Capitolo 7.

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Cover by sweetophelias



-Harry-

Non riuscii a fare a meno di lanciarle qualche sguardo. Era completamente sotto shock, il suo corpo e la sua mente non erano in grado di sopportare ciò che le era successo. Lo capii quando prendendole la mano lei non reagì. Cavolo, era addirittura entrata in macchina e mi aveva dato il suo indirizzo. Non era per niente in sé ma la capivo. Non le piace avere qualcuno vicino, ancor meno qualcuno che la costringa a terra e tenti di abusare di lei.

Dopo pochi minuti che eravamo partiti lei si era addormentata, sembrava svenuta, contro il finestrino, così spensi la radio per non farla svegliare.

Mi bruciavano ancora le nocche per aver picchiato quel figlio di puttana che stava cercando di farle del male. L'avrei dovuto uccidere, ma Elizabeth mi ha fermato. Era strano perché non ricordavo nessuno che fosse riuscito a fermarmi così facilmente quando ero arrabbiato. Ma cercai di scacciare il pensiero di quello stronzo, stringendo ancor di più la presa sul volante.

Il suo respiro calmo riempiva il SUV, e trasformò lentamente la furia che avevo dentro in disperazione. Arrivai presto sulla via da lei datami e cercai casa sua. Non aveva mentito quando disse era vicino al bar. Riuscii a trovare il palazzo in cui viveva e parcheggiai l'auto prima di spegnere il motore.

Sospirai e mi voltai verso di lei che aveva la testa appoggiata al finestrino e gli occhi chiusi. C'erano delle linee nere di trucco lungo le guance dovute alle lacrime e i suoi capelli erano un po' arruffati. Sembrava distrutta.

Distolsi lo sguardo da lei e mi presi la testa fra le mani, cercando di scacciare la rabbia che sentivo pensando a quello che aveva dovuto passare. Perché lei? Perché era dovuto accadere proprio a lei? Sarebbe potuto accadere a chiunque, ma dio, non a lei.

Le avevo detto che le sarei stato lontano, e avevo anche fatto un bel lavoro, indipendentemente da ciò che volevo io. Non sono andato nei posti dove pensavo ci fosse lei, non ho cercato di avvicinarmi a lei quando la vedevo lasciare il campus. Ma lei è venuta in un posto dove c'ero io, per chissà quale ragione. Odia stare in mezzo alle persone, quindi perché era alla festa?

Comunque, era lì. E quando mi ha incontrato, sembrava che avesse già pianto e poi era corsa via. Perché stava piangendo? Non è stata colpa mia, vero? Dio, tutto di questa ragazza mi confonde.

Scossi la testa prima di slacciarmi la cintura. "Elizabeth," cercai di dire con voce calma, ma non si mosse. Le toccai il braccio, pronto a ritirare la mano in caso sobbalzasse, ma restò immobile. Mi morsi il labbro prima di uscire dall'auto e raggiungere il suo lato. Aprii piano la portiera e mi infilai tra quest'ultima ed Elizabeth. Mi sporsi e le slacciai la cintura, le tirai fuori il braccio e la sollevai, mettendole un braccio sotto le ginocchia e l'altro attorno alla schiena, cercai di essere il più delicato possibile.

Chiusi la portiera e me la sistemai fra le braccia, la sua testa si appoggiò al mio petto, appena sotto il mio collo.

Avrebbe dato di matto se fosse stata cosciente e mentalmente stabile.

Aprii la porta dello stabile con qualche difficoltà e dopo un viaggio in ascensore, mi ritrovai di fronte alla sua porta.

Fantastico.

Sbuffai e mi guardai attorno per cercare un qualsiasi posto dove poteva aver nascosto una chiave di riserva, così da non doverla svegliare, e vidi il tappetino. Mi abbassai e sistemai Elizabeth così da poter sollevare il tappeto e quasi piansi dalla felicità quando vidi la chiave. La afferrai e mi alzai in piedi e ,tenendola ancora fra le braccia, aprii la porta ed entrai.

Mend the Broken [Italian Translation]Where stories live. Discover now