Cuore, amore e Pace

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SPAZIO AUTRICE
Carissime amiche, ci siamo! Quello che state per leggere è l'ultimo capitolo di questa storia.
In queste righe che lo precedono non posso che fare dei ringraziamenti.
GRAZIE A VOI, per ogni volt che avete trovato il tempo di leggere.
GRAZIE A VOI,  per ogni stella messa ad ogni capitolo e per ogni singola parola di commento e complimenti che avete voluto regalarmi. Insomma questa storia è dedicata a tutte voi e per voi e' anche questo ultimo capitolo.
Qualcuno si chiederà se c'è un sequel, non ho ancora deciso, ma tendenzialmente direi di no,  le opere uniche hanno qualcosa di speciale. Detto questo però, potete provare a convincermi a cambiare idea☺️😉😊 potete scrivere nei commenti o in privato spiegandomi perché vorreste un seguito, che cosa avete amato...in fondo, nella mia mente qualcosa per i nostri protagonisti esiste...quindi facciamo che lascio a voi la palla! O meglio la parola  in modo che possiate, anche alla luce di queste pagine, "convincermi" a continuare. Quindi il seguito o sequel è elle vostre mani! Vi auguro buona lettura, attendo le vostre ⭐️ e MAI COME OGGI i vostri commenti!!! Vi abbraccio. Vostra Velmachelly

La sedia su cui sono seduto è scomoda. Mi ricorda le panchine di Cordoba, quelle in quei campetti sperduti nella pampa Argentina dove mio padre mi portava a giocare il sabato o la domenica.
Ne ho fatte poche di panchine, ma la scomodità di quei seggiolini, spesso solo panche di legno su cui eravamo raggruppati nell'attesa di entrare non l'ho scordata.
"Fai bene a non scordare da dove sei venuto hijo..."
La sua voce mi arriva limpida e chiara. Mi volto alla mia destra e lo trovò seduto lì, nel seggiolino di fianco al mio, con i jeans e la camicia azzurra che indossava spesso quando mi portava in trasferta, quella che aveva l'ultima volta che mi ha accompagnato a una partita.
"Papà! Cosa fai qui?"
"Come sarebbe a dire cosa faccio qui? Aspetto di vederti entrare in campo! Come sempre..."
"Ma papà, qui non siamo in campo...e tu..."
"E io di solito sono lontano? No, hijo mio sono sempre vicino...solo non mi vedi...però mi senti...ed è abbastanza..."
"Si papà, ma io non sto per entrare in campo..."
"Ah, hijo, non hai ancora capito...certo che stai per entrare in campo! Nella partita più importante della vita...perché la vita è come il pallone, la rincorri, la raggiungi, dribbli l'avversario e poi vai in rete...e tu stai facendo questo!"
"La vita papà? La vita è complicata...credevo fosse più facile...da calciatore, credevo fosse più semplice...invece è un casino...continuo a rincorre..."
"No! Non stai rincorrendo, stai ancora scappando!"
"Non è vero! Perché dici che scappo...."
"Perché hai paura...hai paura che gli altri non ti dicano la verità...hai paura di essere tradito...ma la paura nella vita, come in campo non serve a nada!"
"Io..."
"Tu adesso devi essere pronto a segnare il gol più importante! Altrimenti perché sei rimasto qui?"
"Per Caterina..."
"Appunto! Hai trovato la cosa che serve di più a un calciatore, la serenità, l'amore che solo una donna può darti, una donna che è pronta a difenderti e a sgridarti se necessario...non una ragazza, una donna!"
"Hai sempre detto che le donne tagliano le gambe!"
"Si, l'ho detto, quando le cose non sono serie, quando conta di più l'attrazione del sentimento...non quando c'è di mezzo il cuore, l'amore, quello vero...quello diventa il nuovo punto di partenza"
"Allora non avevo capito niente..."
"No, avevi capito...ma adesso è diverso...esta mujer non è un passatempo, questa donna è la tua forza nuova...lei ti ama lo sai vero?"
"Tu dici? Non si direbbe...non vuole nemmeno vedermi..."
Ride lui, perché della vita, ne sa molto più di me.
"Ti sbagli! Ti protegge, è solo chi ti ama cerca di proteggerti...ma tu devi essere pronto quando lei ti chiamerà....e lo farà presto!"
"Lo farà? Davvero papà ?"
"Si, e dovrai essere pronto a entrare in campo, perché è per questo che ci si allena tutta la vita! E la tua è ancora lunga. Sei pronto?"
"Si papà, sono pronto!"
"Bene! Allora posso andare..."
"No, non andare..."
"Si Paulo, lo sai che devo andare..."
"Dove?"
"Dove non puoi vedermi, ma puoi sentirmi..." Si alza, appoggia una mano sulla mia spalla e una luce lo avvolge.
Mi sento di nuovo abbandonato e contemporaneamente sostenuto dalle sue parole, di nuovo spinto verso ciò che mi aspetta con una forza che prima non sentivo.
Sento ancora la sua mano sulla spalla.
La sento scuotermi, prima leggermente, poi con sempre più intensità.
"Paulo...Paulo?...Paulo!"
Apro gli occhi di scatto. Mi sono addormentato e al mio fianco papà non c'è più, al suo posto trovo Miranda, che con al sua mano mi tocca la spalla e mi scuote.
Ha gli occhi lucidi, gli occhi di una donna che ha pianto, e anche ora sembra trattenere a stento le lacrime.
Mi sveglio completamente mentre sento quasi un pugno arrivarmi dritto alla bocca dello stomaco.
"Cosa succede Miranda? Caterina? Caterina sta male..."
La mia voce mi giunge terrorizzata ed è lo specchio perfetto di ciò che provo.
Lei scuote leggermente la testa.
"Caterina...vuole vederti...ti deve parlare...puoi entrare"
Mi passo le mani sul volto, ha chiesto di vedermi. Perché?
Ancora quel pugno allo stomaco. Sta male? Cosa le hanno detto i medici?
La mia mente si risveglia del tutto. Non importa cosa le hanno detto, ha chiesto di me e io ci sono, sono qui e ci sarò, lei è la mia partita più importante.
"Posso entrare ora?" Domando a Miranda.
"Si, vai, ti aspetta."
Non ho altro da chiedere e altro a cui pensare, sono pronto mi alzo e vado verso la porta.
"Sono pronto papà!" Penso prima di aprire il battente.

L'altro battitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora