ad Agrabah grazie al congegno inventato da Carlos sull’Isola degli Sperduti.
Jay guardava quella città come se non la conoscesse. E in effetti era così. La conosceva solo per come suo padre gli aveva raccontato – assillato più che altro – da  bambino e per le piccole passeggiate che faceva durante la giornata. Niente di più. “È sempre così deserta?” chiese Mal guardandosi intorno. “Sì. Quando siamo arrivati, sono tutti scappati e poi papà è riuscito a radunarli tutti quanti e mandarli a Auradon per tua madre. Per questo ci siamo solo io e mio padre, quindi fate attenzione.” Rispose Jay con tono che sembrava triste. “Allora, dove sarebbe questo primo anello?” chiese Carlos, evidentemente impaurito dalla situazione – secondo Jay, voleva solo tornare a casa e se non avesse avuto paura anche della madre stessa, alla prima cosa che lo spaventava avrebbe urlato: “voglio la mamma! Voglio la mamma!” –.
“Secondo la mappa, dovrebbe essere in una foresta vicino al palazzo Imperiale” disse Mal con gli occhi fissi sulla carta. “Sempre tutto in una foresta, perché? Mi fanno paura” fece Carlos. Gli altri si limitarono a scrollare le spalle e proseguirono per qualche metro.
“Jay! Dove sei stato per due giorni?” chiese Jafar al figlio avvicinandosi. Gli altri tre si nascosero. “Ho fatto un giro per Auradon, giusto per vedere com’era adesso. Sai, con Malefica” rispose il figlio sperando che il padre non sospettasse nulla sulla storia degli anelli.
Quando Jay convinse il padre ad andarsene, gli amici di Jay uscirono da dove si erano nascosti o, almeno solo due di loro. “Dov’è finito Carlos?” chiese Evie non trovandolo. Sentirono uno strillo e poi la voce del loro amico. “Sono qui! Credo di aver trovato la foresta che cercavamo. Non è che mi dareste una mano?”
Appena i tre ragazzi videro in che condizioni si trovava il figlio di Crudelia, risero di gran gusto. “Si, si. Ridete pure di me! Grazie dell’aiuto eh” disse sarcastico il povero ragazzo, legato a testa in giù da delle liane che probabilmente erano magiche e proteggevano il posto. “Scusa Carlos” si scusò Evie, liberandolo. “Ma dove siamo, in una giungla?” chiese Jay, che evidentemente non aveva mai visto quel posto. “Questo posto non c’è mai stato da quando sono qui. Non credete che l’avrei notato in tre mesi?” fece Jay, stupito dalla situazione. “Nella Foresta Incantata, anch’io ho trovato un passaggio che prima non c’era. È così che funziona, credo. Sente la tua presenza, si mostra e ti mette alla prova, per vedere se sei degno di portarlo al dito e usare il suo potere” spiegò Mal ai suoi amici. Jay pensò che Mal era dotata di un’intuizione tremenda.  Era proprio come sua madre. “Allora? Andiamo o lasciamo conquistare il  mondo ai nostri genitori?” disse Mal. “Doveva essere un incoraggiamento?” chiese Carlos, impaurito.

“Camminiamo da ore, e né una paura né una debolezza di Jay si sono mostrate. Lui sta benissimo e l’anello non c’è” si lamentò Carlos. “Forse perché non ne ho” si pavoneggiò Jay. “Ma per favore. A dodici anni ad Halloween ti ho detto bu quando ti stavo davanti  e ti sei spaventato. E mi hai anche confessato di avere paura dei fantasmi” ci tenne a precisare Mal, strappando una risata a tutti quanti, tranne che a Jay. “Jay? Jay tutto ok?” disse Mal, tornando subito seria.
Jay non sentiva più i suoi amici. Si girò ed erano scomparsi. Cosa stava succedendo?
“Bene, vedi chi si trova qui, Jay” una voce alle sue spalle. Si girò ma non c’era nessuno. Erano fantasmi? “Jaaaay” continuò quella voce. Si, erano decisamente fantasmi. Ed era la sua paura più profonda, Mal aveva ragione.
No, lui doveva andare avanti. Doveva anche diventare il prescelto dall’anello. Doveva essere coraggioso.
Camminava e camminava, ma non trovava nulla. Nemmeno una luce. Forse l’anello non lo aveva scelto. Forse sarebbe morto lì, da solo. I suoi amici lo avevano lasciato. Era da solo.
Cominciava a sentirsi male, debole. I fantasmi gli bloccavano il passaggio. Gli rivelavano le sue debolezze, lo tentavano all’oro.
“Prendilo e sarai felice, insieme a tuo padre” continuavano a tentarlo.
Aveva un mucchio d’oro e di cose preziose come fosse nella caverna dove Aladdin trovò la lampada e il tappeto. Allungò la mano per afferrare un mucchietto di oro. Quell’oro lo chiamava, lo tentava e lui stava per cadere nella sua trappola. Ma no. Jay si ricordò di ciò che aveva spiegato Mal e ciò che aveva letto Carlos. L’anello ti tentava, ti metteva paura con le tue paure, ti mostrava le tue debolezze. E tu dovevi dimostrare di essere coraggioso abbastanza da affrontarlo. E lì l’anello ti avrebbe scelto. Quindi avrebbe dovuto resistere alla tentazione. Ritirò la sua mano.
Un fascio di luce lo accecò e in un batter d’occhio tutto quello che Jay vedeva era un tronco, con sopra una scatola di cristallo, come le scarpette di Cenerentola. All’interno c’era un anello dorato.
Allungò la mano per prenderlo.
Lo mise al dito.
“Jay! Jay che è successo?” Carlos e le altre gli si avvicinarono. “Ragazzi! Il dito!” gridò Mal. Tutti guardarono il suo dito. “L’anello! L’hai preso!” esclamarono tutti e tre in coro, abbracciando Jay.
“Forza ragazzi, torniamo ad Auradon” fece Mal “Abbiamo altri tre anelli da recuperare.”

Il bene nel maleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora