Lontano dagli occhi. Lontano dal cuore

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Entrare in reparto mi da la piacevole sensazione di famigliarità che cerco. Almeno qui dento, il mondo oggi non è stato stravolto anche se, a pensarci bene, forse sarebbe stato meglio vederlo capovolgersi in questi piani, vedere i piccoli pazienti uscire di qui guariti e sani, pronti a riprendere le loro vite. Ma questo resta un sogno, qualcosa in cui anch'io ho un ruolo per far sì che avvenga, una posizione che ho scelto e che se non altro conosco e imparo a conoscere ogni giorno.
"Beh, hai fatto qualcosa anche per loro oggi? Non te lo ricordi? Ci saranno più possibilità di "divertimento" qui per loro con la donazione che hai strappato!" Mi dice calmo e serio il mio omino.
"Si, possibilità di alleviare...non di far scomparire totalmente, purtroppo" gli rispondo.
"Accontentati! Per i miracoli bisogna rivolgersi più in alto e tu lo sai"
"Già! Lo so..." E concludiamo la nostra breve discussione sulle possibilità della vita.
Anche nel mio ufficio, al quinto piano è rimasto tutto uguale e mi infonde la stessa sicurezza che provo sempre. Mi cambio nel piccolo bagno adiacente, metto la divisa verde e sopra il camice bianco. La notte dovrebbe essere tranquilla, quindi forse avrò anche il tempo di aggiornare le cartelle lasciate in arretrato e fare mentalmente il punto di tutto quello che è successo oggi.
Prima di ogni cosa però, ho il bisogno assoluto di vedere Isabella. Sono due giorni che la trascuro, anche se sono informata della sua situazione. Esco dal mio ufficio mi dirigo subito alla sua stanza, la 21 di certo non si è mossa da lì.
La trovo seduta sul letto che guarda la TV, ma si accorge subito della mia presenza.
"Ciao Doctor's!!!...ho visto il Tg...WOWOOWOWOWO....sei diventata un medico della nostra SQUADRAAAAAA!"
Saltella seduta sul letto e l'unica cosa che riesco a pensare è che sono felice di vederla così! Mi si riempie il cuore di gioia. Vorrei che potesse sempre avere questo sorriso' senza preoccuparsi di come vanno i globuli bianchi o di quanta chemio dovrà fare domani è quanto ci vorrà perché gli effetti collaterali spariscano.
"Si, ho accettato di entra nello staff della nostra Juve!!!" Le dico con un sorriso e le mani nelle tasche del camice.
"Ma ti rendi contoooo!!! Li vedrai tutte le volte che vuoi, potrai entrare nello spogliatoi...ti prenderai cura dei loro infortuni...beh, speriamo pochi! Posso dire che mi cura il nuovo medico della Juventus...che FIGATA!!!"
"Isabella, non entrerò nello spogliatoi...sono un membro esterno..."
"Si ma potrai vedere le partite allo stadium...!" Continua lei
"Credo di sì...veramente ancora non lo so..."
"Sarà fantastico! E mi racconterai TUTTO!"
"Lo farò...però dai non è una cosa così importante..." Cerco di sviare il discorso.
"NOOO! Figurati, sei solo la prima donna medico ammessa alla Juve dall'inizio della sua storia che vuoi che sia! Hanno parlato di te in tutti i telegiornali, Tg nazionali compresi...!"
"Davvero?" Le chiedo stupita, non ho avuto modo di vedere la TV e tanto meno i Tg.
"Ma non hai visto la televisione?...ecco, notizie sportive..guarda un po'..."
Dicendo così mi indica lo schermo e alza il volume. Finita la sigla appare il telecronista che annuncia le notizia e io sono la prima della lista.
Il giornalista snocciola il comunicato stampa messo sul sito, appare la foto che hanno inserito presa dal mio curriculum, ma non si fermano li, dal mio Instagram appare la foto che ho postato, con il numero smisurato di Like ricevuti e i commenti' Naturalmente il primo e il suo e non passa inosservato nemmeno agli occhi di Isabella.
"Cioè, fammi capire, hai ricevuto un sacco di regali e non mi dici niente? E poi il mio Paulo ha messo il Like e il commento per primo...vorrei essere al tuo posto!"
"Fa tutto parte dello spettacolo Isabella." Dico con un filo di vena amara nella voce.
Lei mi guarda in modo strano.
"Scusa Doctor's...capisco che ti sei già "messa nella parte"...ma io non credo di essere abituata a vedere spesso quell'uomo alle tue spalle!"
Alle sue parole mi volto di scatto e mi trovo davanti due pozze verdi-azzurre non ho nemmeno bisogno di chiedermi di chi sono, tutto il mio essere lo ha riconosciuto all'istante. Sono scioccata. Ma devo far finta di non esserlo per Isabella e per non dare soddisfazione a lui che ha le labbra increspate in un leggero sorriso soddisfatto.
"Hola Bella come stai?"
"In questo momento magnificamente!!! Ciao Paulo!" Dice lei luminosa come ogni volta che lo ha davanti.
"Cosa fai qui campione?"chiede.
"Sono venuto a vedere come stai e...a portarti questa..."
Srotola davanti a lei la sua nuova maglia, quella con il numero 10 e Isabella si porta subito le mani al viso incredula e felice.
Si abbracciano. Ci sa fare con lei, forse ci sa fare in generale, ma nella mia mente prende forma l'idea che la maglia sia solo una scusa per arrivare a incontrarmi e la cosa mi dà sui nervi.
Lascio che parlino per un po' poi mi intrometto.
"Mi dispiace interrompervi ma io devo dare una visitata a questa fanciulla...e tu non puoi restare durante la visita!" Dichiarò categorica con lo sguardo di chi vuol dire "esci da questa stanza e da questo edificio!"
Lui capisce. Saluta Isabella che è comunque felicissima. Tengo la porta aperta perché capisca meglio il messaggio.
Transita davanti a me guardandomi negli occhi, con lo sguardo di chi ha capito ma non molla, dovrà farsene una ragione.
"Ne sei sicura?" Mi chiede l'omino che da serio ha assunto un sorriso derisorio"
"Ne sono certa!" E chiudo la porta alle sue spalle.
Visito Isabella, ha un po' di febbre, può essere normale ma mi auguravo che non ci fosse. Le analisi sono buone, ma non come speravo. Trascorro nella sua stanza un tempo abbastanza lungo da far desistere chiunque avesse avuto l'intenzione di attendere.
Sistemo la terapia serale e poi saluto Isabella che è ancora in preda all'euforia. Tanto sarò qui tutta la notte.
Quando apro la porta, nel corridoio non c'è nessuno. Tirò un sospiro di sollievo e zittisco con uno sguardo immaginario l'omino altrettanto immaginario che rimane muto.
Consegno la nuova terapia al l'infermiera e mi dirigo nel mio ufficio.
Entro, accendo la luce e chiudo la porta.
"Credevi davvero che non avrei aspettato?" Nel sentire la sua voce sobbalzo di paura.
"CAZZO Paulo! Ma che problema hai? Ti diverte far prendere un colpo alla gente? Chi ti ha fatto entrare nel mio ufficio? Non dovresti nemmeno essere qui" sono colta alla sprovvista, vulnerabile e arrabbiata dal suo comportamento.
"Ti devo parlare...." Dice
"Mi devi parlare? ...ti sei fatto male?"chiedo
"No!"
"Ti fa male un ginocchio?"
"No"
"Un infortunio?"
"NO!"
"Stiramento?"
"NOOO!" Dice quasi esasperato
"Allora non abbiamo niente da dirci, puoi andare!" E riapro la porta, o almeno ci provo perché lui in modo rapidissimo la richiude e mi è davanti a pochi centimetri.
"Uno scatto così può essere pericoloso fatto a freddo non lo sai..."
"Se mi faccio male almeno ho la scusa per parlarti?" Risponde subito
"Si, dal punto di vista medico si. E il punto di vista medico è l'unica cosa di cui possiamo e dobbiamo parlare...quindi sei pregato di non usare una ragazza malata per cercare di arrivare a me! Perché oltre ad essere una scusa becera è una cosa che non sopporto!" Dico tutto d'un fiato.
"Mi avresti permesso di parlarti se te lo avessi chiesto?" Mi chiede
"No, perché non abbiamo nulla di cui parlare"gli rispondo quasi rabbiosa.
"È qui che ti sbaglia...è necessario parlare!"
"Di cosa Paulo? Di un paio di serate passate insieme? di qualche scopata? Di cosa?"
I suoi occhi si incupiscono, sembra che una tempesta stia agitando il mare sfumato che sono le sue pupille.
"Per te è solo questo? Sono solo un paio di serate? Qualche scopata...ti piace mettere  tutto da parte in questo modo?...non è così facile Caterina ..."
Mi sposto verso la scrivania, lui si muove staccando la mano che aveva sulla porta per tenerla chiusa.
"Che cosa c'è di difficile Paulo?" Chiedo con il timore ma anche la curiosità di sapere che cosa vuol dire.
"Tutto! Tutto la situazione è difficile...hai accettato di entrare in squadra? Sai che cosa è successo dopo che sei venuta al campo stamattina? Oppure dopo il post di Instagram?...si è scatenata la caccia Caterina e la preda in palio sei tu!"
"Non sono in palio è soprattutto non sono una PREDA...forse siete abituati a modelle, veline che si lasciano cacciare facilmente...io non sono mai stata e non sarò mai una preda..." Torna a ribollirmi il sangue nelle vene.
Ride, ma capisco che è un riso amaro e derisorio.
"Vedi che ho ragione quando dico che non hai capito...che non ti rendi conto? Vuoi credere di non essere una preda a cui ambiscono e invece sai di esserlo..."
Sto per esplodere. Sono furente.
"Non farmi passare per una cretina! O una zoccola come hai fatto oggi...cosa c'è da sapere? Che di solito gli uomini pensano con l'uccello anziché con i neuroni? Pensi che sia una novità? Voi non fate differenza...anzi no, a volte pensate anche con i piedi...anzi, mi correggo, magari pensaste con i piedi qualcuno sfiorerebbe la genialità!" Dico tutto d'un fiato come se fosse sempre stato lì pronto ad uscire questo fiume di parole.
"Sei veramente una gatta selvatica quando vuoi! Vuoi diventare il premio conteso tra più di un uomo?"
"È perché dovrei?  Non ambisco a diventare uno dei vostri trofei privati da esibire come oggetto...non mi interessano nemmeno i soldi, le macchine,le cene e tutto il resto..."
"Allora cosa ti interessava di me in questi giorni?"
La domanda mi arriva come uno schiaffo. Mi spiazza e scombussola. L'omino che si stava godendo il dibattito seduto in poltrona con i pop corn si mette subito sull'attenti in attesa della mia risposta.
È calato il silenzio, non so se sto cercando di prendere tempo o sto cercando anch'io una risposta.
Lo vedo che si avvicina piano, come un felino che davvero punta una preda. Io in questo momento lo sono.
"Non hai parole...tu che ne hai sempre tante..." Sorride appena.
"Non...." Mi esce
"Non cosa?...continua..." Dice piano.
La situazione dentro me è troppo complicata...non so come spiegarmi perché ci sono cose che non ho ancora spiegato nemmeno a me stessa. Devo deporre le armi, o almeno non scagliare pietre.
Sospiro, abbassando la testa.
"Non lo so Paulo....sono stati giorni troppo complicati...troppo pieni...non lo so cosa vuoi sentirti dire...perché non so nemmeno io che cosa dovrei dire o provare..."
Lui mi prende per mano e mi costringe ad anatre davanti al piccolo specchio che tengo in ufficio.
"Guardati...ti vedi?" Mi dice.
"Ti sembro cieca? Mi vedo, sono io...?"
"Si, sei tu senza la corazza che hai quando vuoi allontanare le persone, quella che usi anche qui dentro, quella che ti sei messa l'altra mattina prima che ti riportasi qui...ma in questo momento l'hai tolta..." Mi parla standomi alle spalle. Le labbra vicine al mio orecchio.
"Sei perspicace..." Gli dico per non mostrare che ha colto nel vivo.
"...non sono perspicace...è quello che ho visto, quello che mi hai permesso di vedere...è quello che mi hai permesso di toccare...no es solo bellezza...tu eres meravillosa...tu boca, tu ojos, tu cuerpo, tus curvas....tus pechos...cada parte de ti atrae...ma sai cosa vedono gli altri?"
Scuoto solo la testa perché quelle parole scivolate nel mio orecchio con quella musicalità tipica del suo modo di mescolare  italiano e spagnolo mi hanno ipnotizzata.
"Gli altri vedono solo il tuo corpo, le tue tette, immaginano come sei a letto, cosa fai, Come ti muovi quando fai l'amore, come baci...e io non voglio che qualcuno si avvicini a te...perché ci proveranno? Sai?"
So che ha ragione, so che questo è quello che vedono gli uomini.
Mi gira verso di lui, ormai ho deposto ogni arma.
"Ti voglio proteggere, non possono e non devono toccarti non come ho fatto io..."
Non ho più difese.
Si avvicina lentamente alla mia bocca e io non lo fermo.
Mi tuffo in un bacio morbido e caldo, sensuale e dolce dove c'è solo il calore da trasmettere all'altro.
Capisco che mi piace baciarlo e che avevo voglia di farlo, anche se l'ultima volta è stata poche ore fa.
Assaporo la sua bocca in modo voluttuoso, con lentezza, con calma, come fosse un frutto succoso.
Si sposta appena dalle mie labbra e non vorrei.
"Permettimi di proteggerti...lasciati avvicinare..."
Non rispondo, non ho parole, vorrei lasciarmi tentare dalla sua proposta...ma sono tante le paure che mi porto dentro.
Lo bacio perché è l'unica risposta e cosa che riesco a fare in questo momento. I nostri corpi si avvicinano come si conoscessero da sempre. Tra le sue braccia mi sento in pace, come se il cerchio che compiono per circondarmi fosse un "cerchio magico".
Mi stringo di più a lui e le sue mani scivolano sulla mia schiena. Mi abbraccia  più forte. Le mie mani scendono verso il suo sedere, lo spingo più vicino a me , sento la sua erezione sula mia pancia, mi muovo leggermente contro di lui.
"Se fai così..."sussurra piano
Infilò le mani nelle tasche dei jeans. In modo del tutto involontario tocco il cellulare che tiene nella tasca posteriore.
"Scusa..."
Ma lui non mi sente. Continua a baciare il mio collo.
Cerco di estrarre la mano dalla tasca, il telefono deve essere girato dalla parte dello schermo perché improvvisamente parte un messaggio vocale da WhastApp. La voce è quella di una donna. O meglio di una ragazza, giovane che parla spagnolo. Appena io mi rendo conto di chi si tratta e lui fa lo stesso ci allontaniamo. Estrae velocemente il cellulare ma ormai è troppo tardi...la voce di Antonella si è messa tra di noi pur essendo a migliaia di chilometri di distanza.
"Hola chico, come stai? So che verrai a casa per un paio di settimane...ti aspettano tutti con ansia...e ti aspetto anch'io...un besos."
Ci guardiamo. La bolla che si era creata è esplosa.
Mi guarda e sta per parlare ma lo fermò.
"Non devi dirmi niente...bello il discorso che hai fatto prima...ci ho quasi creduto sai? Tutto il discorso sul desiderio di proteggermi...non male! Molto bravo...complimenti"
"È tutto vero quello che ti ho detto...è solo un messaggio vocale...devo tornare in Argentina per la nazionale..."
"È sono certa che troverai il tempo anche per Antonella..."
"Ci siamo lasciati mesi fa...non è un segreto...ma è una storia finita".
"Forse non per lei...è meglio se te ne vai?"
"Caterina...non significa niente..."
"Vai Paulo...non dovresti essere qui...il reparto è già chiuso alle visite."
Capisce e rimettendo il telefono in tasca va verso la porta e mentre sta uscendo parla.
"Sarò lontano...ma non smetterò di proteggerti."
"Sai come si dice Paulo: "lontano dagli occhi, lontano dal cuore"
Se ne va con l'occhio torvo e un sorriso ambiguo.
Chiudo la porta e mi appoggio con la schiena al battente. Sulle mie spalle cala un peso indicibile. Dentro di me si muove qualcosa, qualcosa che vorrebbe parlare alla mia anima ma io non voglio ascoltare, per stasera ho sentito anche troppo.
Lo stomaco si contorce in un groviglio indistinto. Corro nel piccolo bagno e faccio appena in tempo ad arrivare alla tazza del wc prima che due forti conati di vomito scuotano tutto il mio essere. Tiro l'acqua dello sciacquone. Vado al lavandino per sciacquarmi la bocca. Quando alzò la testa e mi vedo riflessa nello specchio e mi accorgo di avere due grosse lacrime ferme tra le ciglia dei miei occhi. Vederle li, sospese come sento sospesa la mia anima e la mia vita, travolge ogni barriera  e inizia un pianto che mi porto dentro forse da troppo tempo. Un pianto che sa di amarezza, di rimpianti, di rabbia, di dolore nascosto, di ricerca di me stessa e di pezzi che ho perduto, un pianto che sa di gelosia, di invidia per ciò che non potrò mai essere, un pianto che sa di un segreto che tengo solo per me è che mi fa allontanare tutti, un pianto per il bisogno di essere quella che non sono, un pianto per il passato, il presente e forse per il futuro. Un pianto che libera, che distrugge, che manda in pezzi e ricompone, un pianto che ho trattenuto per tanto tempo e che ora qualcuno è riuscito a far uscire. Lo specchio continua a rimandarmi la mia immagine distorta e sfatta come il poco trucco che mi riga il viso e mi fa sembra una triste maschera. Mi lavo la faccia per togliere quella triste visione e ridarmi una parvenza umana. Mi asciugo e di nuovo vedo la mia immagine. Sul volto non C'è più traccia di mascara, solo due occhi arrossati, le guance bianche e la bocca leggermente gonfia.
Tristezza e vuoto fanno compagnia alle mie pupille lucide. E dentro sento solo silenzio è un buco nero che sembra allargarsi.
L'omino del mio inconscio mi guarda con un aria contrita e addolorata.
"Puoi riempire quel vuoto se vuoi...e tu sai come. Hai sempre lottato per quello che volevi, lo diceva sempre anche tua nonna."
"Lontano dagli occhi, lontano dal cuore! Diceva sempre anche questo. E sarà così. Per entrambi."
L'omino scuote la testa in segno di dissenso ma non parla mentre io ritorno nel mio ufficio e mi siedo alla scrivania, continuando a ripetermi "lontano dagli occhi, lontano dal cuore."

Dalle emozioni di P.
Maledetto telefono! Maledetta tecnologia...e poi dicono che ti migliora la vita!
"Ma perché hai messo il telefono nella tasca posteriore? Lo metti sempre davanti!" Mi dice la mia coscienza.
"Lascia perdere! Stai zitta che è meglio...porca put...."
Salgo sulla macchina e getto letteralmente quell'oggetto infernale nel cruscotto.
Merda! Mierda! Cazzo! Ma poi come ha fatto a partire il messaggio vocale? Cazzo!!!
E perché Antonella me l'ha mandato? Che cosa vuole adesso?
"Avrà finito i soldi per lo shopping!" Risponde la vocina con tono malefico.
"Possibile...cazzo! Sono mesi che non si fa sentire e ora rispunta come se niente fosse..."
Seduto in macchina picchio un pugno sul volante! Dire che sono incazzato è usare la parola in modo improprio.
Ci ero riuscito, ero riuscito a farle togliere quella corazza, ero riuscito a farmi dire di sì...o quasi...quel bacio valeva più di molte parole.
Mi passò una mano sulle labbra per cercare di richiamare alla mente la sensazione della sua bocca. Invece no! Niente, come per magia arriva la voce di qualcuno che è lontano, lontanissimo da me in tutti i sensi ormai!  A'ffa....o!
"Forse è un segno del destino..."
"Si! Del destino che mi sta facendo pagare le cazzate che ho fatto!...e ne ho fatte di stronzate ultimamente..."
"Tipo? Di cosa stiamo parlando? " chiede la mia amica coscienziosa.
"Te lo devo dire? ...tipo l'ultimo anno trascorso con lei..."
"Ah, quindi parliamo delle corna che le hai fatto?...non che lei sia stata da meno! Lo sappiamo..."
"Tipo far diventare mio fratello il mio procuratore..."
"Uhm...cioè mantenere tutti quelli della tua famiglia, amici compresi, che vivono attaccati a te come le cozze allo scoglio...finché elargisci denaro come se piovesse..."
"Appunto! Sta diventando tutto un gran casino..."penso
"L'hai voluto tu...non vuoi sentirti solo...non vuoi lasciare nessuno in difficoltà...ti sei preso la responsabilità di fare da "padre di famiglia" a tutti...invece sei il più giovane...chi si prende cura di te?"
"Io mi prendo cura di me..." Rispondo
"Non molto bene ultimamente se permetti l'osservazione..."
"Non hai tutti i torti..."
"Ma tu, come ti senti veramente?" Domanda la coscienza.
"Solo...mi sento solo" rispondo senza dover pensare.
"E cosa intendi fare ora, con lei...l'hai persa e ripresa due volte in un giorno...ma stavolta si è scavato un solco tra voi..."
"Non sono disposto a lasciarla andare...la devo proteggere dagli altri...da tutti gli altri..." E la gelosia mi punge proprio in mezzo al cuore.
"Non credo si lascerà proteggere da te molto facilmente...."
"Ci riuscirò!"
"Giusto, dimenticavo che la sconfitta non è contemplata!"
"No! Non in questo caso"
"E due settimane in Argentina credi che ti aiuteranno a recuperare terreno? Ho qualche dubbio"
"Se provassi a riavvicinarla adesso mi sbranerebbe...forse un po' di distanza non guasta."
"Forse. Ma ricorda quello che ha detto:"lontano dagli occhi, lontano dal cuore"...ed è una verità che hai già sperimentato."
"Non stavolta!"
Metto fine alla discussione. Accendo il motore e parto con rabbia. Sarà lontano dagli occhi, ma il cuore ha un altro punto di vista
                       

L'altro battitoWhere stories live. Discover now