CHAPTER 7: Found you

782 59 1
                                    

Il rumore insistente della vibrazione del cellulare costrinse Wade ad aprire gli occhi ancora impastati dal sonno. Sbadigliò e si stiracchiò dolorante e in parte frastornato per quella dormita non proprio rilassante sulla scrivania.
Vide lo schermo del computer oscurato dallo screensaver, mosse il mouse e si riaccese di colpo. 
L'improvvisa luminosità del display lo accecò e istintivamente chiuse le palpebre per pochi secondi, poi gettò un'occhiata all'ora in basso a destra: erano quasi le nove di sera. 
Aveva dormito per tre ore di fila. 
Chiuse il computer e sistemò i fogli sparsi sul ripiano, accatastandoli in un mucchietto che spostò in un angolo della scrivania. Prese il telefono. Ormai non squillava più ma segnalava in rosso una chiamata senza risposta e un messaggio non letto. Wade lo sbloccò inserendo una password di quattro cifre e lesse il messaggio. Il numero era sconosciuto e diceva semplicemente: "Vieni nel mio ufficio e ti spiegherò la tua prossima missione". 
Il mercenario capì di chi si trattava. 
Era sicuramente Daniel, un uomo per cui aveva lavorato la settimana scorsa. Gli aveva offerto una somma ingente solo perchè recuperasse un foglio andato nelle "mani sbagliate", per usare il termine che aveva utilizzato lui. Wade aveva combinato un po' di casini e lo riconosceva, ma nel complesso era riuscito a fargli avere quello che voleva e Daniel si era ritenuto abbastanza soddisfatto del suo operato anche se aveva abbassato di molto il compenso pattuito all'inizio del loro accordo.
Ma ora lo contattava di nuovo. 
Era un buon segno, era certo che qualunque cosa gli avrebbe chiesto sarebbe stata accompagnata da una buona offerta in denaro.
Sorrise al pensiero e si diresse in bagno per lavarsi il viso. 
Si tolse la maschera, passò sapone e acqua fresca sul volto e si asciugò utilizzando il suo accappatoio. 
Evitò di guardarsi allo specchio e cercò delle pastiglie nel mobiletto accanto, senza però alcun risultato. 
Notò che tutto era stranamente in ordine. Tornò in camera e trovò quello che stava cercando in un cassetto del comodino accanto al letto. Anche quella stanza era ordinata. 
Si grattò la testa confuso e si diresse in salotto rimettendosi la maschera.
{Siamo sicuri che questa sia davvero casa nostra?} 
[Non essere sciocco, questa è casa nostra! E' solo che non la vedevamo così pulita da quando l'abbiamo comprata.] 
Wade rimase sorpreso. Quasi non riconosceva più il suo appartamento. 
Un buon odore di cibo lo convinse a dirigersi verso la cucina. Era un profumo che riconosceva anche se al momento non riusciva a capire cosa fosse.
Entrò in cucina e la vide. 
Eccola là, in tutto il suo splendore, la sua amata Quesadilla.
{Ecco cos'era! La specialità di Jimmy!}
[Già, ci aveva dato la ricetta questa mattina. Quell'uomo è il miglior cuoco di cibi messicani al mondo.]
{I suoi tacos sono i migliori!}
[Penso che dovremmo ringraziarla.]
{Ringraziare chi?}
[Kate. Chi pensi che abbia fatto tutto questo, idiota?]
Wade spostò lo sguardo dal cibo che aveva adocchiato e notò Kate con un braccio sopra il tavolo e la testa appoggiata su di esso.
Gli occhi chiusi e il viso adornato da un'espressione serena.
Il mercenario si sedette accanto a lei, le iridi incollate sulla sua figura minuta.
Doveva essere stanca.
Si accorse che si era sistemata. Si era cambiata le bende e messa altri cerotti. Passò una mano fra i suoi capelli realizzando, solo allora, che li aveva accorciati. Sorrise e avvicinò, quasi inconsciamente, le labbra alla testa della giovane, ma finì con il beccarsi una dolorosa testata sul naso. 
[Decisamente inaspettato...]
{Ma che cazzo...cos'è la figlia segreta di *Heihachi Mishima?!}
Wade indietreggiò portandosi una mano sul naso e solo in quel momento incontrò gli occhi di Kate che, ridotti a una fessura, lo guardavano storto. 
- Non ti azzardare. - disse fredda e l'uomo alzò le mani in un gesto di resa. 
In realtà gli era quasi risultata spontanea quell'azione. Automatica. 
Era come se per un attimo avesse visto in quella giovane la sua ragazza di un tempo, Vanessa. 
Vanessa era solita occuparsi della casa e lo aspettava sempre per mangiare insieme a lui, anche quando tornava tardi dalle sue missioni. A volte gli capitava di rincasare e vederla addormentata sul tavolo in attesa del suo ritorno insieme alla cena.
Quando la vedeva dormire amava passare le mani fra i suoi capelli mossi. Lo rilassava.
Le risate, i baci, le belle parole...era sparito tutto insieme al ricordo di Vanessa quando l'aveva lasciata dopo aver scoperto di avere il cancro. 
In quel momento gli era davvero sembrato di fare un tuffo nel passato anche se sapeva che non era possibile. 
- Dovresti riposare. -
- E tu dovresti mangiare o finirà per congelarsi. - gli rispose la giovane indicando il piatto sul tavolo con un gesto del mento. 
L'uomo annuì.
- Prendo un piatto anche per te? - chiese iniziando ad alzarsi ma la ragazza lo bloccò appoggiandogli una mano sul braccio. 
- Ho già mangiato. -
Wade decise di non insistere e si alzò la maschera, scoprendo solo la bocca, per mangiare. 
Kate lo osservò e inevitabilmente il suo sguardo cadde sulle cicatrici che ricoprivano il mento dell'uomo. 
- Grazie. - le disse Wade dando un primo morso al cibo che aveva davanti.
La rossa gli regalò un mezzo sorriso. 
- Di nulla. Spero che la testata non sia stata troppo forte. - commentò lei. 
Wade scosse la testa come a dire che non importava. 
In fondo la colpa era sua, non si sarebbe dovuto far assalire dai ricordi.
Quel piatto non aveva solo un buon profumo, era anche delizioso e finì presto tutto nello stomaco del mercenario. 
Deadpool diede un'occhiata all'orologio appeso in cucina. Erano le 21.35. 
Decise che sarebbe andato quella sera da Daniel, non avrebbe avuto senso farlo aspettare oltre. 
- Devo sbrigare una commissione. Starò fuori per un po', si tratta di una cosa urgente. Ma non ti preoccupare non ci impiegherò molto. -
Kate seguì con lo sguardo la figura di Deadpool mentre si alzava e si dirigeva in sala afferrando una pistola da un ripiano per poi controllarne i proiettili rimasti. 
Erano cinque. Non gli avrebbe usati, ma nel caso fosse successo qualcosa se li sarebbe fatti bastare. 
La giovane gli si avvicinò con un sorriso accennato mentre lui prendeva un giubbotto dall'appendiabiti.
- Anch'io devo andare. Credo sia giusto che me ne vada da qui, sono rimasta anche troppo. E' stato bello conoscerti, Deadpool. Grazie di tutto. - la ragazza gli fece un cenno di saluto con la mano avvicinandosi alla porta d'ingresso. 
- Come? Aspetta! - disse l'uomo rincorrendola con il giubbotto infilato solo per metà. 
- Dove pensi di andare? Non puoi uscire così! - 
- E perchè no? - 
- Perchè non saresti al sicuro. - gli rispose l'altro prontamente. 
- Sono grande e sono in grado di prendermi cura di me stessa, nel caso non l'avessi notato. - disse Kate incrociando le braccia al petto.
- Non ne dubito, bambola, ma...-
La giovane gli lanciò uno sguardo truce che lo fulminò all'istante. 
- Giusto....non ti devo chiamare bambola. Dimenticavo che preferisci dolcezza. - disse lui con fare innocente. La giovane roteò gli occhi al cielo. 
- Preferisco che tu stia zitto. -
- Ma...- 
Kate posò un dito sulla maschera di Wade, nel punto in cui doveva trovarsi la sua bocca, per zittirlo.
- Me ne sto andando. - 
La ragazza sottolineò con la voce l'ultima parola, con la speranza che lui capisse, e si voltò nuovamente in direzione della porta ma si sentì afferrare il braccio con una stretta ferrea. 
- Ascolta, lo dico per il tuo bene. Davvero. Fa freddo, non sai dove andare e neppure se ti stiano inseguendo. Se dovesse succederti qualcosa mi sentirei responsabile. - disse Wade e questa volta la sua voce aveva assunto un tono terribilmente serio. 
- Lasciami! - esclamò Kate, ma per quanto si sforzasse di sfuggire alla sua presa non riuscì nemmeno ad allentarla.
Lui trattenne una risata guardandola.
- Possiamo restare così per tutto il giorno se ti diverte. - le disse sforzandosi di non ridere.
La ragazza non si arrese e iniziò a prendere a pugni il braccio dell'uomo ma sembrava fatto d'acciaio e ogni suo tentativo appariva soltanto futile. 
Wade finse uno sbadiglio godendosi il fatto di essere più forte di lei.
- Maledetto! - imprecò Kate sfinita dopo almeno cinque minuti di vano divincolarsi, crollando in ginocchio a terra.
- Finito? - domandò il mercenario lasciando la presa con un sorriso compiaciuto.
- Ti piacerebbe! - esclamò la giovane facendogli la linguaccia e gettandosi verso la porta ignorando la faccia sorpresa dell'uomo. 
Riuscì ad afferrare la maniglia e l'abbassò rapidamente aprendo la porta con un sorriso trionfante. 
Finalmente!
Ma davanti a lei, all'entrata, c'erano un gruppo di uomini in nero, degli occhi di ghiaccio che la fissavano e un perfido ma smagliante sorriso. 
Kate sbattè la porta in faccia a quegli sconosciuti girandosi poi verso Deadpool, in piedi alle sue spalle.
- Aspettavi qualcuno? - gli domandò.
- Non che io sappia. - le rispose l'uomo scrollando le spalle. 
La giovane riaprì, questa volta quelle iridi azzurre la fissavano serie. Il sorriso era svanito. Avrebbe giurato di sapere a chi appartenevano quegli occhi ma non voleva crederci. Richiuse la porta. 
Wade la guardò inclinando la testa confuso.
- Penso che uscirò dalla finestra. - disse la rossa correndo verso la prima finestra che vide aperta. 
- Stai scherzando?! Siamo al quinto piano di un condominio, cazzo! Non è nemmeno la finestra con sotto le scale! - gridò il mercenario fermandola prima che si buttasse giù.
Kate puntò i suoi occhi color nocciola su di lui. Erano pieni di terrore. 
Deadpool la guardò sorpreso. 
- Cosa c'è? - chiese in tono serio.
- E' lui...- mormorò la ragazza prima che un botto facesse saltare in aria la porta dell'appartamento.

~

Note:

E anche questo capitolo è terminato. (≧∇≦)/
Spero vivamente che vi sia piaciuto. :)
Per tutti i fan della lotta...si avvicina il momento dell'azione! ( • ̀ω•́ )
Nel caso aveste consigli, commenti, apprezzamenti e non, vi prego di scriverli, ne sarei molto felice.

Per chi non lo sapesse *Heihachi Mishima è un personaggio di Tekken.
Tekken è una serie di videogiochi di lotta creata dalla Namco, una software house (azienda che si occupa di software, applicazioni e altre cose inerenti a computer) giapponese produttrice di videogiochi, fondata nel 1955 da Masaya Nakamura.
Per tornare a Heihachi Mishima, beh, lui è uno dei personaggi principali della saga e dare testate alla gente...è davvero il suo forte!
Scherzi a parte, se vi piace il genere picchiaduro nei videogiochi vi consiglio caldamente di provare Tekken, è uno dei giochi per Playstation che preferisco in assoluto.
Se vi va fatemi sapere nei commenti se lo conoscevate già oppure no. :)

Alla prossima!

❀ 𝑺𝒂𝒗𝒆 𝑴𝒆 ❀《𝒊𝒏 𝒓𝒆𝒗𝒊𝒔𝒊𝒐𝒏𝒆》Where stories live. Discover now