Rose mi aveva colpito dietro la testa e mi aveva detto "Gli piaci, idiota," ma ero quasi certa che si stesse sbagliando. Non mi sarei spiegata come avrei potuto piacere a qualcuno.

Oggi, dopo una bella conversazione con Austin con caffè e the, tornai in classe e lo rincontrai quando la lezione finì.

Uscimmo dall'ala di scienze insieme, i suoi passi opposti ai miei.

"Allora, com'è stato psicologia dello sviluppo? Hai scoperto i misteri mentali del mondo?" Austin sogghignò e mi osservò. Scrollai le spalle e alzai gli occhi al cielo.

"Certo che n-no. Sono passate solo due settimane. Di so-solito lo faccio verso la quarta se-settimana," scherzai e lui rise, facendomi sorridere al mio in qualche modo commento divertente.

"Beh, non vedrò l'ora di scoprire queste scioccanti scoperte allora. Io, d'altra parte, mi aspetto un Nobel per la chimica molto presto."

Ridacchiai e scossi la testa. "La mo-modestia è la chiave."

Sorrise e scrollò le spalle, il suo sguardo gentile su di me. Ci avviammo alla fermata del bus, che era proprio fuori dal campus, così che riuscissi a tornare a casa per un po' e andare a lavoro. Quando arrivammo alla nostra destinazione, sospirai e mi feci cadere sulla panchina, cercando di ignorare la stanchezza che prevaleva sulla mia mente e sul mio corpo. Avevo cercato di nascondere tutto il giorno il fatto che rischiassi di svenire da un momento all'altro, e immaginai di esserci riuscita. Alzai lo sguardo vedendo Austin mordersi un labbro, con le mani nelle tasche e lo sguardo puntato al suolo.

"Che c'è?" chiesi e la sua testa scattò in alto.

"Cosa? Oh, niente." Lasciò andare il suo labbro inferiore e tossì, raddrizzando la schiena. Io scossi il capo.

"Se-Sembri proprio il modello di a-ansia." Sollevai le sopracciglia e lui ridacchiò debolmente.

"Già, immagino di si, huh?" chiese con tono calmo e spostai lo sguardo alla sua destra, osservando velocemente la strada prima di riposarlo su di lui. "Ok, cercherò di essere onesto con te. Stavo cercando il modo migliore per chiederti, uh, di uscire con me dopo lavoro," ammise e i miei occhi si spalancarono. "Sai, magari al mio dormitorio. Potremmo ordinare una pizza e guardare qualcosa su Netflix," aggiunse con timidezza e sollevò lo sguardo su di me. Io velocemente abbassai il capo e cercai di metabolizzare il tutto.

Qualcuno mi aveva chiesto di uscire?

"Ma solo se vuoi!" disse, nervoso dall'assenza di risposta. "Voglio dire, uh, è venerdì e sai nessuno dei due è una persona festaiola, così ho semplicemente pensato che forse avremmo potuto ... non so, tipo, uh ... uscire insieme come amici," blaterò agitato.

"O-ok," risposi finalmente e lui sorrise.

"Ok?" ripeté e io annuii, sorridendo.

Perché no? Era sempre gentile e divertente, e comunque non avevo altro da fare quella sera, nemmeno dormire.

"Fantastico!" esclamò. "Allora, vivo nei domitori Johnson, stanza 256. Incontrami lì, non so, alle otto?"

Annuii. Avevo un'ora per prepararmi dopo lavoro e prendere l'autobus.

Sembrava che la faccia di Austin stesse per esplodere per quanto cercasse di nascondere un sorriso e quando l'autobus si fermò di fronte a noi, ci salii, lui mi salutò e si voltò allontanandosi.

Mend the Broken [Italian Translation]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora