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(Penny Baskerville)

«Non dovremmo essere qui, Penny. Tu lo sai meglio di me. Se ci scopre il supervisore siamo nei guai!»

Wyatt si fermò all'improvviso e tremò.

Roteai gli occhi con un'espressione scocciata, sollevai il braccio e diedi un colpo secco alla porta accanto a noi con il gomito. Il suono echeggiò profondo per tutto il corridoio del Distretto. Alzai ironicamente le spalle e sorrisi a Wyatt nel silenzio che ne seguì.

«Tu...» boccheggiò in preda al panico. «Tu vuoi farti arrestare! Anche se tuo fratello è il tenente colonnello, non vuol dire che puoi entrare qua dentro. Se una delle guardie ci scoprisse... passeremmo dei guai!»

«Le guardie a quest'ora non passano» bisbigliai in risposta, non riuscendo a trattenermi dal ridere. «E poi sono lentissime. I supervisori non possono venire qui. Smetti di agitarti, Wyatt, altrimenti ci farai scoprire sul serio. Mio fratello ci rinchiuderà davvero in isolamento» lo apostrofai.

La faccia di Wyatt era pallida come un cencio, i suoi occhi erano aperti in un'espressione di nervosismo e un lieve strato di sudore gli imperlava la fronte. La sua faccia era un libro aperto, non era capace di mentire poiché, ogni volta che ci provava, cominciava a balbettare e il naso gli tremava. Molte volte io e lui eravamo stati scoperti dalle guardie proprio per via di questa sua caratteristica e, ovviamente, chi ne pagava il prezzo maggiore ero io, dato che avevo continuato a mentire spudoratamente ai miei superiori.

In ogni caso, benché fossi sicura con tutti i miei accertamenti che nessuna guardia o supervisore sarebbe passato, guardai ai lati del lungo corridoio del Distretto, sede delle ale di riunione dei grandi cadetti dell'Esercito, per accertarmi che nessuno ci avesse sentito. I Demoni avevano un udito molto acuto, ma finché i loro Dominatori non gli avessero chiesto di scandagliare il piano alla ricerca di presenze estranee, non correvamo alcun pericolo. Più di ogni altra cosa che sapevo su quelle creature, era che a loro piaceva divertirsi e stare a guardare.

Ridacchiai e lo precedetti velocemente, infilandomi nella porta socchiusa della sala delle riunioni. Wyatt quasi urlò, agitò le braccia e si guardò intorno, non sapendo cosa fare. Eravamo in un'area riservata unicamente alla famiglia Mordecai e ad alcuni rami minori dell'organizzazione. Non dovevamo stare là, punto e basta. Eravamo dei semplici sorveglianti di poco conto, ma io amavo quel genere di avventure pericolose.

Dopo un istante, mi affacciai alla porta e tornai a farmi vedere agli occhi di Wyatt per tranquillizzarlo.

«Non c'è nessuno!» esclamai con noia. «Come avevo detto io! Entra.»

Wyatt non si mosse, così lo afferrai per un polso e lo tirai dentro l'ufficio con me. Per un momento guardò affannosamente a destra e a sinistra, come se volesse notare presenze che non avevo intravisto, ma quando si rese conto che tutta la sala era vuota e silenziosa, espirò.

Socchiusi la porta per precauzione, in caso qualcuno fosse passato lo avremmo certamente sentito per via dell'eco e ce ne saremmo andati prima. Trotterellai in avanti e mi guardai intorno. Non ero mai stata in nessuna ala delle riunioni, ufficialmente non facevo parte della Guardia dell'Esercito Demoniaco, perciò quelle questioni mi erano da sempre state bloccate.

Avevo deciso di entrare solo per saziare la mia curiosità, non di certo per farmi scoprire da Erik o, peggio, da mio fratello.

L'unica luce proveniva dalle alte finestre che correvano intermittenti sui alti lati del muro della stanza quadrata, il cielo fuori era un ammasso di nubi dense e grigie e, specie in quel periodo dell'anno, nelle campagne fuori Londra, nessuno si aspettava un raggio di sole. L'ala era completamente in penombra, sembrava una stanza degli orrori: una lunga tavolata di legno lucido correva da un capo all'altro del grande ufficio, disposto a contenere più di una cinquantina di soldati dei livelli superiori. C'erano poche cose oltre a degli armadi chiusi e dei ripiani ingombri di fogli e altri piccoli oggetti brillanti. Lungo le pareti erano appesi i quadri dei precedenti capofamiglia e generali dell'Esercito, tutti quei volti sciupati e severi erano oramai morti e avevano in comune l'illustre nome Mordecai.

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