#Capitolo 3

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Adesso non sapevo più come comportarmi. I ragazzi erano entusiasti della notizia, io tremavo dalla paura.
Brian cercava di rimanere lo stesso, ma sapevo che ogni giorno che passava avanzava la sua paura di perdermi. La minaccia di Jared era troppa per lui da sopportare.
Con il gruppo avevamo provato le nostre solite canzoni, ma solo dopo avevo dimenticato
il fatto che ce n'era una proprio per lui... "When you're gone".
Spero solo non gli dia troppa attenzione.
Oggi era il grande giorno e dovevo cercare di stare calma. Così presi i miei soliti ansiolitici, miei compagni di avventura da anni e diedi inizio a questa lunga e pesante giornata.
Da stupida pensavo "chissà se si ricorda" oppure a quante cavolo di relazioni abbia potuto avere dopo di me.
Quando se n'è andato ho cercato di disattivare ovunque ogni notifica che lo riguardasse... Mi avrebbe fatto solo del male sentire o guardare cosa lui faceva mentre era lontano da me.

«Buongiorno piccola»
Brian appena alzato che non aveva voglia di andare a lavoro con quei capelli arruffati era l'unica scena della mia vita normale che potevo gustarmi in una giornata come questa.

«Giorno amore, che vuoi a colazione?»
Sapevo che anche per lui questo non era decisamente il suo giorno migliore quindi cercavo di essere il più gentile possibile.
«Lil, prendo solo un caffè, è tardi e devo scappare»
Non era tardi, era in perfetto orario con il suo turno lavorativo... Sapevo che cercava di andare via da me per non farmi vedere quanto fosse preoccupato, a
Quindi non dissi niente.

«Va bene» e gli porsi una tazzina di caffè che avevo fatto poco prima.

Io ero già pronta per andare, dovevo solo prendere le due chitarre, la borsa con i pedali e basta.
Non curai troppo il mio aspetto, non era di mia abitudine e poi stasera mi aspettavano ore di preparazione prima di salire sul palco.

«Allora? Sei pronta?»
«Non proprio Kev, anzi... Direi proprio per nulla»
Come poteva stare calmo il mio cuore sapendo che tra una decina di minuti avrei visto loro... Mi ci è voluto troppo tempo per chiudere una ferita del genere, per passare oltre ai ricordi e adesso dovevo riaprirli.
Troppe domande scorrevano nella mia testa e cercavo di nascondermi dietro i corpi dei miei due amici, era l'unica cosa che potevo fare per sentirmi un po' meglio.

«Ragazzi siete pronti?» la voce di Adrian che ci comunicava che stavano per arrivare ha solo scatenato in me il panico, così tanto da aver stritolato la mano a Kev.
Ovviamente loro erano euforici mentre io volevo solo diventare invisibile e scappare.

«Ragazzi, ecco a voi i Thirty Seconds To Mars!» disse Adrian contento entrando dalla porta principale del suo studio rosso, sentivo la felicità di Kevin ed Hélène farsi avanti allo stesso ritmo della mia paura.

«Ciao! Quindi aprirete voi il nostro concerto di stasera!»
Era Tomo, sempre con quella giacca di pelle nera tipica e sempre il primo a rompere il ghiaccio. Ero più nascosta rispetto agli altri due, stavo metà dietro il muretto e metà dietro Kevin.

«Ma... Lilith, sei tu?» mi chiese con sguardo interrogativo. Non avevo più scelta, dovevo uscire dal mio "covo" ed espormi. Non potevo fare altro.

«Tomo... Sono proprio io, solo di cinque anni più vecchia» l'ultima volta che mi avevano visto ero una ragazzina di appena diciotto anni e adesso...
«Fatti abbracciare!» e mi stritolò tra le sue braccia, devo dire che mi è mancata questa sensazione.
Mi rassicurava il fatto che non si fossero dimenticati di me, come se avessi lasciato un qualcosa a loro, dei piccoli ricordi.
«Non posso crederci, allora è tutto vero!»
«Shan!» e corsi immediatamente fra le sua braccia. Shannon, il mio fratello maggiore e migliore consulente, la migliore spalla su cui piangere e ridere. Riaverlo accanto mi ha fatto venire le lacrime agli occhi, troppi ricordi e troppe emozioni in un solo momento... Ma non quanto quelle che stavano per arrivare...

Era lì, che salutava Kev ed Hélène, sorridente.
Ma non ero pronta ad incontrare mister occhi di ghiaccio, forse non lo ero mai stata.

I nostri sguardi si incrociarono e lui si è fermato, immobile, a tenere quegli occhi fissi su di me con uno sguardo indecifrabile, i suoi soliti.
D'altro canto io non ero da meno, non sono riuscita a togliergli gli occhi di dosso e non riuscivo a muovermi. Il mio cuore si è fermato, non sapevo se dovessi piangere o sorridere o fare finta di nulla ma era impossibile.

«Ciao Lilith» disse con voce ferma.

«Ehi... Ciao Jared» non so come riuscì a dire queste due parole con la poca aria che mi ritrovavo in corpo.

Il silenzio in studio era quasi imbarazzante, ma nessuno riusciva ad evitarlo.
Nessuno dei due rischiava a fare un passo verso l'altro, così ho capito che per quel giorno forse era meglio così, era meglio limitarsi a quel saluto distante ma pieno di emozioni, ricordi e malinconia.

Parlammo della scaletta che avremmo dovuto portare questa sera e sapevo che toccava a me parlare ma non ne avevo voglia. Tutto il flusso di emozioni mi bloccava il respiro.

«Va bene ragazzi, perché non gli fate sentire i pezzi? Così iniziate a prendere confidenza col palco» esortò Adrian.
Probabilmente sarebbe stato uno tra i concerti più grandi che avremmo mai aperto.

«Va bene!» rispose Hélène estasiata. Lei non vedeva l'ora, io non vedevo l'ora di andare via.

L'ultima in scaletta era "When you're gone", e per quanto avessi pregato i ragazzi di non metterla, quella canzone era il nostro cavallo di battaglia.

Iniziammo con "Say nothing" e ai ragazzi sembrava piacere.
Ma quando iniziò l'arpeggio di quell'ultima canzone capì che era il momento di cantarla come mai avevo fatto. Il protagonista di questa assurda storia era lì davanti a me, ed era il momento di raccontargli come erano andate le cose.

«You think that I forgot, but everything reminds me of you. You never said that is done, and I hope we'll come back someday. But those dreams are just dreams and my heart  can never say goodbye to you». 

A quelle parole urlate con dolore lui mi guardava quasi come se sapesse, come se avesse capito di che stavo parlando, perché avevo scritto quella canzone.

Per sbaglio incontrai i suoi occhi e rimasi congelata, dovevo andarmene.
Staccai i fili della chitarra, misi tutto nelle custodie e scesi dal palco.
Quando realizzai che avevo cantato a lui quella canzone iniziai ad avere un attacco di panico e dovevo stare sola.
Correndo sono riuscita ad arrivare nel retro di tutta quella enorme struttura e sapevo di aver suscitato alcuni dubbi e domande per quel mio gesto.
Ma nulla poteva preparami a questo, nulla poteva dirmi che l'unica persona che mi ha seguito fino a lì era proprio lui: Jared.

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Buongiorno!
Come state? Queste vacanze sono di vostro gradimento oppure no?
È successo!! Si sono rincontrati dopo cinque anni, cosa ne pensate?
Grazie per tutto!
~Lav🌙

Hurricane II ~ Jared LetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora