Mi guardò spaesato, come se non collegasse affatto che l'arma con cui avevo provato sette giorni prima era con me, senza amuleti. Fece un passo, tirando il braccio per prendere il mio, un riflesso incondizionato date tutte le volte in cui mi cacciavo nei guai e mi rimproverava severamente. Indietreggiai per paura, pensando mi volesse tirare uno schiaffo davanti a tutti.

Gli occhi della bestia luccicarono all'improvviso, fermò l'attacco e annusò l'aria nella mia direzione.

«Sei un cucciolo, eh?» ghignò beffardo verso di me. «Lo sento.»

«Tenente colonnello!» gridò una guardia. «Indietreggi!» lo pregò.

Andy non si mosse. Era come se non vedesse altro che la falce.

Respirai. «Korey, resta fermo» ordinai. «Altrimenti al prossimo ti staccherò una gamba.»

«Io non parlavo con te, umana» ringhiò furente il mostro. «Ma con Demone dentro di te. È del mio stesso rango, vero? Oh, è potente... Risuona come un'eco.»

Chiamai il Demone dentro di me, eppure non rispose minimamente. Parlare con un altro della sua razza non era nelle sue immediate intenzioni, benché potesse provare a sottomettere anche me. Mi aveva lasciata sola senza sapere cosa fare né del suo potere o come gestire la sua falce adorata.

«Komme mirre, brudekite, issho die ni kowomurer» parlò e tutti si misero all'erta, cominciando a sibilare tra loro con toni spaventati e tesi.

«Andrew!» lo chiamò Damian. «Indietreggia, è un ordine!»

Guardai la creatura davanti a me. Mi ignorava completamente, benché mi guardasse dritto negli occhi. Io ero lo specchio del mio Demone e attraverso me vedeva lui.

Gli guardai le labbra, in silenzio. Un ronzio sempre più acuto mi scombussolò la testa.

Nessuno sapeva la loro lingua, era antica e i Dominatori precedenti, persino la dinastia Mordecai, avevano smesso di studiarla o tentare di scriverla. Tutti i Demoni si erano rifiutati fino alla morte di insegnarla agli umani, nessuno sapeva perché, ma presto si capì che quella era una strada senza uscita e gli lasciammo il loro tabù. A volte parlavano o usavano dei termini nella loro lingua, ma capii al volo cosa volesse quel Demone, non perché la sapessi o altre cose strane, lo intuii dalla luce nei suoi occhi d'ebano.

Voleva un aiuto e lo stava chiedendo a me. O meglio, all'essere dentro di me.

Lui però non rispose e non diede segni di aver recepito il messaggio.

«Andy! Allontanati!» gridò Louis.

Nessuno parlò con me, nessuno mi guardò come gli altri soldati. Io non ero tra loro, lo avevano compreso tutti e da come io potevo vedere le altre aure, loro potevano fare altrimenti. Era così diversa dalle loro? Di che colore era?

Mi avevano scambiato per un Demone io stessa.

«Andrew!» lo richiamò Damian.

«Aspetta un secondo!»

«Komme mirre, brudekite, issho die ni kowomurer...» fece eco la creatura.

«È un ordine!»

«Solo un secondo!» ripeté Andy spaesato. «Penny!»

«Subito, ho detto!»

«Komme mirre, brudekite. Komme.»

«Penny, dammi la mano, vieni qui» sibilò Andrew, allungando la mano.

Damian si scocciò, piantò la spada nel terreno e un forte boato scosse la terra. «Baskerville!» Io e mio fratello ci girammo, tuttavia il ragazzo si rivolgeva a me. «Fuori dalla prima linea, o sarai considerata un bersaglio da abbattere» mi sfidò.

RyokkuWhere stories live. Discover now