Capitolo 39

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Gabriel's pov

Mi sveglio lentamente, desiderando di rimanere così per un tempo infinito.

Mi sommerge una sensazione di appagamento e serenità quando ricordo cosa è accaduto tra me e la mia amata.

La stessa sensazione che mi porta ad allungare il braccio verso l'altra parte del letto.

Ma una cocente delusione mi assale quando noto che non c'è nessuno e a quanto pare da molto tempo, considerata la temperatura bassa.

Preso da un sentimento sgradevole mi alzo dal letto, pensando alle cose peggiori.

Dopo essermi girato mezza casa, cerco di venire a patti con la realtà. E cioè che se n'è andata senza nemmeno una parola, un 'ciao'.

E quello che adesso sento al petto è peggio di quanto potessi mai immaginare.

Mi porto la mano in corrispondenza del dolore e mi massaggio lentamente, tentando di alleviare quella sofferenza, invano.

Sento un rumore alle mie spalle e mi giro, sperando nella paradisiaca visione di Krystal.

Ma rimango ancora più male quando noto che è solo mia nonna e quasi senza volerlo, mormoro:" Ah... sei tu!"

Lei alza un sopracciglio, evidenziando le poche rughe che sottolineano il passare del tempo.

"Speravi fossi qualcun'altro? Una certa Krystal?" parla con durezza.

Rimango spiazzato e per qualche istante una forte tensione aleggia tra i nostri corpi.

"Se n'è andata" confido, facendo trapelare molta della mia sofferenza con le parole.

"Lo so"

Indurisco lo sguardo, pretendendo una spiegazione che non tarda ad arrivare.

"L'ho incontrata stamani presto"

"E?"

"E se ne stava andando"

"Questo lo so anche io" dico con irritazione.

Lei non è da meno e, alzando le braccia, parla:" Cosa vuoi sapere Gabriel?"

"Tutto!"

Lei, con un sospiro, mi si avvicina, imprigionandomi in un abbraccio forte.

"Ti ha detto dove voleva andare?" mormoro, trattenendo a stento le lacrime.

"No, Gabriel. Ma non te l'avrei detto lo stesso anche se l'avesse fatto"

Mi irrigidisco e il mio primo pensiero è di districarmi dall'abbraccio, ma mi limito a rimanere immobile e freddo.

"E perché, di grazia?" sibilo, con ancora la spiacevole sensazione di essere stato abbandonato.

"Non capisci, vero? Eppure in un certo senso ci sei passato pure tu, dopo la morte dei tuoi genitori" parla con franchezza.

"Passare cosa?" adesso più stanco che altro.

"Il periodo in cui non sapevi nemmeno come ti chiamassi. Quando avevi perso te stesso. E quando desideravi stare solo, a crogiolarti nel tuo dolore." mi rivela ciò che non era mai stata in grado di dire apertamente di fronte a me.

"Nonna?"

"Dimmi, tesoro"

"Io la amo!"

La realtà mi viene sbattuta violentemente in faccia, ma purtroppo è troppo tardi.

Lei mi ha lasciato.

Mi ha lasciato e io non le ho nemmeno rivelato i miei sentimenti.

Magari se l'avessi fatto, lei sarebbe rimasta.

Un'intrigante scommessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora