Capitolo 12.

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Avete mai dormito talmente male che sembra quasi che non abbiate dormito affatto e il giorno dopo avete girato come degli zombie?

Vi è mai capitato di non dormire proprio la notte e di sentirvi come avvolti da un cupo manto di confusione e debolezza il giorno dopo? Tanto stanchi da promettere a voi stessi che avreste dormito come un sasso la notte dopo?

Già, era quello che stavo pensando anche io. A parte che nonostante promettessi a me stessa che avrei dormito, sapevo che anche se ci avessi provato non ci sarei riuscita. Semplicemente non riuscivo. Avevo provato a stare distesa sulla schiena, bere latte caldo, ascoltare rumori calmanti. Nulla aveva funzionato. Continuavo solo a pensare a quella notte alla festa e quando chiudevo gli occhi, e l'incoscienza cercava di raggiungermi, una vivida immagine di quell'uomo che mi assaliva mi offuscava la mente, ma Harry a differenza delle altre volte, era lì che guardava tutto. Mi fissava mentre io lo supplicavo di aiutarmi, ma lui scuoteva la testa e mi sussurrava solo una parola.

"Nulla."

Solitamente, immaginavo Harry che mi salvava, mi aveva sempre aiutata, sia quelle notti che mi era stato accanto fisicamente ma anche solo il pensiero di lui faceva effetto. Ma adesso mi rifiutavo di cercare conforto in un uomo che considerava il nostro rapporto come il 'nulla'. Non mi interessava se non dormivo per un'altra notte, non lo avrei pensato.

Erano passati quattro giorni da quando mi aveva riferito il suo pensiero. Quattro giorni da quando avevo lottato per me stessa e me ne ero andata da lui. Quattro giorni dall'ultima volta che gli avevo parlato. Quattro giorni durante i quali non avevo dormito, dopo quel piccolo periodo di tentato svenimento.

Lui mi aveva scritto, ma io non avevo risposto. Aveva tentato di avvicinarsi al campus, ma lo notavo sempre prima che riuscisse ad avvicinarsi ed ero riuscita sempre a scappare alla lezione successiva. Non avevo dovuto lavorare molto negli ultimi giorni, quindi ero riuscita a non incrociarlo anche là.

Sapevo che ignorandolo l'avrei fatto imbestialire, ma onestamente non me ne importava. Voglio dire, perché avrei dovuto? L'unica volta che permettevo a qualcuno di entrare nella mia vita, questo la considerava nulla. Non mi importava cosa dovesse dirmi, nulla poteva cancellare le parole che mi aveva gettato addosso l'altro giorno. Non l'avrei perdonato, mi avrebbe reso ancora più stupida.

Quindi nonostante fossi a conoscenza che lui fosse l'unico in grado di tranquillizzarmi abbastanza da farmi dormire, o che fosse l'unica persona che riuscisse a proteggermi da ... beh, tutto; cercai di dimenticarmi di lui e come gli angoli della sua bocca si sollevassero quando gli rispondevo a tono o come i suoi chiari occhi verdi mi fissassero ogni volta che gli ero vicino, dandomi l'impressione che fossi l'unica cosa importante per lui.

Ma dimenticare qualcuno che era così importante era più facile a dirsi che a farsi.

Quando raccontai a Rose ciò che era successo, lei grugnì e apoggiò la testa al tavolo, sibilando un 'quel stupido, affascinante ragazzo tatuato'. Poi chiese cosa intendesse con ciò che aveva detto, e poi mi rimproverò perché non gli avevo permesso di spiegarsi meglio. Ma non volevo sapere cosa avesse da dire. Probabilmente mi avrebbe rifilato qualche bugia e mi avrebbe persuaso a farmelo piacere di nuovo.

Aspetta, mi piaceva? Forse, mi piaceva davvero?

No, no, non poteva essere. Era solo ... la prima persona oltre a Rose che mi trattava con gentilezza e mi stava affianco, mettendo da parte stupidità e arroganza. Tutto qua. Ci stavo pensando troppo.

Ero uscita più spesso con Austin, eravamo usciti a prendere un caffè e fare due chiacchiere. Era molto carino e divertente. Si, era un po' imbarazzante ma ispirava tenerezza e la cosa mi faceva sorridere. Era il ragazzo gentile che tutte le ragazze vorrebbero come amico, quello che ti fa tanti complimenti e ti fa ridere.

Mend the Broken [Italian Translation]Where stories live. Discover now