Sotto esame

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"Dottoressa le ho preparato,il camice nello studio, le cartelle sono in sala. Gli infermieri stanno sistemando l'attrezzatura. Cinque donne e un ragazzo...le serve qualcosa in particolare? Le portò il solito caffè?"
Miranda mi elenca tutto quello che voglio sapere prima che io lo chieda, compreso il caffè , ed è per questi motivi che la adoro! Mi piace meno sapere che ci saranno altre cinque donne in sala con me, con tutto il testosterone che aleggia nell'aria oggi può essere un problema, soprattutto se le donzelle sono giovani...beh, anch'io sono giovane, ma io sono io!"
Dovrò fare un discorsetto allo staff prima di iniziare.
"Grazie Miranda, hai detto tutto ciò che volevo sentire! " è le strizzò l'occhio.
"Bene, mi preparo e iniziamo Miranda".
Mentre dico questo decido che devo rivolgermi anche a loro, in fondo sono lì per testarli, non posso ignorarlo e iniziare come se niente fosse.
Mi volto per presentarmi e dargli un minimo di tempistica.
"Buongiorno a tutti e benvenuti. Sono Caterina Donati, sostituisco il dottor. Castellani. Sarò io a sottoporvi alle prove di sforzo. Cinque minuti per terminare la preparazione della sala e iniziamo. Ci vorrà un po' quindi abbiate pazienza, vi chiedo di non bere caffè per non alterare il battito cardiaco. Vi chiamerò tre alla volta. Grazie a tutti."
Mi ascoltano in totale silenzio, gli occhi fissi su di me, cerco di restare il più composta e tranquilla, senza mostrare emozioni. Sono atleti professionisti, sanno di cosa sto parlando. Ma ci sono occhi che mi attirano più di altri e devo fare uno sforzo grandissimo per non guardarli. Paulo mi fissa dal momento in cui mi sono voltata, non batte ciglio, non è più piegato in avanti ma dritto sulla sedia, gli auricolari lungo il collo, il telefono in mano. Li sento addosso i suoi occhi, li sento quasi camminarmi sulla pelle. Non lo devo guardare, non lo voglio guardare perché sento che la cosa può essere pericolosa. Ma non riesco a resistere. Mentre mi giro per andare verso l'ufficio incrocio il suo sguardo. "Metallo fuso" questa è la sensazione che ho. I suoi occhi incrociano i miei per un attimo che mi provoca una vampata di calore che parte dal ventre e si irradia in tutto il mio corpo. Fortunatamente sto andando nell'ufficio perché non sarei stata in grado di sostenere quegli occhi e la cosa non mi capita spesso.
Entro e chiudo la porta alle mie spalle. Tirò un profondo sospiro. Sono al sicuro. Ma la sicuro da cosa?  Mi chiede il mio subconscio. Al sicuro dal suo sguardo mi rispondo. "Tanto dovrai incontrarlo di nuovo..." Questo subconscio fastidioso oggi non tace un attimo! Per allora sarò pronta mi dico, ma non ne sono tanto certa.
Nella mia mente riappare l'idea del "metallo fuso" come mi sarà venuta in mente poi!
In un attimo metto il camice bianco pulito, estraggo il mio stetoscopio dalla valigetta, lo metto al collo, con un elastico mi lego i capelli, do' un occhiata alla mia immagine nel piccolo specchio che c'è nello studio. Tutto apposto, tutto in ordine, sono pronta. Miranda bussa alla porta ed entra prima che possa parlare. Mi porge il bicchiere di plastica con il caffè .
"Vuoi parlare con gli assistenti prima di iniziare?" Mi chiede. Mi conosce abbastanza bene e se lo sta dicendo vuol dire che è il caso di farlo.
"Chi sono? " le chiedo
"Due ragazze in stage, due infermiere professionista della mia età una ragazza al terzo anno di scienze infermieristiche e Marco, l'infermiere dell'ambulanza.
"Due stagista è una ragazza al terzo anno? Dimmi che ero lo stesso staff che avrebbe avuto Mario oggi! ...ma come si fa mandare tre ragazzi alle prime esperienze per le prove ad una squadra di calcio di serie A? E checazzo!"
"Lo so! Ma le disponibilità oggi erano queste Caterina ..."
"Lo so, lo so, non è colpa tua...andiamo a dirgli due parole!"
Entriamo nella sala, le due stagista e la ragazza al terzo anno sono in gruppetto a chiacchierare e ridacchiare e la cosa di per se mi infastidisce subito. Le colleghe di Miranda e Marco invece sono al lavoro preparando le macchine e i computer per monitoraggi.
"Buongiorno a tutti! Caterina Donati per chi non mi conosce...cerchiamo di essere chiari fin da subito: qui oggi stiamo lavorando e lo facciamo con professionisti che devono ricevere la massima attenzione e intendo ESCLUSIVAMENTE ATTENZIONE PROFESSIONALE! Mi rendo conto ragazze che fuori da quella porta ci sono uomini piuttosto interessanti sotto molti punti di vista, ma, siete qui per fare il vostro lavoro. Quindi: niente chiacchiere inutili, niente smancerie e sorrisini da svampite e soprattuto, la prima o il primo che si azzarda ad estrarre un cellulare per fare una foto, un selfie, o chiedere un autografo durante questa sessione lo sbatto a fare prelievi di sangue per il resto della sua esistenza! È tutto chiaro?"
Mi guardano delusissime, con gli occhi che vorrebbero incenerirmi se potessero ma francamente me ne infischio.
Marco invece mi guarda e ridacchia, mi conosce già e non è stupito.
Fatta la mia ramanzina li distribuisco ai macchinari, guardò Miranda e decido che è il momento di andare.
Esco nell'atrio, loro sono ancora lì, ora a gruppetti stanno chiacchierando e ridendo tra loro. Nedved mi vede e con uno sguardo li fa tacere subito.
"Siamo pronti per cominciare..." Mentre parlo mi rendo conto che ho ancora in mano il bicchiere del caffè . Lo finisco in un sorso e butto il bicchiere nel cestino. Chiamiamo i primi tre: Chiellini, Barzagli, Mandzukic.
I tre si avviano all'interno dell'ambulatorio. Nonostante sia concentrata a chiamare i primi, riesco ad incrociare ancora gli occhi di Dybala, ora vicino a lui c'è Gonzalo che continua a fissarmi con un vacuo sorrisetto da marpione, lui invece continua a guardarmi e io continuo a pensare al "Metallo fuso" è ancora quel calore dal ventre si irradia in tutto il corpo, quasi come se avesse capito le sue labbra si stendono in un sorriso lieve, che non riesco a ricambiare perché sento troppo caldo.

L'altro battitoWhere stories live. Discover now