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“Okay, quindi. Eccoci, presumo” balbettò Carlos, appena mise piede a Londra. Al contrario di Agrabah, questa era  piena di gente e non era facile passare inosservati. La gente guardava i quattro ragazzi quasi fossero alieni. Avevano vestiti di pelle, capelli strampalati, ma in fondo non c’era da guardare così tanto male.
“Oh no no, ragazzi. Non passiamo di qui. Harry e Jace, a ore dodici. Se ci beccano siamo fritti. E dico fritti davvero, perché stranamente oggi fa caldissimo e quei due ti tengono a parlare anche troppo. Via, adesso” disse in modo quasi autoritario il figlio di Crudelia, costringendo gli altri a seguirlo in un bar. “Londra è troppo grande, non troveremo mai nulla di questo passo ragazzi” disse Mal entrando e sedendosi al bancone. “Posso portarvi qualcosa?” chiese gentilmente il barista con l’accetto inglese che a Carlos faceva tanto ridere.
Si ricordò di quando era piccolo, quando la mamma parlava con quell’accento che lui definiva strano e buffo – che lui stranamente non aveva ereditato – e lui rideva. Crudelia non aveva mai capito il perché e questo la faceva infuriare, infatti Carlos correva per tutta la casa inseguito dalla madre. Le risate che si faceva erano insuperabili, per lui era tutto divertentissimo – c’è da dire che la madre non trovava nulla di tutto ciò divertente –. “Oh ehm” mugugnò Carlos mandando via i suoi pensieri e poi guardò i suoi amici. “Un tè alla pesca per me, grazie” disse gentilmente Evie. “Due caffè e… Mal?” ordinò Carlos al barista dopo aver parlato con Jay, notando però che Mal era su tutt’altro pianeta. “Ehm io nulla grazie” rispose la figlia di Malefica dopo qualche istante. “Tutto ok? Cos’è che ti è preso?” domandò Evie sottovoce, anche se Carlos la sentì benissimo. Vide Mal scrollare la testa, ma non era credibile.

Quando arrivarono gli ordini dei ragazzi, Mal era ancora sovrappensiero e Carlos cominciava a preoccuparsi. Ogni tanto le lanciava degli sguardi ma Mal pareva non accorgersene. “Mal? Hey, tutto okay? Sei strana” provò il ragazzo. Mal scrollò di nuovo la testa e poi disse: “Ho un brutto presentimento. Ragazzi credo che succederà qualcosa di brutto ad Auradon. E presto. Non stiamo qui a non far nulla e cerchiamo questi dannati anelli, cavolo! Se non li prendiamo tutti quanti, siamo finiti” “Ad- ad Auradon? Vuoi dire, credi che tua madre prenderà l’anello?” disse Jay con un tono forse un po’ troppo alto per chi era vicino a loro quattro. “Tua madre si sposa? Ah che bella notizia!” fece una ragazza castana che era vicino a loro. “Sono sicura che lo prenderà l’anello, no? Altrimenti non si sposerebbe!” continuò. Carlos notò una smorfia di disgusto ma allo stesso tempo di tristezza, sulla faccia di Mal. “Già, certo. Si sposa tra una settimana” rispose poi Mal con un sorriso finto stampato in volto. “Auguri!” disse quella ragazza uscendo.
Carlos non poté fare a meno di notare Mal che diceva qualcosa sottovoce e quando la ragazza castana inciampò su un tavolo e si sporcò tutta, capì che Mal aveva lanciato uno dei suoi incantesimi. Ora Mal aveva un sorrisetto sfacciato in viso. “Scusi? Conosce per caso la leggenda del-” chiese poi al barista. Lui, interrompendo la ragazza, finì la sua frase. “Dell’anello di Londra? Si, pare che ce ne siano quattro sparsi in tutto il mondo, ma le altre sono città mai sentite” Carlos aveva dimenticato che Londra non faceva parte degli Stati Uniti di Auradon e che, di conseguenza, non sapeva dell’esistenza di questi. “Comunque, come mai ne siete interessati?” “Ricerca scolastica. Può aiutarci?” mentì spudoratamente Mal. “Sì, certo ragazzi. Allora secondo la leggenda l’anello si trova nel bosco più grande e scuro di Londra. È qui vicino, alcuni credono sia infestato” a quella frase Jay sbiancò “ma non credo ci sia nulla da temere se volete darci un’occhiata. È l’unico bosco nelle vicinanze, non è difficile trovarlo” spiegò il barista. “Grazie” disse Carlos capendo che Mal non avrebbe mai ringraziato. Il barista andò a servire un caffè ad altre persone e Mal si alzò e disse agli altri uscendo: “Forza ragazzi. Dobbiamo prendere quest’anello. Sbrighiamoci.”

Ora era Carlos ad avere un brutto presentimento. Dalla bella giornata che c’era, aveva cominciato a piovere a dirotto e i quattro ragazzi erano senza ombrello, in un bosco che era alquanto tetro. “No ragazzi io non so se-” provò a dire, ma un tuono lo fece sussultare e Jay ridacchiò. “Cos’è quella luce?” chiese poi Carlos, ignorando la risatina del suo amico. “Quella che ci porterà all’anello. Andiamo fifoni” rispose Mal mettendosi davanti a tutti loro, camminando verso quella strana luce. Carlos aveva sempre pensato che Mal fosse una ragazza super coraggiosa e certe volte, avrebbe tanto voluto avere il suo coraggio, che a lui sembrava mancare.
“Avete sentito anche voi abbaiare? Ragazzi? Ragazzi? Ragazzi dove siete?” strillò al nulla. Carlos aveva una paura matta dei cani, per colpa di sua madre. Pensò che probabilmente era un’allucinazione dovuta alla suggestione, e che si fosse perso così da aver anche perso di vista i suoi amici. Decise di continuare a camminare dritto, cercando i tre ragazzi. Ma si fermò di botto, appena vide una cosa mostruosa.
Era un cane gigante, a tre teste come quello del regno dei morti, ma… era un dalmata? Carlos era confuso e capì solo dopo che era la prova a cui la forza dell’anello lo stava sottoponendo. Non doveva avere paura. Non era reale. O così pensava lui.
Il cane – o i tre cani? – gli ringhiò contro e quando Carlos provò ad ignorarlo, ricevette solo un morso sul braccio. “AAAA!” strillò il ragazzo per il dolore. L’urlo che fece, probabilmente diede fastidio a quel cane infernale che cominciò a corrergli dietro e Carlos, ovviamente, cominciò a scappare e correre il più velocemente possibile.
Poteva morire. Ma non era il momento. Non era il momento di essere vigliacchi, codardi. Era il momento di essere coraggiosi. Carlos frenò di botto, lasciando che il cane si fermasse alle sue spalle – e cominciò anche a sbavargli addosso –. Staccò vari rami dagli alberi di quel bosco e li mosse sotto gli sguardi delle tre teste canine. Le tre facce divennero, da colme d’odio, colme di gioia. Il cane cominciò a scodinzolare. “Seduto” disse Carlos. Lo stava facendo davvero? Con suo enorme stupore, il cane si sedette. “Bravo bello. Ora.. PRENDI!” esclamò lanciandogli i rami. L’animale corse incontro a quei rami e Carlos si rincamminò verso quella strana luce. Ma venne fermato di nuovo dal cane che gli portò i rami. Ogni testa aveva un ramo in bocca. Li poggiarono delicatamente, scodinzolando, e Carlos si piegò per raccoglierli e ritirarglieli. Ma aspetta. Il ragazzo notò un qualcosa di argentato su uno dei tre rami. “Oh mamma mia! Non ci credo! Ho superato la prova!” esclamò felice, raccogliendo dal ramo l’anello argentato che il cane gli aveva portato. Quando alzò lo sguardo, il cane a tre teste era scomparso e lui era di nuovo solo.
“CARLOOOOOS! CARLOS!” strillarono in coro i tre cattivi. “Oh mio Dio, puzzi da morire!” esclamò Evie ritirandosi da quello che doveva essere un abbraccio. “E sanguini. Che diamine ti è successo?” puntualizzò Jay. Carlos fece vedere ai ragazzi l’anello e cominciò a spiegare tutto ciò che aveva passato in quell’arco di tempo. “E due ne abbiamo. Bene” disse alla fine.
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“Perché è quella che ci ha fatto questo, Ben! Ecco perché!” sentì Mal urlare da una stanza. Era stordita. “E questo, poi? A che diamine le serve un anello? È magico?” “Io non ti consiglierei di toccarlo” disse Mal con le poche forze che aveva. “Oh bene. Sei sveglia. Okay, non lo tocco, non si sa mai ciò che puoi fare”
Ci fu una lunga discussione tra tutto il gruppo di ribelli. “Quante volte vi devo dire che non dirò assolutamente un bel niente? Solo, slegatemi per favore. Mi cominciano a far male i polsi!” cercò di dire Mal. “Certo, puoi scommetterci!” fece la ragazza che aveva capito chiamarsi Jordan. “Almeno, posso parlare un momento da sola con Ben? Per favore” continuò Mal. Gli altri uscirono, ma lei sapeva che stavano origliando. “Che diamine? E poi, smettila di colpirmi alle spalle e che cavolo!” disse Mal. “Scusa, non ho avuto altra scelta. E in più, la Fata Smemorina ha deciso di farsi un giro di tutti i regni cercando di non essere beccata dai cattivi, quindi scusa tanto se ero in minoranza! Hanno scoperto che insomma, che collaboriamo. Non sanno perché. Mal, non devono saperlo. Sarebbe pericoloso e-” “Oh Dio, quanto parli Ben!” lo interruppe Mal. “Comunque, è quello di Londra?” chiese il ragazzo cambiando argomento. Mal annuì. “Non toccarlo. Non so cosa potrebbe fare. Ne mancano due. E dobbiamo sbrigarci perché ho un brutto presentimento” continuò la figlia di Malefica. Nel frattempo, Ben si chinò per slegarle i polsi che i suoi ‘amici’ le avevano legato. Nel momento in cui Ben toccò le sue mani, Mal sussultò. Le mani del ragazzo erano così calde e le sue, beh, le sue erano gelate. Gelate come il suo cuore, come il cuore della madre.
Mentre le slegava i polsi, alzò la testa per guardare Mal che stava farfugliando ancora qualcosa e la ragazza pensò che le piacevano tanto gli occhi di Ben. Le piaceva tutto il suo viso. Le piacevano le sue labbra. Aveva una tentazione in quel momento. La tentazione di avvicinare il suo viso a quello di Ben e poggiare le labbra sulle sue. Per sentire come erano morbide, calde, voleva sentire il sapore di Ben. E si sentì strana a provare quella tentazione. Perché lei era una ragazza dal cuore di ghiaccio, e non aveva mai avuto una tentazione simile, per nessuno.

“Okay, vai. Ma se provi a dire qualcosa a qualcu-”   “Non lo farò, genietta. Tranquilla. Volevo solo parlare con Ben. Non mi interessa di quello che voi ribelli fate. Di quello se ne occupa mia madre. Io ho altro a cui pensare, ma mi serve il vostro amichetto qua” sbottò maleducatamente Mal, uscendo dal cottage e tornandosene a casa. Era stanca e voleva dormire. Doveva anche svegliarsi presto per incontrare la Bella.

Il bene nel maleWo Geschichten leben. Entdecke jetzt